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Subito il ritiro delle truppe in IRAQ
19.04.2004

Subito il ritiro delle nostre truppe dall'Iraq
Intervista al Prof. Pino Arlacchi: "Bruciate molte opportunità di pacificazione. Si sta innescando la spirale di violenza tipica dell'occupazione coloniale.
Sulla situazione irachena delle ultime settimane, abbiamo intervistato il Prof.Pino Arlacchi, ex Segretario Aggiunto delle Nazioni Unite.

- Gli avvenimenti iracheni stanno mostrando a chi ancora non lo aveva capito che in Iraq non si sta svolgendo nessuna missione di pace. La Cgil chiede il ritiro del nostro contingente. Qual è la sua opinione ?

"Penso che il ritiro delle nostre truppe sia assolutamente necessario. Contrariamente a quanto dice il governo, le truppe che agiscono sotto il comando anglo-americano non solo non sono in missione di pace ma non sono lì nemmeno per prevenire una guerra civile. Quello a cui stiamo assistendo è la rivolta di un’intera popolazione contro un’occupazione militare straniera. In queste ore, vediamo che sciiti e sunniti combattono fianco a fianco contro le truppe di occupazione. Queste stanno agendo con una brutalità coloniale che ricorda i vecchi tempi, i tempi della grande rivolta degli anni ‘ 20 contro il dominio britannico in Iraq. Quindi è necessario fare attenzione, d’ora in poi, a che cosa ci viene raccontato e al tipo di informazione che riceviamo".

- Secondo lei l’Onu oggi è pronta per un intervento in Iraq?

"Credo che, nella fase attuale, l’idea che l’Onu possa rappresentare una sorta di panacea della situazione irachena sia in grande parte un abbaglio.
Il Segretario Generale Kofi Annan, proprio in un’intervista di qualche giorno fa, ha detto chiaro e tondo che non ci sono le condizioni perché l’Iraq venga governato da una missione di pace Onu. Ci sono esperienze di governo provvisorio delle Nazioni Unite, ma sono piccoli contesti quali il Kosovo, la Namibia, la Cambogia. L’Onu non è attrezzata, l’Onu non ha mai governato un paese delle dimensioni dell’Iraq e,
inoltre, ritengo molto irrealistica l’ipotesi che le grandi potenze che controllano il Consiglio di Sicurezza diano all’Onu un pieno mandato di governo dell’Iraq. A parte il fatto che gli americani non lo permetteranno mai. Quello che hanno pianificato è il passaggio ad un Governo fantoccio il 30 giugno. E successivamente puntano al permanere, a tempo indefinito, dell’occupazione del paese, riservandosi -tra l’altro- tutto il potere nelle materie più cruciali. Ad esempio, l’esercito iracheno rimarrà sotto il comando americano, stessa cosa per le banche le telecomunicazioni, per non parlare dell’industria dell’estrazione del petrolio. Ma, nei piani dell’amministrazione Bush, anche la magistratura e la polizia rimarranno in modo diretto o indiretto sotto sicuro controllo americano".

- Quindi, la data del 30 giugno, a partire dalla quale è previsto il passaggio dei poteri ad un’amministrazione irachena è una sorta di data-feticcio ?

"Penso che non sia una data rilevante. Perchè se questo passaggio di poteri non avviene, saremo di fronte ad una guerra contro una forza occupante straniera. Se invece, formalmente, avverrà, sarà in forme da renderlo un avvenimento del tutto non credibile e la situazione continuerà a peggiorare. Pensare che il 30 giugno vi sia un passaggio di potere agli iracheni è una pura e semplice invenzione. Ma quale passaggio di potere ? Sarà la costituzione di un governo fantoccio e il problema è che stanno cercando di coinvolgere l’Onu in questa operazione. Il 30 giugno è un evento fasullo: gli americani si sono prefissi di mantenere il controllo dei gangli vitali del potere a tempo indeterminato".

- Infine, come si potrà risolvere una situazione la quale rischia di protrarsi per molto tempo?

"Questa situazione si risolve solamente quando gli americani e le truppe occupanti se ne torneranno a casa, e lasceranno agli iracheni decidere il loro futuro.
Le altre soluzioni si sono tutte bruciate in questo anno, passaggio graduale di poteri, costituzione effettiva di strutture democratiche nel paese, creazione di una polizia irachena, tante altre soluzioni intermedie si sono completamente bruciate, in questi ultimi mesi ed anche in queste ultime settimane.
In verità si sta innescando la spirale classica delle occupazioni coloniali, l’esercito occupante risponde con la brutalità con cui hanno risposto gli americani in questi giorni usando, in interi quartieri delle città in rivolta, gli elicotteri Apache, sparando e bombardando le moschee durante la preghiera del pomeriggio perché secondo loro degli insorti si erano rifugiati dentro le moschee.
Attaccando ospedali, ambulanze e abitazioni private. Uccidendo centinaia di iracheni. Questo tipo di reazione sta davvero facendo terra bruciata e sta creando una spirale di violenza tipica delle occupazioni coloniali che abbiamo visto decine e decine di volte iniziare ad innescarsi.
Il tipo di reazione che stanno avendo gli iracheni sta allontanando la prospettiva di una guerra civile, sta creando invece un’alleanza tra sciiti e sunniti contro gli occupanti.
Leggo poi sui giornali delle autentiche sciocchezze: la perla è stata l’analisi del Ministro degli Esteri. L’dea di correre in Iran a chiedere agli iraniani di intervenire sugli sciiti. Ci sono poche cose più sciocche di questa. Perché è vero che gli iraniani sono vicini agli sciiti perché sono sciiti e non sunniti, ma credere che quello che sta succedendo in Iraq abbia qualche relazione con un vicino come l’Iran -che a dire della Farnesina fomenta i disordini- significa essere totalmente al di fuori della realtà.
Ritengo che il processo di radicalizzazione degli sciiti sia cruciale. Se la leadership radicale che sta emergendo riuscirà a parlare a tutti gli sciiti -e gli americani stanno aiutando moltissimo l’emergere dell’estremismo- questo sarà un’altro passo verso la guerra. E, ripeto, non sarà la guerra civile: episodi di guerra civile io non li ho visti e non li ha visti nessuno".

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