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Con lo stop alla leva militare 20.000 volontari in meno
3.09.2004

Servizio civile, rischio chiusura. E´ la linfa vitale per chi si occupa dei più deboli. Dal Terzo settore ai comuni.

La fine della leva rischia di trascinare con sé anche il mondo del volontariato. E mettere in crisi i comuni, nella gestione dei servizi per anziani, disabili ed emarginati. Se infatti non si modificherà la legge destinata a entrare in vigore il primo gennaio 2005, gli enti pubblici e privati che approfittano del servizio civile dovranno fare a meno, all´improvviso, del lavoro di 45mila ragazzi, oltre i due terzi di quelli che attualmente fanno la scelta di servire per un anno la causa della solidarietà.

L´allarme arriva da un sondaggio realizzato da Swg per conto di Arci-Servizio civile, che ha rilevato gli umori delle ragazze che in questi mesi stanno facendo l´esperienza del servizio civile volontario (quello che a partire dal primo gennaio, appunto, sostituirà completamente l´obiezione di coscienza, spazzata via dal venir meno della naja obbligatoria). Ebbene, il 43 per cento del campione ammette che avrebbe rinunciato all´esperienza se fosse già vigente il divieto di cumulare i redditi del servizio civile (433 euro al mese) con le entrate derivanti da altri lavori. Il 30 per cento sostiene invece che non avrebbe optato per il servizio civile se fosse già a regime l´obbligo di un orario rigido, con un monte ore settimanale dalle 30 alle 36 e con tempi di entrata e uscita prestabiliti.

Le domande poste non sono causali. Entrambe le condizioni sono infatti scritte nel decreto del 2002 che diventerà efficace all´inizio dell´anno prossimo. «È un grave errore, a cui si deve porre rimedio al più presto», dice Licio Palazzini, presidente di Arci-Servizio civile. «Nel 2004 abbiamo avuto 30mila obiettori di coscienza a cui si devono aggiungere oltre 37mila ragazze del servizio civile volontario. L´obiettivo dichiarato di Carlo Giovanardi, ministro per i Rapporti col Parlamento con delega al Servizio civile, era di non scendere sotto le 65mila unità. Con lui abbiamo fatto un percorso comune, ne abbiamo condiviso l´impegno. Ma adesso il governo deve battere un colpo e cambiare quelle due norme assurde, altrimenti l´anno prossimo ci troveremo con meno di 20mila volontari. E sarebbe un disastro».

Il servizio civile è infatti linfa vitale per chi si occupa dei più deboli. Per le associazioni del Terzo settore. Ma soprattutto per i comuni. Nelle città italiane le attività di contrasto del disagio (ma anche quelle culturali, come l´apertura di biblioteche e musei) sono in gran parte affidati all´esercito della solidarietà. Farne a meno - viste le scarse risorse degli enti locali - significa spesso tagliare i servizi.

Eppure strada se ne è fatta, su questo fronte. La progressiva diminuzione degli obiettori di coscienza dovuti alla riforma del servizio militare - molti giovani, sapendo di non essere più obbligati alla leva dal 2005 si sono iscritti all´università negli ultimi anni con il solo scopo di ottenere il rinvio - era stata ben compensata con l´istituzione del Servizio civile volontario. Aperto finora alle sole ragazze (e ai ragazzi inidonei alla naja) ma pronto a diventare un´opportunità per tutti.

Il ministro Giovanardi è riuscito infatti a rendere flessibile - nell´attesa del 2005 - l´impegno dei volontari, incentivando così la scelta. Si è così passati dalle 179 volontarie del 2001 alle 37mila di quest´anno. Un successo, che - dicono i maligni - ha preoccupato il ministero della Difesa che, sul campo del reclutamento dei giovani, è di fatto concorrente dell´Ufficio nazionale del servizio civile. Sembra che sia stato proprio il ministro Antonio Martino, nel 2002, a insistere perché il decreto attuativo della riforma prevedesse orari più rigidi e non cumulabilità dei redditi. «È un vero peccato - dice ancora Palazzini - perché tutti gli sforzi per costruire questa grande esperienza civica rischiano di rivelarsi vani».

 GIANCARLO MOLA

da www.repubblica.it

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