18.06.2004
BERLUSCONI HA PERSO MA LA COALIZIONE DI C.S. NON HA ANCORA VINTO.
Anche se è antipatico, però credo sia utile, è necessario fare i conti con il percorso che abbiamo fatto per decidere meglio cosa fare per il futuro. 1. L’Europa non è un sogno, come abbiamo detto nel nostro slogan, l’Europa è soprattutto un progetto da “costruire”. Abbiamo dato alle Nazioni aderenti delle prospettive economiche ma non abbiamo chiarito i prezzi politici e le trasformazioni necessarie perché potesse funzionare nell’interesse di tutti. Ogni Nazione ha preso il meglio, ha pescato nel pozzo ma non ha dato (vedi vicenda Costituzione e Iraq), quello che doveva dare. Il tutto perché abbiamo dato l’impressione dell’ineluttabilità del processo. Bisogna incominciare a dire a chi non le va, che si può anche uscire e che non si può rimanere eternamente in mezzo al guado. Il grosso dell’attenzione è andato, anche ai Paesi recentemente entrati, alle opportunità di accedere ai finanziamenti, una spartizione senza contropartite e alle allocazioni nelle Commissioni, più per difendere i propri interessi Nazionali che per produrre disegni di fusioni e lancio sul mercato mondiale delle nostre economie. Una visione legata spesso anche ai benefit burocratici che non a quelli dell’impegno per la costruzione Europea dell’economia. L’Europa economica è una grande opportunità di sviluppo, mettendo assieme le risorse finanziarie e gli accorpamenti necessari, può competere a livello globale e avere (se l’unione va avanti) il supporto politico necessario per inserirsi con forte potere negoziale sul mercato mondiale. Ci vuole un nucleo forte che faccia questo, e se una Nazione non ci sta, niente di male.. può ritornare all’origine….forse quando aderirà (vista l’evoluzione dei mercati) sarà più convinto e consapevole. 2. La nascita della Lista unica è partita con il piede sbagliato e con un diritto di veto che ha spaventato tutta l’area delle formazioni minori e dei Movimenti perché ha dato l’impressione, in trasparenza, di un tentativo di fagocitare tutta la Coalizione nei centri decisionali dei fondatori. Ritorno con caparbietà alla nostra proposta di Monte San Savino ( I Cittadini per l’Ulivo ) di un ufficio di premierato con il coinvolgimento senza veti di tutta la Coalizione per le decisioni di voto e i Programmi con decisioni assunte a maggioranza, atteso che per fare questo deve cambiare la cultura di apparato dei partecipanti: un’arena aperta, un open space, dove ciascuno conta per quello che propone e non per il “gruppo” di potere al quale appartiene. 3. Personalmente ero contrario alla fusione con i popolari e pensavo ai Democratici come una formazione politica di mezzo che fungesse da collante per tutta la Coalizione, tuttavia la questione non esiste più se andiamo al sistema federato ma mi sembra utile ripercorrerne le tappe per incamerarne l’esperienza: abbiamo portato il 70% alla nuova formazione ma abbiamo rimediato solo il 30% negli organismi dirigenti e anche questi non si sono mossi a sufficienza per dare un segno di discontinuità e rinnovarne l’immagine, hanno vinto i vecchi, pur nobilissimi e utili apparati, il risultato se continuiamo così, sarà quello di avere la stessa percentuale di voti che, in evoluzione, avrebbero potuto avere i popolari. 4. Non abbiamo ragionato e non ci siamo emendati a sufficienza del nostri errori, gli elenco: a) i G8 e l’incapacità a intavolare un rapporto negoziale con il Governo senza dare indicazioni precise alle formazioni pacifiste mandandole al macello .b)la perdita, in occasione della vicenda Parmalat, di un’occasione per inchiodare alla questione della Legge sul falso in bilancio le responsabilità della Maggioranza che trovo successivamente proposta (haimè) dal Tremonti. c) l’incapacità a far diventare con proposte e Referendum, “centrale”, la questione del conflitto d’interessi. d) aver concentrato tutto su Berlusconi senza denunciare la differenziazioni strumentali della Lega e degli alleati al punto di far sembrare questi più alternativi di noi alle politiche economiche del Governo. Dal punto di vista della visibilità abbiamo fatto più clamore sulla Scuola che sulle altre questioni, abbiamo avuto milioni di persone in piazza sull’art 18 ma non abbiamo dato continuità con proposte concrete alle aspettative che si erano concentrate sulla questione, l’Agenda delle scadenze e della visibilità è stata dettata più dal CD che da noi, ci siamo accodati alle ondate mediatiche della maggioranza perdendo molte penne (fecondazione assistita) non siamo stati capaci, perché non abbiamo un centro decisionale coinvolgente, di scegliere il campo dello scontro. 5. nei miei incontri casuali mi capita spesso d’imbattermi in persone che ragionano e sanno di Politica più di quelli che trovo nelle occasioni deputate dall’organizzazione dove spesso si scodellano regie sempre ossequienti con le gerarchie pre-stabilite e dove le richieste di parola sono viste più con sospetto che con curiosità . Le competenze, le motivazioni, debbono diventare parte integrante della nostra Coalizione, non è sufficiente essere la parte buona del “sistema” bisogna lanciare l’immagine di un sistema diverso alternativo e leggerne nel sociale lo zoccolo elettorale d’interessi, bisogna dare un’identità forte ai nostri elettori, la Lega nel suo piccolo resiste per questo motivo. La Costituente, il Programma, sono la chiave sulla quale dovremo misurare le nostre capacità di riscossa e di vittoria nel 2006 perché oramai è chiaro fino ad allora, e con quali sorprese, non sappiamo, il CD rimarrà al Governo. Pessimismo dell’intelligenza ottimismo della volontà : resto un Gramsciano e mi scuserete la crudezza dall’analisi. Verona 15/6/2004 Gustavo Pasquali
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