Welfare Italia :: Cultura :: Decreto Urbani: Diritti Illimitati, Diritti Calpestati Invia ad un amico Statistiche FAQ
29 Aprile 2024 Lun                 WelfareItalia: Punto laico di informazione e di impegno sociale
Cerca in W.I Foto Gallery Links Documenti Forum Iscritti Online
www.welfareeuropa.it www.welfarecremona.it www.welfarelombardia.it www.welfarenetwork.it

Welfare Italia
Home Page
Notizie
Brevi
Il punto
Lettere a Welfare
Cronaca
Politica
Dal Mondo
Dalle Regioni
Dall'Europa
Economia
Giovani
Lavoro
Cultura
Sociale
Ambiente
Welfare
Indian Time
Buone notizie
Radio Londra
Volontariato
Dai Partiti
Dal Parlamento Europeo
Area Iscritti
Username:
Password:
Ricordami!
Recupero password
Registrazione nuovo utente
Brevi

 Foto Gallery
Ultima immagine dal Foto Gallery di Welfare Italia

Ultimi Links







Decreto Urbani: Diritti Illimitati, Diritti Calpestati
13.04.2004

Lettera aperta a: I media, I politici, Le associazioni, I cittadini sensibili tutti

Su: Il D.L. Urbani, sue modifiche, e le reazioni suscitate nel popolo di Internet

Sono uno studente del corso serale dell'I.T.I.S. Augusto Righi, di Taranto ed un frequentatore di alcuni forum su internet. Nelle scorse settimane, ho scoperto, solo da internet e solo a posteriori, il D.L. Urbani ed il suo essere passato, facile e silenzioso, con quanto prevede e promette in materia di opere intellettuali e di reti di comunicazione, sollevando polemiche su internet di scarsa eco su altri media. Seguendo le discussioni in vari forum, ho potuto riscontrare la diffusione nel popolo di internet del mio stesso malessere nei confronti del D.L. Urbani. Malessere che non è stato sedato dalle recentissime dichiarazioni dell'on. Carlucci, in revisione promessa del decreto suddetto. Pertanto, ho deciso di stilare e distribuire la presente al fine di esprimere tale malessere condiviso e stimolare un dibattito pubblico adeguato sull'argomento.

Pongo in calce a questa i riferimenti.

Come cittadino di quella che dovrebbe essere una moderna Repubblica, dell'area del mondo socialmente più evoluta, sono sinceramente sgomento. Quello che mi fa più male è che non sento né alcuna parte politica né i grandi media impegnarsi a chiarire pubblicamente la questione. Mi sembra che solo poche voci, al di fuori di internet, sollevino timide critiche di scarso ascolto, quando, a mio modesto avviso, siamo davanti ad un'indubbia violazione dei principi fondamentali ai quali si dichiarano ispirati gli stati moderni che va combattuta e sconfitta con la massima determinazione possibile.

Tale violazione si attua in tre modi:

1) Con l'istituzione di uno Stato di polizia su internet, che vede i provider trasformati in sorveglianti e delatori dei loro utenti, altrimenti complici di quelli che dovessero compiere illegalità. E con l'attribuzione di complicità a quanti diffondono conoscenze utilizzabili per compiere illegalità.

Almeno questo punto, secondo le recenti dichiarazioni dell'on. Carlucci, sembra essere ridimensionato. Manca ancora, però, quell’esplicita ed inequivocabile dichiarazione di totale assenza di responsabilità da parte dei fornitori di servizi di ogni tipo di cui si sente la mancanza. Permane, invece, la possibilità, o il timore, di troppo facili azioni di "asporto" di attrezzature da parte delle forze dell'ordine, per motivi di indagine, senza che ciò possa servire ad altro che a far danni seri ai malcapitati, senza che questi siano colpevoli di un qualche crimine.

2) Con l'istituzione di una tassa, su tecnologie e materiali di consumo legati alla diffusione di copie non commerciali di opere, in qualità di sostituto di pagamento dei diritti di copyright, reali o presunti, non pagati su tali opere. Cosa che costituisce un’inconcepibile "tassa privata", pagata da tutti gli utilizzatori di tali tecnologie e materiali, indipendentemente dall'uso fatto, ai produttori di opere.

Una tassa privata in una Repubblica?! Questo è il colmo! E' assurdo! Tanto più che, nella situazione attuale, avrebbe molto più senso il taglio del già esistente esborso pubblico per il cinema e lo spettacolo.

3) Con il tradimento e la distorsione dello spirito, della ragione d'essere di una qualche normativa circa le opere intellettuali e dell'ingegno (in appresso, semplicemente, opere) così da trasformare questa in una normativa protezionistica dell'interesse di pochi, per giunta, vana per miopia e nociva dell'interesse collettivo.

A sostegno di tale rigore normativo, solo ammorbidito nei toni dall'on. Carlucci, si affermano tesi, su un paventato "rischio di morte" della produzione intellettuale italiana e mondiale, che, se sinceramente credute, sono solo un delirio alla cui analisi, se possibile, invito gli esperti dei processi psicodinamici, sociali ed educativi. Altresì, li invito caldamente all'analisi pubblica di quest’oscuro bisogno di criminalizzazione e repressione di mutamenti sociali ed economici spontanei che ha invaso le alte sfere della nostra società.

A mio modo, cercherò di spiegare più avanti perché queste tesi allarmistiche sullo sviluppo della cultura sono false.

Come se la varietà dei crimini seri non bastasse e negli organi coinvolti ci fossero risorse esuberi da non sapere come impiegarle, siamo arrivati alla criminalizzazione, più dura o più lieve, secondo il castigatore di turno, di una parte integrante della natura umana su cui poggia la stessa evoluzione biosociale dell'uomo: il comportamento imitativo, cioè il copiare, e con esso i comportamenti di condivisione e di divulgazione. Questo in difesa del desiderio di massimo profitto di pochi prepotenti, trasformato in una sorta di diritto divino. Il diritto divino di proprietà concreta ed assoluta sull'opera ed al massimo tornaconto potenzialmente ottenibile da essa da parte di novelli "Re Sole" che impongono tributi.

E' la solita prepotenza che, idealmente, gli stati moderni, con le loro leggi, dovrebbero combattere. In pratica, si ricade nell'affermarla. La "Res Pubblica" torna "Res Privata" nascondendosi dietro maschere di falsa giustizia e falsa utilità sociale.

Con tesi diametralmente opposte e con fatti esemplari a loro sostegno, ricordo che esiste anche una corrente di pensiero nel mondo, con una sua consistenza non insignificante, che contesta radicalmente copyright e brevetti e ne propugna l'abolizione. Di tale corrente rispetto l'idealità, ma non vedo in essa pragmaticità e non vi aderisco. La faccio presente per chiarire quali sono gli estremi tra cui desidero e credo sia importante cercare una posizione di equilibrio ragionevole, praticabile, pragmatico per l'interesse collettivo, coerente con quei principi generali a cui si dichiara ispirata la nostra civiltà occidentale odierna, ma che facciamo ancora tanta fatica a mettere seriamente in atto.

In spirito di giustizia e di convenienza collettiva, il senso di una normativa circa le opere è, vivendo in una civiltà "repubblicana" ad economia di mercato (molto malato, pieno di carcinomi, ma pur sempre "mercato della Repubblica"), di riconoscere il merito dell'attività creativa ed incentivarla concedendo all'avente merito per l'opera di ricevere una sua giusta parte per "l'eventuale" sfruttamento commerciale, diretto o indiretto, di tale opera, come di poterlo effettuare esso stesso. Non è un caso se si chiama anche "Privativa Commerciale", ad indicare appunto che si riferisce alla possibilità di fare commercio dell'opera in questione.

Il passaggio da questo a garantire una sorta di proprietà concreta ed assoluta dell'opera, che l'opera possa essere effettivamente sfruttata e che il suo sfruttamento sia redditizio al massimo è, sia incompatibile con principi di giustizia, sia ridicolo da un punto di vista di pura politica economica, come dal punto di vista dello sviluppo delle opere, finché inteso seriamente e non per mera speculazione commerciale. Perché è doveroso ricordare che lo sviluppo della cultura non è mosso dalla sete di guadagno, bensì dallo spirito di artisti, filosofi e scienziati i quali, spesso, hanno dovuto combattere duramente e subire ingiustizie anche gravi solo per potersi esprimere. Altro che raccogliere lauti profitti!

Se un qualunque mestiere più o meno umile, a causa di non importa quali variazioni del contesto storico di tecnologie e costumi, non rende più abbastanza, forse che avrebbe senso, di giustizia o di convenienza collettiva, appellarsi alla legge perché faccia in modo, forzosamente, che tale mestiere continui a rendere bene?

Sicuramente no. Non lo penserebbe nessuno, o quasi, e non sorgerebbe una lotta, tra l'associazione del mestiere in estinzione ed i suoi sostenitori da una parte e la società con il suo processo di trasformazione dall'altra. Tuttalpiù, associazione e sostenitori cercherebbero di valorizzarlo e recuperarlo, se e finché possibile.

Il lavoratore umile che vede estinguersi il mercato del suo lavoro, nella nobiltà concreta della sua umiltà, o evolve il suo mestiere o cambia mestiere. Così è onesto ed onorevole, così è giusto nella logica naturale del mercato della civiltà repubblicana e liberale.

E' ormai da tempo che i produttori/distributori di audiovisivi e di software avrebbero dovuto adottare quella che è l'unica politica intelligente e consona nell'attuale sviluppo della civiltà. Ovvero, di propria iniziativa, sui propri siti, avrebbero già dovuto abituarsi a rilasciare gratuitamente i contenuti sviluppati, o quantomeno a riconoscere la legittimità della copia e della condivisione/diffusione gratuita per uso personale, a titolo di promozione degli stessi nelle loro versioni in supporto/confezione per la diffusione commerciale e per l'uso in contesti differenti. Loro stessi dovrebbero curare la distinzione tra una fruizione di "serie B", personale e legittimamente gratuita, ed una fruizione di "serie A", pagante, da valorizzare ed alla quale affezionare il pubblico. Solo di questi canali di serie A è giusto e doveroso per tutti chiedere alla legge una protezione efficace.

Questo perché non esiste alcun rischio che la fruizione di serie B faccia scomparire quella di serie A. Sono due mondi di fruizione differenti e non seriamente sostituibili tra loro, ma il secondo, se c’è, si aggiunge e promuove il primo più di quanto non lo possa limitare. Vedere un film al computer o televisore domestico non sarà mai come vederlo al cinema. L'ascolto domestico di musica non sostituirà mai né l'ascolto in locali pubblici, né meno che mai ai concerti dal vivo. Ed anche avere un prodotto audiovisivo o software su un supporto anonimo, nudo e crudo, non sarà mai come averlo su supporto originale, nella sua confezione originale, con le sue particolarità, eventuali elementi accessori, diritto a servizi ad esso connessi e, non ultimo, il suo valore simbolico ed affettivo.

Quanto detto è una realtà di fatto riscontrabile se si è disposti ad ascoltare la percezione dei diversi consumi da parte del pubblico e ad esaminare come il mercato si evolve e gli esempi già diffusi di chi ha già saputo adeguarsi e salvare i propri profitti applicando non strategie poliziesche, o comunque proibizioniste, ma intelligenza e creatività. Un esempio eccellente è dato dai produttori di giochi al computer, i quali oggi offrono agli utenti di poter avere del tutto gratuitamente i loro prodotti per il gioco al computer in solitario. Questa è la fruizione di serie B del gioco al computer. La fruizione di serie A consiste nel giocare on-line con altri giocatori nei favolosi mondi virtuali sui server dei produttori. Esperienza, questa, che si può avere solo pagando un abbonamento. La facilità alla diffusione gratuita su internet, assicurata da siti e tecnologie messe sotto accusa, o sotto tassazione impropria, è il più importante canale di promozione per questi produttori. Un canale di promozione che non è pagato in denaro, ma in natura, cioè con la fruibilità di serie B. Gli stessi siti e tecnologie sono un importante canale di promozione e diffusione anche per altri operatori, grandi e piccoli, professionali e no.

Anche guardando al passato, è arcinoto, agli esperti del settore, che la più famosa delle grandi case software del mondo, la Microsoft, deve il suo eccezionale successo, almeno in parte, all'aver accettato prontamente e sfruttato, nel concreto, quella diffusione clandestina di copie più o meno gratuite dei suoi prodotti che la hanno promossa ampiamente e che, ufficialmente ed ipocritamente, ha sempre condannato severamente come furto, invece di sviluppare una riconosciuta politica di diffusione promozionale. Una delle ragioni, questa, per cui una gran parte del popolo degli informatici, professionali ed amatoriali, malvede Microsoft.

Immedesimandomi io stesso in un moderno produttore cinematografico, ritengo mio interesse che i film da me prodotti si diffondano rapidamente su internet, attraverso i canali di condivisione, e che se ne parli molto, aspettandomi che siano proprio i più visti e chiacchierati per questa via quelli che avranno un maggiore successo anche nella visione in sala e nelle vendite di DVD e di altri prodotti collegati. Nei confronti della contraffazione di questi sì, chiedo l'intervento della legge per rimediare, perché questo sì, mi lede certamente. Nei confronti di una persona che vede tutti i miei film prelevandoli da internet senza mai pagarmi un centesimo, dirò che il suo comportamento è scorretto, al massimo, che è uno scroccone, ma non griderò "al ladro", poiché non viola la mia "privativa commerciale", e non chiederò alla legge di andare in casa sua a sequestrargli il computer e di riconoscerlo reo, né penalmente, né civilmente. Lo tollererò magnanimamente perché così è più giusto e più pratico. In fin dei conti, non posso affermare che, se lui non potesse vedere i miei film gratis, pagherebbe per vederli. Se non ha i soldi per pagare, o se è avaro e non vuol spendere, troverà altri modi di svagarsi gratis o quasi. A che pro impedirgli di vedere i miei film? Io preferisco che li veda e ne parli e preferisco difendere il mio guadagno con altri mezzi. Meno che mai potrei prendermela con il suo provider o con quanti altri, con siti e software, creano e tengono in vita i canali di condivisione che è lui a sfruttare così.

Dunque, proprio io, moderno produttore cinematografico, mi sento danneggiato dal decreto Urbani, il quale spaventa e mi inimica una parte importante del mio pubblico e chi con questa fa da tramite, favorendo così gli affari di quanti mi ledono seriamente. Quanto alla tassazione sostenuta dall'on. Carlucci, escludo proprio possa venire a mio favore.

La condanna e la repressione della copia e della condivisione/diffusione gratuita ad uso personale, calunniata di essere un furto, con il regime di polizia che è necessario attuare per renderla efficace e/o le tasse improprie a sostituzione di una repressione concreta inattuata, provoca gravi aumenti di costi, lede la cultura dei diritti civili, lede gli operatori più modesti ed anche quelli più capaci di evolversi e provoca malanimo del pubblico, sia verso i produttori, sia verso i legislatori. Basti pensare al passaparola in atto su internet che invita ad uno sciopero generale del consumo di audiovisivi a pagamento, cinema in primis, e persino all'abbandono delle connessioni ADSL. Se questo passaparola dovesse dimostrarsi efficace, vorrei proprio vedere con che occhi si guarderanno i distributori colpiti e gli autori e sostenitori di leggi protezioniste.

Una simile politica anti-repubblicana ed anti-liberale va a vantaggio solo del commercio illegale dei prodotti contraffatti, che è l'unica vera piaga che possa minacciare seriamente il mercato di produttori/distributori commerciali e lo sviluppo delle opere, intesi nella loro globalità.

I contrabbandieri professionisti di opere multimediali ed i produttori meno pronti e capaci ad evolversi sono i soli che possono apprezzare iniziative dello stampo del decreto Urbani, più o meno dure che siano.

Poiché non abbiamo a che fare con umili lavoratori, né con gli intellettuali autentici, bensì con delle "lobby" di grande potere privato, capaci di influenzare gli ambienti del potere istituzionale, queste si permettono di pretendere spudoratamente di ispirare leggi in dispregio dei principi a cui la nostra civiltà si dichiara ispirata.

Il produttore di audiovisivi e/o di software che non gode di un sufficiente dono naturale di intelligenza, creatività e spirito di adattamento (alcuni, per fortuna ne hanno e lo dimostrano) non può essere obbligato dal contesto storico a trasformare il suo mestiere, a sviluppare politiche intelligenti integrandosi con i mutamenti in atto, o a ridimensionare i suoi profitti, o, agli estremi, a rinunciare e cambiare mestiere.

Sua Maestà Solare non può avere aspettative irrealistiche di successo e di profitto, pertanto occorre che siano soddisfatte, in un modo o nell'altro, quali che siano i costi. Egli non può comprendere di essere un servitore il cui diritto finisce dove finisce la reale utilità e congruenza del suo servizio e non può assoggettarsi alla legge del mercato ed alla legge dei mutamenti com’è invece richiesto ai comuni mortali. No signori. Sua Maestà Solare è al di sopra di tutto ciò, Egli è potente di potere concessogli da Dio ed impone il suo dominio.

A tutti gli operatori seri di vario ambito danneggiati, non solo quelli piccoli, ma soprattutto loro, perché è proprio verso di loro, per la loro piccola taglia, il maggiore dovere di tutela, cosa diranno gli autori e sostenitori di simili modelli normativi:

"Scusate, ma dovevamo tutelare i diritti intellettuali dei dinosauri sovrani."?

E questo proprio mentre si afferma di voler sostenere lo sviluppo delle piccole, medie e micro imprese? Proprio mentre si vuole sostenere una cultura del lavoro non più fisso, unico e garantito a pensionamento (quando arriverà), bensì mutevole, che deve poter venire meno e dover essere sostituito?

Ma quali politici abbiamo? Mi chiedo. Sono, forse, i nuovi cortigiani di nuove Maestà Solari di cui devono assecondare i malvezzi? Dove sono gli "Uomini della Repubblica", forti della sensibilità di adempiere ad un mandato popolare? Che si facciano sentire, per favore. Si facciano sentire, perché una normativa chiara ed aggiornata agli ultimi sviluppi tecnici, sociali e culturali è ormai in grave ritardo.

Si facciano sentire, perché non si debba prendere troppo sul serio il detto secondo cui:

"Le persone a cui piacciono le salsicce e sono rispettose delle leggi è meglio che non sappiano mai come vengono fatte né le une né le altre."

Perché non per la destra, non per la sinistra, ma per politiche di buon senso repubblicano e liberale voterò e farò votare per chi accoglierà l'appello mio e di tanti altri.

Che l'evoluzione proceda ed i dinosauri si possano osservare solo nei musei e nelle opere che ci narrano della loro estinzione.

Per tutti coloro con cui condivido questa percezione del problema,

Francesco Vinci

*****

Per chi volesse approfondire con me qualche aspetto del discorso, mi trova facilmente attraverso il forum www.talug.it, dove sono Zievatron.

La petizione contro il decreto si trova su:

http://no-urbani.plugs.it/ ed ha superato le 34'000 firme il 13/04/04

Riferimenti sulla questione:

http://punto-informatico.it/p.asp?i=47216 (il preludio del D.L.)

http://punto-informatico.it/p.asp?i=47389 (speciale sul decreto all'indomani della sua attuazione)

http://punto-informatico.it/p.asp?i=47484 (sviluppi successivi sulla faccenda)

http://punto-informatico.it/p.asp?i=47741 (intervento dell'on. Carlucci)

http://www.irclab.com/no-urbani/forum/ (forum ufficiale della mobilitazione contro il decreto urbani)

Hanno mostrato sensibilità alla questione, inoltre:

Internet :

- newglobal.it

- talug.it

- sudweb.it

- fiorellocortiana.it

- key4biz

- Tgcom

- tgmonline

- linuxhelp

- emuleitalia

- webisland.net

- zeusnews.it

- wup.it

- prometheo.it

- itnews.it

- divx.it

- winmx

- lopster

- snaffy.it

- irclab.net

- freeforumzone.com

- mingolos.net

- molecularlab.it

- studenti.it

- centomovimenti.it

- ilcannocchiale.it

- sinistrefigure.it

- sassarionline.net

- mp3italia.net

- dolomedia.org

- puntoit.org

- altervista.org

- divxmania.it

- quintostato.it

Quotidiani e Riviste :

- L'Espresso

- La Stampa

- Sassari e Hinterland

Tv e Radio:

- Neapolis

- Radio 105

L'elenco è sicuramente incompleto. Una ricerca su Google con parole chiave "Decreto Urbani" mi ha dato come risultato, al 13/04/04, 49'400 pagine.

Welfare Italia
Hits: 1799
Cultura >>
I commenti degli utenti (Solo gli iscritti possono inserire commenti)
Terza pagina

Sondaggi
E' giusto che Bersani si accordi con Berlusconi per le rifome ?

Si
No
Non so
Ultime dal Forum
La voce del padrone di Lucio Garofalo
Salotti culturali dell'Estate bolognese
Pippo Fallica querelo' Corriere della Sera e La Sicilia?
NO LEADER, NO PARTY di Luigi Boschi
UN PARTITO LENINISTA (LEGA) CHE SPOSA IL VATICANO di A.De Porti
POESIA DI VITA di Luigi Boschi
La vita spericolata del premier di Silvia Terribili
Romea Commerciale di Orlando Masiero
Sondaggio, 15mila i voti finora espressi
Buon che? di Danilo D'Antonio
L'Italia è una Repubblica "antimeritocratica" fondata sul lavoro precario
LA PROTESTA DEI SANGUINARI di Luigi Boschi
L'AQUILONE STRAPPATO di Antonio V. Gelormini
Il reality scolastico su "Rai Educational"
Vuoto indietro diventa proposta di legge,





| Redazione | Contatti | Bannerkit | Pubblicità | Disclaimer |
www.welfareitalia.it , quotidiano gratuito on line, è iscritto nel registro della stampa periodica del Tribunale di Cremona al n. 393 del 24.9.2003- direttore responsabile Gian Carlo Storti