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Forza Italia va giu', ma la maggioranza tiene.
15.06.2004

FI va giù ma la maggioranza tiene. In casa nostra, Uniti nell'Ulivo non decolla mentre l'area comunista - Rifo e PdCI - cresce.
Previsione: se fra due anni si affrontano le politiche allo stesso modo, perdiamo un'altra volta. Solo se Uniti nell'Ulivo crescerà in saggezza, forza e apparenza - le tre qualità di una politica ad alta energia -, l'alleanza non risulterà troppo sbilanciata su Bertinotti e riuscirà a trascinare con sé il 51 per cento degli italiani.
E' sempre il solito problema (vedi email precedente "Chi votiamo all'Europee?" e anche il mio editoriale uscito nei giorni scorsi sulla rivista "Appunti di politica e cultura" che riporto sotto). L'Ulivo è troppo serioso e palloso. Manca il brivido. Nei momenti cruciali, su giustizia e pace, tentenna e sbanda. Non trasmette la bellezza di una politica comunitaria. Eppure si vince/convince così: "Ecco quanto é buono e soave che i fratelli vivano insieme. E' come olio profumato sul capo, che scende sulla barba..."
Saluti affettuosi
Giovanni

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Primavera italiana

Previsioni del tempo
Piove su Silvio Berlusconi e i suoi alleati. Il maltempo dovrebbe proseguire almeno fino alle prossime elezioni europee. Il condizionale è d'obbligo, quando si tratta di previsioni conviene sempre andare cauti anche perché siamo in tempi di "democrazia fluida" e i rapporti di forza tra le coalizioni possono subire fluttuazioni sostanziose in tempi rapidi. Ma alcune evidenze sono tali che nessun maquillage dovrebbe riuscire a frenare il salasso dei voti dalla Casa della Libertà.
Stagnazione economica, perdita di competitività, prezzi galoppanti hanno portato la classe media sull'orlo di una crisi di nervi. La caduta della fiducia è forte specie nell'establishment economico ed ha provocato la cocente sconfitta degli uomini di Antonio D'Amato nella corsa alla presidenza della Confindustria. Adesso che il presidente è Luca Cordero Di Montezemolo, il "figlio" di Gianni Agnelli, finisce il "conflitto senza riforme" e può tornare la concertazione in stile torinese - emiliano.
In politica estera, l'euroscetticismo autarchico di Berlusconi, Frattini e Tremonti ha rovinato i rapporti con l'Unione Europea e i suoi leader. Tale impostazione provinciale è l'esatto pendant della scelta di fedeltà all'amico George W. Bush e di adesione alla sua miscela di unilateralismo e guerra preventiva. L'opinione pubblica italiana continua però, in larga maggioranza, a non volere l'appiattimento sulla linea del presidente americano, è contraria al coinvolgimento nella guerra irachena e non accetta neppure la soluzione dorotea di una "presenza non belligerante".
Più in generale, è manifesta l'inconsistenza del la sintesi culturale del centro destra. Il mastice non c'è: istinti liberali si sono mescolati con pulsioni dirigiste, il laicismo con lo spirito confessionale, il garantismo delle leggi speciali pro-Berlusconi con il giustizialismo leghista sulla legittima difesa e sulla tortura.. Che cosa rimane allora?
Rimane la specialità berlusconiana di edulcorare, di utilizzare il suo dominio televisivo per l'abbellimento sistematico, il forcing propagandistico, il trasferimento di ogni conflitto o di ogni problema in una soluzione pubblicitaria. Ma prima o poi la forza delle cose dovrebbe sfondare le pareti di cartongesso del teatrino televisivo. E qualcuno a sinistra dovrebbe dare una mano al ritorno alla realtà. Perché - bisogna dirlo e ripeterlo fino alla noia - non è per nulla scontato che la crisi della destra significhi automaticamente il successo di questa sinistra: lo spappolamento della destra potrebbe risolversi, se il centro sinistra non riesce a recuperare una stabile credibilità, in un massiccio incremento di astensionismo e di ulteriore disaffezione degli italiani dalla politica.

Candidature deludenti
La scelta delle candidature per le europee doveva essere un'occasione forte per trasmettere un messaggio di affidabilità, soddisfando le aspettative di rinnovamento, moralità, competenza nutrite dagli elettori, portando a Strasburgo una squadra da scudetto. Invece le liste di "Uniti nell'Ulivo" sono state blindate per garantire l'elezione sicura ai capilista contrattati dalle segreterie nazionali. Sono stati esclusi, con studiato accanimento, personaggi che potevano provocare qualche sopresa, si è preferito inserire figure molto modeste e farcire il tutto con una buona dose di transfughi del centrodestra (ma come si fa a presentare nel Nord-Ovest, in un colpo solo, Marco Formentini e Vittorio Dotti? E chi sarà mai questo siciliano Latteri Ferdinando che in meno di 24 ore è riuscito a passare da Forza Italia alla candidatura?). Per non parlare della chicca: la presenza in lista dei due noti giornalisti Michele Santoro e Lilli Gruber (capolista nel Centro Italia!). Questa scelta pare dimostrare due cose: 1. che anche nel centrosinistra circola l'idea che il ricorso alle vedettes televisive sia l'unico modo di abbacinare un elettorato ignorante; 2. che il rapporto a suo tempo instaurato dal centrosinistra con la tv non era poi troppo diverso da quello che attualmente intrattiene la maggioranza di governo: anche per l'Ulivo la tv è un megafono propagandistico, uno spazio da presidiare con personaggi di provata fede, che vanno risarciti, nei momenti di bassa fortuna, con qualche prebenda elettorale. Quindi il 13 giugno andremo in cabina mogi modi, senza cantare. Purtroppo niente "canzone popolare", niente "una vita da mediano", niente "Inno alla gioia".
Con questo soprassalto di superficialità e di spregio da parte dei vertici verso le attese della base, proprio nel momento in cui si deve lanciare un ambiziosissimo progetto elettorale-politico, come si può sperare di andare lontano? Perché il centrosinistra non riesce a prendere il volo?


Il ritorno di Icaro
Viene in mente il volo di Icaro. Icaro, il personaggio mitologico che ha voluto superare se stesso, è il simbolo di ogni utopia. Il concetto di utopia, che pure è stato uno dei concetti chiave su cui si è costruito il pensiero dell'uomo occidentale negli ultimi tre secoli, sembra oggi del tutto inutilizzabile. Icaro è caduto in malo modo lasciandosi alle spalle, come risultato del suo volo impossibile, una messe infinita di lutti e di tragedie. Pretendendo un paradiso impossibile, gli uomini sedotti dal sogno utopico hanno demolito il purgatorio e sono andati a finire all'inferno. Cancellato Icaro, rimane solo il padre Dedalo. Dedalo incarna lo spirito scientifico, la consapevolezza dei limiti intrinseci della realtà, la quale, certamente, può - e quindi deve- essere modificata, migliorata, ma non negata in nome di chissà quale sogno palingenetico. Dedalo non è mica un conservatore, è un riformista anche lui, consapevole della complessità del governo, ma soprattutto della complessità del cuore dell'uomo, dove le cose buone sono miste alle cose malvagie, senza che si possano sciogliere in un colpo solo. Abbiamo bisogno di Dedalo, della sua lucidità, della sua calma, della sua competenza. Se ci fossero più Dedalo nella nostra sinistra, riusciremmo a impostare strategie solide e non solo tattiche che durano il breve spazio di un comunicato stampa. Ma abbiamo bisogno che ritorni pure Icaro.. L'utopia deve rinascere. In forme nuove. Non sarà l'utopia moderna che abbiamo conosciuta, che si collocava dentro universi rigidi, che ha sempre ragionato per grandi numeri, per grandi mobilitazioni e per profonde e radicali trasformazioni (anche quando non ha fatto grandi, cioè profondi, ragionamenti). Ma sarà pur sempre un volo oltre l'esistente. L'umanità progredisce attraverso la realizzazione di cose ritenute impossibili: "è perfettamente esatto, e confermato da tutta l'esperienza storica, che il possibile non verrebbe raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre l'impossibile" (Max Weber). Dopo tanto disincanto c'è bisogno di reincanto. Solo così la politica può tornare interessante. Del resto, per occuparsene, di politica, bisogna esserne almeno un po' attratti e chi ha i primi ruoli in commedia deve anche pensare a come evitare che il pubblico se ne vada via a spettacolo in corso, o lanci ortaggi verso il palco. Possibile che ci si debba rassegnare a ritenere che nella vita politica siano affascinanti, oltre che disastrosi, soltanto i populisti liftati o i leader delle dittature più folli. Le grandi sfide mondiali - pace, lotta alla povertà, difesa dell'ambiente - e i grandi disegni di innovazione - riconversione dei sistemi previdenziali e di welfare, dell'istruzione, della regolazione del lavoro, grandi piani di opere pubbliche - meritano di essere incardinati in un in un progetto bello e seducente, in un mondo di significati e di simboli, che trasmetta profondità e altezza.

Democrazia ad alta energia
Non pensiamo a sufficienza a questi aspetti e li liquidiamo come fossero impolitici. Invece è da questo "impolitico" che può riprendere vigore anche "il politico" e tornare pregante per la vita dei cittadini. Si parla tanto di crisi economica, a ragione, ma vi è un aspetto meno visibile ma ancora più preoccupante: questa è una società in cui vaste masse di uomini e donne ordinari sono in recessione/depressione. A loro infatti è negato qualsiasi accesso alla grandezza, ovvero è negata ogni esperienza di devozione della propria vita ad una missione più alta. Tanto che torna in alcuni discorsi la retorica sulla guerra come all'unica vera esperienza eroica. La pace sarebbe rimpicciolimento. Non abbiamo ancora trovato la strada per il potenziamento dell'esperienza e della visione umana in condizioni di pace. La democrazia dovrebbe essere percepita in questi termini e, nel suo piccolo, ogni proposta politica, anche quella dell'Ulivo, dovrebbe riuscire a presentarsi come incremento e allargamento di ogni persona. Invece ci troviamo di fronte ad una democrazia che per tanti aspetti è solo oligarchia, o più ancora gerontocrazia. Non mi riferisco tanto alla vecchiezza di certe facce, quanto all'anemia dell'impianto complessivo. Ogni novità viene bollita e disossata. Ogni tragedia viene subito allontanata e abbattuta a colpi di talk-show. Le parole rotolano sciape. Le istituzioni pubbliche non interessano più a nessuno. L'attaccamento alla roba provoca gli unici sussulti. Così smunti si va verso morte certa. Occorre perciò riproporre una democrazia ad alta energia, fatta dal genio degli uomini e delle donne ordinari, capace di trasmettere una concezione motivante dell'avvenire. E' proprio venuto il tempo di parlare ampiamente di "persona e comunità". Appuntamento sul prossimo numero.

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Giovanni Colombo
presidente nazionale della Rosa Bianca
consigliere comunale di Milano - indipendente ds

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