20.05.2004
Una candidatura dai Movimenti per la provincia di Milano Intervista a Simona Giovannozzi Salvatori
Il 12 giugno si vota, e, ad un mese dalle elezioni, è tempo che i cittadini inizino a conoscere la storia di quei volti affissi ai manifesti sotto slogan che promettono miglioramenti spesso simili tra loro ma che, talvolta, finiscono per creare confusione nella la gente. Avviciniamoci, allora, ad una di queste storie e scopriamo chi è Simona Giovannozzi Salvatori, candidata indipendente Ds per il collegio del Ticinese nella provincia di Milano. La incontriamo nella piccola sede dei democratici di sinistra affacciata sui navigli, in una delle più belle zone della città e ci spiega come è arrivata a far politica.
“Dopo una vita di lavoro e sei mesi di pensione”, ci racconta con occhi pieni di entusiasmo, “il 23 febbraio del 2002 volevo partecipare con mio marito alla grande manifestazione del Palavobis di Milano, organizzata da tutti i Movimenti della cosiddetta società civile. Ma era venuta talmente tanta gente che non riuscimmo ad entrare e mentre Di Pietro replicava l’evento proprio per chi, come noi, stava fuori dalle cancellate, scattò in me una molla: dovevo impegnarmi in prima persona per un vero e proprio cambiamento di rotta. All’inizio solo un’idea in testa, quella di creare un movimento per i cittadini che riconoscessero il valore dell’etica nella politica. Ideale interpartitico che ha portato alla fondazione di Communitas 2002 nel settembre di quell’anno. Angelo Salvatori, mio marito, ne è il presidente mentre io sono la responsabile. In un anno e mezzo grazie ad appuntamenti di piazza, convegni ed una incessante attività di movimentismo culturale, abbiamo raggiunto un buon numero di soci aprendo sedi a Milano, Roma, Ivrea e Napoli.”
“Ha parlato di movimentismo culturale ed etica nella politica, potrebbe spiegarci cosa intende?”
“Il principio chiave è che i Movimenti devono fare cultura politica dove per politica si intende l’attività del cittadino come abitante di una sorta di polis greca, persone che si riconoscono in principi e valori affini e che per questo intendono operare insieme. E’ la stessa idea di “Comunità ” di Adriano Olivetti (cui Communitas 2002 si ispira) che per primo negli anni ’50, nel territorio del canavese aveva nella fabbrica il fulcro socio economico, ha dato luogo ad un ambiente in cui operai, impiegati e dirigenti erano tutte persone che pariteticamente si sentivano protagonisti di un unico progetto sociale. Questo principio, in ambito politico, significa innanzitutto democrazia partecipata dove il cittadino è soggetto attivo e cosciente della politica e vive in un territorio unito da federalismo solidale, cioè fatto di realtà comunitarie differenti ma in reciproca collaborazione secondo un concetto di socialismo ideale. Lo sviluppo economico, poi, può e deve realizzarsi nel rispetto dei valori socio culturali e sono gli stessi lavoratori a riconoscere che il profitto deve essere utilizzato per la parallela crescita di azienda e dipendenti.”
“Di tutte queste idee a giugno cosa si porta?”
“In primo luogo la mia indipendenza. Rappresento il punto d’innesto tra la cosiddetta società civile e i partiti che sono lo strumento che hanno garantito cinquant’anni di democrazia nel nostro paese. I cittadini che mi voteranno sono quelli che si riconoscono nei progetti dei democratici di sinistra e vogliono dare forza proprio a quella parte attiva, critica e cosciente di cui parlavo prima. Io, alla mia età , non ho certo smania di potere. Il motore che mi muove è quello di diffondere i valori in cui credo; di allargare lo spazio etico di quella comunità in cui sta crescendo la futura classe dirigente”.
“Anche nel Ticinese, che è il suo collegio?”
“Certo. Infatti io sulla base del programma di Filippo Penati, candidato come presidente della provincia per tutto il centro sinistra, ho privilegiato nella zona per la quale sono candidata, alcuni temi chiave. Tra quelli che mi stanno più a cuore al primo posto metto la salvaguardia dei beni culturali, inestimabile tesoro di ognuno di noi. Ritengo che si sia sempre in tempo a modificare una cattiva legge, ma se perdiamo il nostro patrimonio culturale e ambientale non possiamo più recuperarlo. Il quartiere dei Navigli è uno dei più belli di Milano, ma purtroppo oggi è pensato solo per un bacino di utenza limitato. Ci sono, infatti, tantissimi pub e locali notturni per ventenni e trentenni che hanno sostituito vecchie osterie, trattorie e negozi di sapore antico . La zona è stata talmente sfruttata che ha finito per perdere la sua natura e gli stessi residenti sono stati cannibalizzati da traffico, inquinamento acustico e degrado urbano. Io propongo un’opera di manutenzione che valorizzi in modo corretto il territorio restituendogli la sua fisionomia. Solo una precisa azione di buon governo potrà portare i Navigli, progettati da Leonardo in persona, ad essere ritenuti il patrimonio dell’umanità che sono. Altro punto per me vitale è la salvaguardia del verde in città . A Milano c’è una situazione drammatica. Basti pensare che rientrano nel conteggio delle aree verdi anche gli spartitraffico e le aiuole dei cimiteri. E ora c’è chi vuole togliere anche quel poco che c’è. Il parco Baravalle, per esempio, piccolo polmone verde nel cuore del ticinese, potrebbe essere sostituito da un residence universitario. Altri punti nodali sono: fermare il progetto per un parcheggio sotterraneo sotto la Darsena e salvare nella sua interezza l’istituto Feltrinelli che sta rischiando di perdere alcuni tra i suoi edifici storici. Sono questi gli argomenti che toccano il cuore del quartiere ed è da lì che si deve partire”
Barbara Massaro, addetto stampa alla campagna elettorale 2004 stregatta14@yahoo.it tel. 347-8002533
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