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Una cartolarizzazione a prezzi di saldo
23.04.2004

Senato della Repubblica - 20 aprile 2004 - Intervento del senatore Ripamonti, del Gruppo Verdi-Ulivo.

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 febbraio 2004, n. 41, recante disposizioni in materia di determinazione del prezzo di vendita di immobili pubblici oggetto di cartolarizzazione (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale)

Discussione della questione di fiducia

RIPAMONTI (Verdi-U). Signor Presidente, questo decreto è stato analizzato sotto diverse chiavi di lettura: da una parte, vi sono coloro che hanno messo in evidenza la cosiddetta finanza creativa, sottolineando il fatto che SCIP sarebbe una società finta per incassare i soldi per la prevendita degli immobili; dall’altra, vi è l’interpretazione dei colleghi della Lega, secondo cui questo provvedimento sarebbe l’ennesimo regalo, l’ennesima facilitazione agli inquilini di Roma a scapito di quelli del Nord; altri ancora hanno messo in evidenza l’emergenza casa e l’esigenza consequenziale di difendere gli inquilini a basso reddito ed i pensionati.

Signor Presidente, siamo di fronte ad un problema un po’ più complesso: è certamente vero che il 52 per cento degli immobili in questione è situato a Roma, però l'8,5 per cento è a Milano, il 3 per cento a Bologna, il 2,5 per cento a Genova. Quindi, non è vero che questa iniziativa serve solo ai "romani". Siamo di fronte ad un’operazione più complessa perché SCIP 1 ha funzionato regolarmente, mentre SCIP 2 incontra grandi problemi e difficoltà. È un’operazione che potrebbe valere circa 6,5 miliardi di euro.

Il ministro Tremonti aveva previsto la vendita a prezzi di mercato anche se con alcuni abbattimenti previsti dalla norma originaria, ma i prezzi del 2003 erano proibitivi soprattutto per le famiglie a basso reddito. Quindi, con passaggi successivi, la finanziaria del 2004 ha riformulato il calcolo del prezzo. Il decreto definisce il prezzo al valore del 2001. Nel frattempo, però, signor Presidente, la vendita degli immobili di SCIP 2 è ferma: questo è il dato significativo. Siamo di fronte ad una situazione indefinita, caotica e soprattutto paradossale. Verrebbero agevolati, attraverso il decreto-legge, gli inquilini che hanno mandato la raccomandata entro un certo periodo di tempo; naturalmente, gli altri dovrebbero essere esclusi: certamente vi saranno ricorsi che causeranno un nuovo blocco per alcuni anni. Quindi, vi è il problema reale di fare una valutazione su come sta andando avanti l’operazione SCIP 2.

Perché viene emanato questo decreto-legge se questa è la situazione? Si sta avvicinando la data del primo rimborso degli obbligazionisti di SCIP, quelli cioè che hanno acquistato obbligazioni sul valore delle case non ancora vendute. Ma SCIP non ha in cassa i soldi necessari per soddisfare queste obbligazioni: questo è il dato. Il rischio molto concreto, come è già stato detto in alcuni interventi, è di declassamento del rating delle cartolarizzazioni se SCIP risultasse in passivo.

Certo, vi sono problemi di credibilità del nostro Paese sui mercati finanziari non solo nazionali. Ma non è solo un problema di immagine del nostro Paese; vi sarebbe anche un problema ovvio di lievitazione dei costi degli interessi sulle obbligazioni. Quindi, il decreto serve ad evitare il declassamento del rating.

Se però l’esigenza è questa, perché non si è proceduto, signor Presidente, secondo una strada più lineare, secondo le vie tradizionali? Un decreto che assegna a SCIP gli immobili, per il Tesoro l’incasso immediato ricavato con le emissioni sul mercato di obbligazioni da parte di SCIP, obbligazioni ripagate con la vendita successiva degli immobili. Perché, signor Presidente, si nasconde la verità e si nascondono le carte? Il 26 aprile scadono le prime obbligazioni per 1,9 miliardi di euro, ma SCIP non ha i soldi in cassa e bisogna rimborsare gli inquilini che hanno acquistato a prezzi del 2003.

La verità è che entrano nelle casse di SCIP 800 milioni di euro di prestito di alcune banche che servono per far fronte alle obbligazioni in scadenza. E tutto, signor Presidente, con la garanzia dello Stato, la garanzia pubblica, cioè, dei contribuenti. E' un’altra vergogna della finanza creativa: la finanza privata lucra e viene poi salvata dai soldi pubblici. Questa è la verità.

In questa vicenda certamente c’è un problema legato alla difesa degli inquilini più poveri e appare certamente secondaria la protesta della Lega per i cosiddetti privilegi degli inquilini romani. Il problema è che per evitare che si crei un debito nei conti di SCIP lo Stato garantisce. Tremonti è soddisfatto, ma i conti pubblici del nostro Paese sono allo sfascio. (Applausi dai Gruppi Verdi-U e DS-U).

 

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