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Chi semina morte raccoglie tempesta.....
19.04.2004

CHI SEMINA MORTE...
IL TEOLOGO CLARETIANO SPAGNOLO BENJAMIN FORCANO SULLA BARBARIE DEGLI ATTENTATI DI MADRID.

QUESTO ARTICOLO DI BENJAMIN FORCANO È TRATTO DAL SITO INTERNET SPAGNOLO DI INFORMAZIONE RELIGIOSA "ECLESALIA" (13/3/2004). TITOLO ORIGINALE: "QUIEN SIEMBRA VIENTOS, RECOGE TEMPESTADES"

Al mio amico e compagno
Martín José Sanz Belarra,
cappellano dell’ospedale del Bambin Gesù,
una delle vittime della barbarie.

Scrivo con l’anima straziata per l’Iraq e per Madrid: per l’Iraq, senza potermi togliere dalla testa l’inferno di quella guerra che si avvicinava, tramata con deliberata arroganza; per Madrid, riflesso lacerante oggi di quel caos di bombe, feriti, morti e rovine interminabili.
Furono milioni le gole, milioni i cuori, milioni le mani, milioni le penne che, uniti alla voce del papa, si affannavano a fermare l’insensatezza di quella aggressione militare, fatta perché sì, perché l’impero ne aveva bisogno, e l’avrebbe decisa con loro o senza di loro, con l’Onu o contro l’Onu. I nostri occhi hanno potuto vedere migliaia di aerei nel cielo come stelle, lanciati con precisione matematica su obiettivi di distruzione di massa: edifici, caserme, quartieri, fabbriche, persone, calcinando tutto in una spirale di fuoco e fumo: immagini, ma senza che al loro comparire ci fossero dolore e lacrime, senza vedere le convulsioni della gente, senza vedere, come abbiamo visto a Madrid, l’orrore di corpi squarciati, di teste sfigurate, di braccia e gambe spezzate, di membra sparse, di esseri umani intrappolati senza soluzione nella rete di una violenza spietata. Gente normale, gente della strada, lavoratrice, lacerata o soppressa immisericordiosamente.
Abbiamo bisogno di capire, abbiamo bisogno di una spiegazione. Proprio perché questa barbarie è inusitata e la rifiutiamo universalmente, senza nessuna frattura. La morte di innocenti è indigeribile, non metabolizzabile mentalmente. Non riesco a pensare ad esseri umani che uccidano per uccidere, come se un istinto letale li divorasse. Quando un essere umano uccide, ha i suoi motivi; quando un cittadino si sacrifica fino a dar la vita, ha i suoi motivi. Una morte senza ragione sarebbe assurda, negatrice della condizione umana. E noi non possiamo vivere nell’assurdo.
Non mi basta perciò condannare la morte prodotta dal terrorismo. La barbarie di Madrid la condanniamo tutti, senza remissione. Niente può giustificarla. Ma devo spiegarmi il perché di questa barbarie, ho bisogno di una chiave, una luce che mi illumini questo antro abominevole. Altrimenti mi sento perduto, senza razionalità umana possibile per valutare e dirimere il bene dal male e per non rimanere senza senso nella vita.
Perché? Perché a Madrid? Perché in questo modo?
La convivenza umana, in questo caso internazionale, ha uno scenario, degli attori e un copione scritto anticipatamente da coloro che vogliono controllare e dirigere questa convivenza. Le relazioni di alcuni popoli con altri sappiamo come sono, sappiamo chi tira i fili, chi fa da alleato o chi da schiavo. Sappiamo che quelli che esercitano il comando si chiamano imperi, e oggi l’impero numero uno si chiama Stati Uniti dell’Amministrazione Bush. Questo impero ha deciso, in base ai suoi interessi, di invadere l’Iraq, impadronirsi del suo petrolio, controllare l’area e instaurare un nuovo regime che gli fosse fedele. E ha rivestito questa decisione di parole magniloquenti: rovesciare la tirannia di Saddam, restituire la democrazia al popolo, instaurare il rispetto dei diritti umani, dare il via alla prosperità e alla pace. Presa la decisione, ha condotto l’azione con ogni ostentazione di armi e di potere, con una superiorità schiacciante, volendo perfino giustificarla con l’avallo dell’Onu e del Consiglio di Sicurezza. Impossibile! Tuttavia Bush è riuscito ad ottenere l’alleanza e la sottomissione dei presidenti Blair e Aznar: Inghilterra e Spagna…
E la guerra si è fatta, con una prepotenza insolente, lasciando una scia di sangue e distruzione, più di 30mila morti, senza che siano diminuiti il dolore e la disperazione e senza che la maggioranza di noi occidentali abbia avuto la percezione chiara, vicina, di quell’inferno di rovine e privazioni, di desolazione e di pianto. Forse oggi, da questa Madrid in lacrime, siamo in grado di comprendere la barbarie, lo spavento e l’impotenza di un intero popolo bombardato, spezzato, aggredito in tutte le pieghe della sua esistenza.
Non questo senza quello. Quello fu contro il Diritto, contro un clamore universale che detestava la guerra, contro una maggioranza di cittadini in rivolta contro la guerra. I "signori della guerra" hanno creduto che, possedendo le armi migliori, erano padroni del mondo, dei popoli, delle coscienze, padroni di imporre "ordine e pace nordamericani". Non hanno ascoltato il clamore della gente, né li ha preoccupati la tragedia di migliaia di vite infrante, di migliaia di famiglie spezzate, di migliaia di bambini, donne e anziani terrorizzati, di tutta una società destrutturata e vilipesa.
Non questo senza quello. Questo è la conseguenza del denaro idolatrato, della forza fatta legge, del diritto violato, della vita disprezzata, di un livello di vita sacralizzato, di tutta una politica imperialista che ignora il diritto internazionale, l’uguaglianza delle nazioni e la collaborazione reciproca nel rispetto e nel dialogo.
Non son passati due anni, e quel popolo, l’Iraq, vive, non dimentica, porta nelle sue carni i graffi laceranti della prepotenza e della morte, del disprezzo, del cruento ed interminabile dolore. Questo popolo non può morire, non può rassegnarsi ad essere un signor nessuno sotto la dittatura onnipotente di una nazione estranea, non ha tanto progresso né armi tanto sofisticate, ma ha una volontà indomabile e una propria dignità che non consente loro di anteporre la loro individuale vita alla dignità e alla sopravvivenza del loro Paese. E in questo è superiore all’impero che lo circonda e lo sottomette.
Non questo senza quello. Il governo spagnolo è andato solo alla guerra. Ha agito come una marionetta complice: ha giustificato, collaborato e appoggiato una guerra ingiusta e immorale e si è reso responsabile di tanta rovina, saccheggio, dolore, morte e umiliazione.
Colpito oggi nel suo popolo, questo governo deve mettere in relazione quanto è successo qui con quello che ha fatto lì. Niente è senza causa, niente è fortuito. E il dolore, la morte e l’umiliazione del popolo iracheno non sono stati fortuiti, ma frutto di un terrorismo di Stato, per la precisione di uno Stato che è il primo e il più potente al mondo, assecondato dagli altri.
Io piango, detesto, maledico con tutto il cuore la barbarie degli attentati a Madrid; ma piango, detesto e maledico con uguale forza la politica barbara del più forte, che si è imposto con le bombe in Iraq. Alla fin fine, non ci sono effetti senza causa, e non ci sarebbero stati attentati a Madrid se non ci fossero state politiche di invasione e dominio in Iraq.
"Chi semina vento raccoglie tempesta". Mi fa male Madrid e mi fa male chi si assoggetta a politiche di furto, distruzione e morte

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