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Puniti militari argentini
4.05.2004

Il diritto non cade in prescrizione
Puniti militari argentini responsabili della scomparsa di cittadini italiani negli anni '70.

Art.8 del Codice penale.:
Delitto politico commesso all'estero.
Il cittadino o lo straniero, che commette in territorio estero un delitto politico non compreso tra quelli indicati nel numero 1 dell'articolo precedente, è punito secondo la legge italiana, a richiesta del Ministro della Giustizia.

(...)Agli effetti della legge penale, è delitto politico ogni delitto, che offende un interesse politico dello Stato, ovvero un diritto politico del cittadino.
E' altresì considerato delitto politico il delitto comune
determinato, in tutto o in parte, da motivi politici.

Sulla base di questo articolo del codice penale, il 28 aprile scorso, la Corte di Cassazione ha condannato in via definitiva all'ergastolo Carlos Suarez Mason e Santiago Omar Riveros, a 24 anni di reclusione altri 5 ufficiali delle forze armate argentine, per l'omicidio e la scomparsa di cittadini italo-argentini durante la dittatura militare degli anni '70.

Possiamo, dunque, dire che il processo per otto casi di italiani desaparecidos in Argentina, tenutosi a Roma per la durata di nove mesi nel corso del 2000 è giunto finalmente alla meta definitiva.
Quest'ultima sentenza rappresenta un caso esemplare per tutti gli esperti e le persone interessate ai problemi dei diritti umani internazionali che non cadono in prescrizione.

L'Italia, potremmo dire questa volta, "insegna" a fare la cosa giusta.

A chiunque volesse saperne di più segnaliamo il libro di Daniela Binello "Il diritto non cade in prescrizione", edito da Ediesse. Con la prefazione di Sergio Cofferati e Adolfo Perez Esquivel (Premio Nobel per la Pace), attraverso i commenti del pubblico ministero Francesco Caporale, del penalista Giancarlo Maniga e dei rappresentanti di Amnesty Italia, il volume ricostruisce quelle che furono le sistematiche forme di annientamento, fisiche e psicologiche, perpetrate dalla dittatura militare nei confronti di un'intera generazione di giovani, studenti, operatori sociali, sindacalisti, religiosi, insegnanti.

fonte www.fondazionedivittorio.it

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