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NO ad una riforma che divide il Paese
19.09.2004

E' RIPRESO ALLA CAMERA L'ITER DELLA RIFORMA COSTITUZIONALE:
NO AD UNA RIFORMA CHE DIVIDE IL PAESE, ALTERA GLI EQUILIBRI TRA I POTERI E
HA COSTI ANCORA NON QUANTIFICATI

Lunedì scorso è ripreso alla Camera dei Deputati l'esame della riforma
costituzionale la cui approvazione è prevista entro ottobre.
E' una riforma che non condividiamo e consideriamo rischiosa per
l'equilibrio dei conti pubblici.
Contestiamo l'alterazione dell'equilibrio costituzionale tra i poteri dello
Stato, con la consegna di poteri crescenti nelle mani del premier, a scapito
del Parlamento e dello stesso Presidente della Repubblica, privato della
possibilità di svolgere il compito di garante dei rapporti tra Parlamento e
governo.
Con la riforma elaborata dal centrodestra, infatti, il capo del governo
italiano verrà eletto direttamente e potrà imporre la propria volontà alla
maggioranza parlamentare minacciando di proporre lo scioglimento della
Camera, sceglierà i ministri e potrà 'licenziarli'. Salta ogni forma di
garanzia, di equilibrio tra i poteri: nelle grandi democrazie occidentali,
infatti, il capo del governo eletto direttamente dai cittadini non può
sciogliere il Parlamento, deve garantirsi la fiducia della maggioranza
parlamentare.
Per equilibrare i poteri del premier cresciuti a dismisura era stato
proposto il rafforzamento delle garanzie parlamentari (maggioranze
qualificate per l'approvazione dei regolamenti, 'statuto
dell'opposizione'.), ma il centrodestra ha bocciato tutte le modifiche.
Anche la Corte Costituzionale viene assoggettata, con questa riforma, al
potere politico, attraverso l'aumento del numero dei giudici di estrazione
politica e, quindi, espressione della maggioranza parlamentare.
Con la cosiddetta 'devolution', inoltre, viene operata una sorta di
'secessione di fatto' in materie (programmi scolastici, corpi di polizia,
forse la stessa assistenza sanitaria) in cui la Costituzione repubblicana
vigente garantisce livelli essenziali di servizio (sanità, scuola,
sicurezza) uguali per tutti i cittadini, in ogni parte d'Italia. Avremo
venti sistemi scolastici diversi?
Una riforma che penalizza città e comuni, veri nodi del territorio italiano,
nato intorno alle municipalità molto più che alle identità regionali.
Ma rischiamo anche una riforma fuori controllo sul piano dei costi: dalla
Confindustria, ma anche dal Ministero del Tesoro e dallo stesso Dipartimento
Affari Economici della Presidenza del Consiglio vengono cifre preoccupanti.
Si calcola, infatti, che l'aggravio per le casse dello Stato dovuto
all'introduzione della devolution sia dell'ordine di diverse decine di
miliardi di euro (decine di migliaia di miliardi di lire).
Se è vero che gli stati federali normalmente 'costano meno' di quelli
centrali ciò è dovuto al fatto che si tratta di Paesi che hanno fatto del
federalismo il punto massimo di unità e non hanno mai avuto una struttura
centrale a cui togliere competenze. In Italia, invece, rischiamo che alla
burocrazia statale si sommino, oltre che venti neo-centralismi regionali,
venti burocrazie regionali con i loro costi economici e le loro disfunzioni.

Luigi Calesso, Bruno Martellone, Romano Peressoni,Stefano Ros, Sara Visentin
Oggiperdomani - Sinistra Riformista - Treviso
Associazione aderente alla Rete dei Cittadini per l'Ulivo

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