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Dialogare con i mussulmani.
19.09.2004

Marco Calamai: Dialogare con il mondo musulmano
Respingere il terrorismo e rifiutare la logica dello scontro di civiltà.


Il mondo, nei giorni del terzo anniversario dell’11 settembre, ricorda la strage delle Due Torri avendo ancora negli occhi le immagini dei bimbi di Beslan. Tutto ciò mentre due pacifiste ed operatrici umanitarie, Simona Torretta e Simona Pari, sono prigioniere in Iraq di un gruppo di sequestratori.
Ne abbiamo parlato con Marco Calamai, componente del Comitato Scientifico della Sezione Politica Internazionale della Fondazione Di Vittorio, esperto di cooperazione internazionale, già consigliere speciale della coalizione in Iraq dimessosi dopo aver denunciato il fallimento della strategia anglo-americana.


- Calamai, che lettura lei da del sequestro delle due operatrici umanitarie italiane?

Io inizierei a chiedermi chi ha rapito queste persone.
La soluzione più auspicabile è che a rapire le due ragazze sia un gruppo con finalità estorsive, a quel punto, si potrebbero avviare delle trattative che in qualche modo potrebbero portare alla liberazione delle due Simone.
Se invece, come io personalmente temo, questo rapimento è stato compiuto da un gruppo terroristico radicale di matrice islamica, ci troviamo davanti alla prova tangibile, peraltro non nuova, che vi è una componente all’interno del mondo dell’integralismo islamico che, con questa azione, vuole radicalizzare lo scontro. Lo scopo di queste componenti radicali è simboleggiare, con questo atto, una totale chiusura nei confronti della parte più democratica del mondo islamico e occidentale. Un tentativo, quindi, di portare la situazione in una direzione di scontro frontale tra mondo occidentale e mondo musulmano.


- Neanche l’impegno tangibile e riconosciuto a favore della popolazione irachena mette al riparo dal terrorismo ?

Il terrorismo integralista ha già dimostrato di colpire indiscriminatamente ammazzando tante persone innocenti: lo ha fatto a New York, a Madrid, anche ad Ankara.
Proprio a Madrid la follia cieca terroristica ha ammazzato numerosi lavoratori musulmani presenti nel territorio spagnolo.
Si ammazza nel tentativo di avviare una contrapposizione sempre più crescente: nella direzione di quello scontro di civiltà che, in qualche modo, fa il gioco dei vari Bin Laden di turno e non solo, fa anche il gioco dei vari fondamentalisti presenti nel mondo occidentale, ossia di coloro i quali, non credendo più ad una possibilità di dialogo con il mondo arabo, mettono tutti sullo stesso piano.
A mio avviso, bisogna certamente combattere il terrorismo, ma allo stesso tempo ribadire che il modo per combatterlo non è assolutamente la strategia della guerra preventiva e, più in generale, delle guerre unilaterali.

- Come giudica l’attegiamento del governo italiano in questa vicenda?

Devo constatare che in questa vicenda il governo italiano, anche grazie allo stimolo dell’opposizione e naturalmente facilitato dal profondo senso di angoscia che c’è nel nostro paese, sta facendo di tutto per chiedere la collaborazione delle forze islamiche sia italiane, sia irachene e, più in generale, medio-orientali.
Il fatto che nel mondo islamico ci siano ampie forze che, seppur in disaccordo con l’occupazione militare americana, sono anche contrarie ad un terrorismo cieco lo leggerei come il fatto più rilevante. Questo mi porta a sostenere che la strada da battere sia, ora e in futuro, quella di avviare dei contatti con le componenti dialoganti all’interno del mondo musulmano.
Certamente se il nostro governo non avesse partecipato ad una guerra illegittima la quale ha portato ad un’occupazione fallimentare avremo avuto una possibilità maggiore di essere ascoltati.

- Bush dice che il mondo dopo l’11 settembre è più sicuro. Secondo lei la situazione in Iraq cosa dimostra?

La situazione in Iraq dimostra esattamente l’opposto.
Ha ragione Kerry nel sostenere che è stato sbagliato tutto. L’aggravante è che non si tratta di un errore “innocente” ma consapevole. La guerra è stata voluta fortemente dall’amministrazione Bush, una guerra che ha portato
nei fatti un terrorismo più forte di prima. Una convinzione espressa peraltro dal vice di Bin Laden nel suo recente videomessaggio. Non solo, la scelta della guerra ha fattivamente impedito alle forze moderate presenti sia nel mondo islamico sia in occidente di emergere. In sintesi, la politica dell’attuale amministrazione americana è una politica catastrofica che fa male a tutti.

Fonte: www.fondazionedivittorio.it

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