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Un percorso di Liberazione di Michele di Schiena
19.04.2004

A SINISTRA Movimento Politico Antiliberista
BRINDISI www.asinistra.it

Due articoli di Michele Di Schiena, magistrato in pensione e componente del movimento ambientalista e pacifista brindisino, apparsi sulla stampa locale.
Uno contiene una riflessione “politica” sul film la “Passione” di Mel Gibson.
L’altro invece una riflessione sullo scontro “mondiale” tra la superpotenza economica e militare del liberismo americano ed occidentale e quella del movimento della pace.
Utilizzo l’occasione per inviare un documento del “Forum Ambiente e Sviluppo” sulle gravi vertenze occupazionali di Brindisi e del suo territorio che non sembrano al centro del dibattito politico elettorale locale.
Colgo l’occasione per allegare una e.mail - che mi è appena giunta - di una sottoscrizione “PAGARE PER LA PACE, ANZICHE' PER LA GUERRA” lanciata dal prof. Tonino Drago leader storico della non violenza in Italia.

Approfitto per augurare a tutti coloro che, credenti e non credenti, ricevono questo messaggio una Pasqua di “pace” e di “passaggio” verso nuovi orizzonti personali e collettivi.
Giancarlo CANUTO – A SINISTRA - Brindisi

UNA PASQUA DI “PASSIONE” UNIVERSALE MA ANCHE DI SPERANZA E DI LIBERAZIONE
di Michele DI SCHIENA

Le brutalità, le esplosioni di ferocia, gli sberleffi e gli insulti accompagnati da sputi e da colpi selvaggi, le immani sofferenze causate da crudeli violenze, l’orgia di sangue e di sadismo consumata durante le terribili ed interminabili ore della passione di Cristo: tutto questo deve essere avvenuto duemila anni or sono in Palestina più o meno nel modo descritto da Mel Gibson nel film che crudamente racconta la cattura, la condanna e la crocifissione di quel “profeta” disarmato e “sovvertitore” che aveva osato annunciare la “lieta novella” di fraternità e di pace andando in giro per le aride ed anche allora tormentate contrade della Galilea.

Al di là degli intenti dell’autore della pellicola, del valore artistico della stessa e delle diverse valutazioni che si possono fare su questo o su quell’aspetto della discussa opera, il film ha il merito, in questo momento di “passione” universale per le iniquità e le violenze che stanno devastando ed insanguinando il mondo, di avere riproposto alla comune attenzione la cruciale alternativa tra la forza trasformatrice e liberante del messaggio evangelico e quel cieco potere planetario che sta facendo dell’arbitrio la sua legge e del ricorso alle armi il suo costante metodo di presenza e di intervento.

La spietatezza della flagellazione e della crocifissione messe in risalto dal film di Gibson con dovizia di strazianti particolari può far storcere il naso a quanti preferiscono ignorare il disumano dolore che la spietatezza ha provocato allora nelle carni di Cristo ed oggi continua a causare in quelle di tanti “poveri cristi” che la subiscono in varie parti del pianeta ma questa spietatezza sta facendo vivere a milioni di persone un avvenimento di centrale importanza per la storia dell’umanità: la passione e la morte di Gesù di Nazareth. Un evento che per i credenti acquista senso e si compie nella resurrezione e che per tutti costituisce una inesauribile fonte di energie spirituali e morali, un accadimento che segna lo spartiacque tra la verità (quella che Ponzio Pilato dimostra di non conoscere) ed il falso, tra la giustizia ed il sopruso, tra la violenza e la non violenza. Uno spartiacque insomma tra le ragioni dell’ “impero”, sempre preoccupato del suo “ordine”, e quelle di tutti coloro che quell’ “ordine” vogliono superare verso forme di convivenza più umane e più solidali.

Né va dimenticato che l’ “impero”, per affermare le sue ragioni ed il suo potere al tempo di Costantino come ai nostri giorni, non ricorre solo alle maniere forti ma spesso si affida a subdole manovre dichiarandosi investito di missioni civilizzatrici e benefiche come ha sempre fatto a partire da quel lontano e falso prodigio dell’ “in hoc signo vinces” che ha avviato il più grande e sacrilego tentativo di “appropriazione indebita” registrato dalla storia, l’appropriazione appunto della croce di Cristo da parte del potere centrale dell’ “impero” e dei suoi fedeli proconsoli.

Mentre le ingiustizie e gli sfruttamenti affamano milioni di persone e le guerre ed i terrorismi si alimentano a vicenda ed insanguinano il mondo, in questa Pasqua che la violenza ha voluto ferma al venerdì santo e chiusa alla resurrezione, la passione di Cristo e la sua vittoria sulla morte si devono affermare ancora una volta per indicare “la via, la verità e la vita” e per incontrare le speranze e le lotte in favore della giustizia e della pace di tutti gli “uomini di buona volontà” di qualsiasi cultura e di qualsiasi convinzione religiosa. E forse il film di Mel Gibson, lungi dal rinfocolare razzismi e guerre di religione, può in qualche misura favorire questo incontro perché col suo messaggio centrale offre ad una enorme platea di spettatori credenti e non credenti un propizio motivo di riflessione sulle cause ultime dei problemi e dei drammi che oggi attanagliano il mondo.

Brindisi, 8 aprile 2004
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IL NUOVO BIPOLARISMO E LA NOSTRA COSTITUZIONE
di Michele DI SCHIENA

Convincono masse di piccoli risparmiatori ad investire in rischiose e talvolta truffaldine operazioni di borsa il frutto di anni di lavoro e di sacrifici, inducono molti utenti di telefoni cellulari e di computer ad acquistare ogni quattro o cinque mesi l’ultimo modello sempre più costoso di tali prodotti in una infinita catena di suggestioni rivolta a suscitare bisogni privi di qualsiasi razionale fondamento, ci propinano quotidianamente spettacoli televisivi capaci di coniugare il “peggio” col “nulla” nel tentativo di spegnere ogni capacità critica, ci vogliono vestiti allo stesso modo ed appiattiti su un medesimo linguaggio infarcito di orrendi neologismi e di insulsi luoghi comuni, ci riempiono di spot e di messaggi ingannevoli per trasformarci in un immenso ed anonimo gregge di ascoltatori e di spettatori.

Ed ancora: hanno privato la politica di ideali e di progetti e l’hanno ridotta a penosi duelli televisivi all’ultima battuta, hanno sostituito al confronto lo scomposto sovrapporsi di incomprensibili voci e alle argute argomentazioni la volgare polemica, parlano senza dire e quando dicono affermano tutto ed il contrario di tutto, hanno elevato il successo perseguito con qualsiasi mezzo a misura della verità ed hanno stravolto il significato di parole come “riforme” e “progresso” che sono state la bandiera dei lavoratori per utilizzarle a sostegno di leggi inique e di oscuri interessi, praticano la religione del profitto che ha per dio il denaro e per sacerdoti i grandi padroni dell’economia e della finanza, hanno riscoperto la guerra come strumento per vincere le resistenze, abbattere le autonomie e soggiogare i popoli.

Sono queste le ricorrenti “lamentazioni” di qualche patetico Geremia dei nostri giorni? Crediamo proprio di no perché, a ben guardare, c’è per contro la speranza che si fa strada insieme al nuovo, quello vero, che avanza contro tutto ciò che è vecchio e fallimentare. Si estende infatti in Italia, in Europa e nel mondo la consapevolezza della drammaticità del momento che stiamo vivendo per le iniquità che sono sotto gli occhi di tutti mentre gli uomini, con diverso grado di consapevolezza, si stanno dividendo in due “aree” culturali e politiche che sono presenti in ogni continente ed in ogni paese: quella dominante che accetta “questo” sistema e quella che lo rifiuta e lo vuole superare col metodo della non violenza e la forza della democrazia. Ognuna di queste aree presenta, è vero, al suo interno una diversità di posizioni ma non vi è dubbio che andiamo oramai chiaramente verso un inedito “bipolarismo mondiale” di idee e di scelte che non ammette posizioni neutrali o terze vie e che non ha precedenti nella storia perché mai l’umanità si è divisa così nettamente fra due concezioni tanto diverse dell’economia, dell’organizzazione sociale, dei diritti e della politica.

E sì, due concezioni davvero inconciliabili. Da una parte, la capacità di arricchirsi ritenuta come virtù somma e perciò degna in ogni caso di ammirazione e di rispetto, la pretesa di trasformare le inclinazioni alla cupidigia in una energia produttiva che in realtà si rivela dissennata e devastante, la “distruzione creativa” di aziende e di qualifiche professionali che spesso abbatte senza costruire con disastrose ricadute sull’occupazione, la riduzione a merce di tutti i rapporti e di tutti i servizi, il tentativo di fiaccare la coscienza reattiva dei poveri illudendoli di poter diventare come i ricchi, la riduzione al minimo del “comando politico” nel campo delle tutele e dei diritti sociali ma il suo potenziamento per sovvenzionare le strutture portanti del sistema e per rafforzare il suo braccio armato sul versante interno e su quello internazionale.

E, dall’altra parte, la riproposizione dei grandi valori di libertà dai condizionamenti e dal bisogno, di uguaglianza nella dignità e nei diritti e di fraternità come consapevolezza della comune condizione e del comune destino e come dovere che ci deve unire in un patto universale per la promozione umana e la lotta contro ogni abuso ed ogni sfruttamento. E poi: la speranza che la costruzione di un “altro mondo” sia possibile, la lotta per la globalizzazione dei diritti e per il superamento dell’attuale sistema verso forme sempre più avanzate e partecipate di convivenza sociale, il ripudio di tutte le guerre e la richiesta di un rafforzamento anche qualitativo del diritto internazionale con l’attribuzione alle Nazioni Unite di un ruolo centrale, autorevole e veramente “super partes”. Un coagulo di sensibilità e di impegni che deve nel nostro Paese tradursi senza colpevoli ritardi in una “difesa di popolo” della Costituzione repubblicana contro gli assalti che la vogliono demolire per rilanciare il messaggio di una delle più alte formulazioni normative che raccoglievano lo spirito della Resistenza e profeticamente anticipavano le grandi istanze di trasformazione e di liberazione che si stanno oggi con i nuovi movimenti affermando sullo scenario mondiale.
Brindisi, 2 aprile 2004
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