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Elezioni Europee: quello che è davvero in gioco...
12.06.2004

Elezioni europee
Quello che è davvero in gioco di Carlo Gnetti

Tanto è forte, alla luce delle vicende del nostro paese, la speranza di un risultato positivo alle prossime elezioni europee - e alle contemporanee elezioni amministrative in molte città e regioni d'Italia - che l'attenzione generale si è quasi totalmente concentrata sugli affari di casa nostra. Certo: ormai è difficile disgiungere gli affari di casa nostra dagli affari europei. E neppure va preso per buono l'argomento di Berlusconi, quando mette le mani avanti sminuendo gli effetti sul nostro paese di un voto (negativo per lui, ma questo non lo dice) in sede europea. Tuttavia non va messa in secondo piano quella che è la "ratio" delle elezioni europee, cioè definire la nuova composizione del Parlamento europeo.
Il Parlamento europeo è una sede legislativa che è apparsa finora sotto una luce piuttosto opaca. E non è solo colpa di un malcostume, tipicamente italiano duole ammetterlo, per cui c'è sempre qualcosa di più importante da fare nel proprio paese specie se si hanno doppi o tripli incarichi. Il fatto è che il Parlamento ha rispecchiato finora la debolezza delle istituzioni europee e il cammino di un'Unione esitante e divisa, priva di forti motivazioni. Per questo le elezioni di oggi, dopo l'ingresso dei 10 nuovi paesi che si apprestano a votare per la prima volta, sono destinate a segnare una tappa importante, forse una svolta storica. In gioco ci sono due concezioni e due modelli che rispecchiano un bipolarismo in via di affermazione anche in sede europea: in breve l'Europa del libero mercato e degli affari da un lato, priva di voce unica e di peso nelle vicende mondiali e, dall'altro, quella che si impone nello scenario internazionale come forza di progresso e di pace. Una forza che difende, vuole rafforzare con le modifiche necessarie, e magari anche esportare, il proprio modello sociale. Noi ci auguriamo che vinca questa seconda Europa e che, per la prima volta, si interrompa la tradizione di astensionismo al voto europeo.
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Elezioni europee ed amministrative il 12 e 13 giugno
Cinquanta milioni alle urne

Alla consultazione del 12 e 13 giugno sono interessati poco meno di 50 milioni di cittadini aventi diritto al voto (per l'esattezza, 49.845.299, di cui 1.198.350 residenti in uno dei paesi Ue), pari all'88% dell'intera popolazione.
Questa tornata elettorale porterà, oltre che all'elezione dei 78 membri italiani dell'Europarlamento (ne abbiamo persi 9 dopo l'allargamento a 24 dell'Unione), all'elezione di 4.518 sindaci e di altrettanti consigli comunali nonche' di 63 presidenti di provincia e di altrettanti consigli provinciali. Si votera' anche per le Regionali, in Sardegna, dove alle urne saranno chiamati 1.449.335 elettori: in totale, le amministrative coinvolgeranno 36.629.428 italiani (17.676.635 uomini e 18.952.793 donne) divisi in 44.750 sezioni.
Candidati e liste ammesse: sono 424 i candidati presidenti di provincia, 29.560 i candidati consiglieri provinciali, 11.221 i candidati sindaci e 209.012 i candidati consiglieri comunali. Le liste ammesse, invece, sono 109 alle europee, 1.201 alle provinciali e 13.247 alle comunali.
Alle prossime elezioni europee ed amministrative potranno votare all'estero anche i cittadini italiani aventi diritto, residenti o temporaneamente presenti, in altri Paesi. Su 61.712 seggi, infatti, 1.042 saranno aperti negli altri 24 Paesi europei dove si vota.
I cittadini italiani, residenti o temporaneamente presenti all'estero potranno votare presentando una domanda ai consolati che inoltreranno richiesta ai comuni di appartenenza degli aventi diritto.
L'apertura dei seggi all'estero avverrà a partire dalle ore 17 fino alle 22 del venerdì e nell'intera giornata di Sabato, dalle ore 7 alle 22. Questo per consentire i tempi necessari per la raccolta delle schede e permettere che le operazioni di scrutinio avvengano contemporaneamente allo spoglio delle altre schede elettorali, alla chiusura dei seggi in Italia.
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