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Prodi e dintorni!!!
25.09.2004

Prodi e dintorni....!!!!!!!!!!!

Ho letto con soddisfazione l'intervista di Prodi a Repubblica: spero
veramente che riesca a forzare la situazione perché troppo spesso abbiamo
l'impressione di tornare indietro ai tempi dei veti incrociati e dei
messaggi cifrati tra addetti ai lavori.
Credo che noi cpu dovremmo in tutti i modi e in tutte le sedi rendere
pubblico il nostro appoggio a Prodi e soprattutto alle idee di rinnovamento
della politica attraverso i partiti, ma con le associazioni, i movimenti e i
singoli cittadini e sostenere con più forza le idee della costituente per
l'ulivo, dell'albo degli elettori e delle primarie.
Proporrei a tutti di inviare mail ai partiti del centrosinistra perché
rispondano positivamente alle domande di Prodi.
Alberto Ferraris
Finale per l'Ulivo
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dopo l'intervista del "bello guaglione" a Repubblica,
http://www.repubblica.it/2004/g/sezioni/politica/ulivo/rutesvo/rutesvo.html
eccoci la lettera di Romano Prodi che repubblica non ha ancora messo sul sito...
non si puo' certo dire che al Prof. non piaccia la chiarezza... e io sono, ovviamente, con lui.
ciao
rosanna

http://www.dsmilano.it/Pressroom/2004/09/rep4_0924_prodi-lettera-all-ulivo.htm
LA LETTERA di ROMANO PRODI
da Repubblica - 24 settembre 2004

Ultimatum di Prodi agli alleati dopo le polemiche sulle primarie e su come organizzare la coalizione
"Troppe resistenze sull´Ulivo cancellatele o io non ci sarò"
- progetto alternativo -
Se c´è un progetto alternativo e qualcuno che pensa di incarnarlo, si vada ad un confronto aperto e
comprensibile ai cittadini. Se questo progetto non esiste, allora dobbiamo essere coerenti e
conseguenti.
- la mia identità politica -
La Federazione dell´Ulivo, la Grande Alleanza Democratica. Questi sono gli strumenti di un grande
progetto di innovazione per uno schieramento riformatore. Questa è anche la mia identità politica,
l´unica per me possibile
- una lettera sofferta -
Questa è una lettera che non avrei voluto né creduto di dovere scrivere. Ma è necessaria perché è
ora che si dicano i sì e i no e siano spazzate via tutte le ambiguità e tutte le riserve mentali.

Caro Direttore, questa è una lettera che non avrei voluto e non avrei creduto di dover scrivere.
Viviamo momenti difficili e, spesso, terribili. Dall´Iraq all´Ossezia, dalla Cecenia
all´Afghanistan, dal Darfour al Medio Oriente al Mediterraneo il mondo è scosso da guerre,
terrorismi, violenze e emigrazioni di massa. Abbiamo negli occhi le immagini dei bambini di Beslan e
nel cuore l´angoscia per le nostre due Simone.
Se osservate nella prospettiva di queste tragedie, l´Europa appare come un´isola relativamente
felice.

I sessant´anni di benessere seguiti alla fine della Seconda guerra mondiale hanno trasformato il
volto stesso delle nostre società e la vita di ciascuno di noi. Abbiamo una moneta comune, l´euro. E
con l´allargamento non abbiamo soltanto esteso a tutto il continente un´area di pace: abbiamo anche
creato un gigante dell´economia mondiale.
Ma non sono solo rose e fiori. L´Europa, che sino a tutti gli anni Sessanta aveva conosciuto una
stagione di crescita impetuosa, ha rallentato il proprio ritmo di sviluppo e da tre decenni non
riesce a ridurre il divario che la separa dagli Stati Uniti.
E, in quest´Europa, l´Italia è tra i paesi che soffrono di più. Le Ferrari dominano le corse di
Formula Uno, ma in tutte le altre gare perdiamo drammaticamente terreno. All´Onu, specchio fedele
delle gerarchie internazionali, siamo caduti in una serie inferiore, irrimediabilmente staccati da
Francia e Germania che, per decenni, sono state nostre pari.
E le cose non vanno meglio nell´economia. Siamo entrati nell´euro ma, mentre gli spagnoli confermano
il loro ritmo veloce e francesi e tedeschi riprendono a correre, noi arranchiamo in ultima fila. Il
turismo soffre sotto i colpi di una concorrenza sempre più forte. Le nostre esportazioni non tirano
più. Siamo quasi spariti nelle classifiche delle grandi imprese. Non produciamo più ricerca
d´avanguardia. Stiamo tenendo un´intera generazione di giovani in una situazione di precarietà
destinata a portare ad un futuro di insicurezza. Assistiamo all´impoverimento di quella classe media
che è la spina dorsale e vitale di ogni società. Leggiamo di oltraggiose retribuzioni a grandi
dirigenti mentre schiere infinite di lavoratori sono costretti a vivere con stipendi che non
permettono di coprire la quarta settimana del mese.
Il dissesto della finanza pubblica certificato dalle dimensioni, tuttora vaghe ma in ogni caso
imponenti, della manovra annunciata dal governo, non è che il sintomo della necessità di una vera e
propria ricostruzione del paese. Scuola, università, giustizia civile, protezione degli anziani e
dei più deboli, sistema dell´informazione: non c´è campo della vita e della società italiana che non
richieda un intervento profondo.
C´è chi ha sparso l´illusione che bastasse lasciare la briglia sciolta perché l´Italia riprendesse a
correre. Che bastasse promettere meno tasse per creare un entusiasmo capace di generare
investimenti, lavoro, ricchezza. Che, in sostanza, il paese meno lo si governava meglio era.
Ma non era che un´illusione. Una perfida illusione che lascia e lascerà un´eredità pesante e imporrà
un lavoro duro e di lunga durata a chi sarà chiamato a reggere il paese.
Con la consapevolezza della dimensione della sfida che sta di fronte all´Italia, una consapevolezza
resa ancora più acuta dagli anni trascorsi guardando al nostro paese dall´osservatorio della
Commissione Europea, nel luglio dello scorso anno, in previsione delle elezioni europee e in
preparazione delle elezioni politiche, ho lanciato la proposta di una lista unitaria delle forze
riformatrici.
L´idea era semplice: bisognava costruire una forza capace di operare come motore e timone di una
grande coalizione di tutte le forze riformatrici in modo da guadagnare la fiducia degli elettori e
garantire successivamente la stabilità del governo.
A questo invito hanno risposto, per primi, i Democratici di Sinistra, i Socialisti Democratici
italiani, i Repubblicani Europei e la Margherita, i partiti che più direttamente rappresentano le
grandi tradizioni culturali e politiche alla base della Costituzione della nostra Repubblica e lo
spirito di novità e di unità all´origine dell´esperienza dell´Ulivo. Uniti nell´Ulivo: questo è il
nome che scegliemmo per la nostra lista. Un nome che testimonia la volontà di operare e di
presentarci uniti di fronte ai cittadini e, allo stesso tempo, propone un legame diretto con il
marchio della coalizione che aveva già vinto contro la destra nel 1996 e del governo che aveva
saputo portare l´Italia al traguardo dell´euro.
Al momento del voto europeo, più di dieci milioni di donne e di uomini, quasi un elettore su tre,
hanno premiato questo sforzo di innovazione e di coraggio, facendo della Lista Uniti nell´Ulivo di
gran lunga la prima forza politica italiana con una consistenza pari ai due terzi dell´intero
centrosinistra e ad una volta e mezzo la maggiore forza del centrodestra.
A questi milioni di italiane e di italiani era giusto, era doveroso rispondere, dopo il voto,
lavorando per consolidare ciò che essi con tanta evidenza avevano mostrato di apprezzare. Di qui la
proposta di creare, sulla base e sull´esperienza della lista unitaria , la Federazione dell´Ulivo.
Una federazione inizialmente formata dai quattro partiti promotori della lista ma aperta a tutte le
forze pronte a condividerne l´ispirazione. Non un partito unico, ma un soggetto politico attrezzato
ad avvalersi e, anzi, ad esaltare le tradizioni, le culture, il radicamento sociale, gli spazi di
azione dei partiti, protagonisti insostituibili della vita politica del paese e, allo stesso tempo,
in grado di decidere in modo unitario e, dunque, di operare con tutta l´autorità del proprio peso
politico.
Un soggetto politico, la Federazione dell´Ulivo, al centro e al servizio della più ampia coalizione
del centrosinistra, di quella grande alleanza democratica necessaria per mobilitare, anche
attraverso le primarie, le straordinarie energie dei movimenti, delle associazioni e dell´intera
società nazionale, per vincere le elezioni e, soprattutto, per governare l´Italia sulla base di un
comune progetto riformatore.
La Federazione dell´Ulivo, la Grande Alleanza Democratica. Questi sono i due strumenti, semplici e
comprensibili, di un grande progetto di innovazione per uno schieramento riformatore.
Mi permetto di aggiungere che questa è anche la mia identità politica, l´unica per me possibile. Nel
senso che questi elementi, insieme e in coerenza tra loro, riassumono e danno un significato ad una
storia personale e ad un impegno politico vissuti nel segno e con gli obiettivi, tra loro
indissolubilmente collegati, del definitivo superamento della divisione tra laici e cattolici, del
pieno consolidamento della democrazia dell´alternanza e, dunque, dell´unità tra tutte le forze
riformatrici.
L´affermazione della Lista Uniti nell´Ulivo alle elezioni europee, il contemporaneo successo delle
altre forze dell´opposizione riformatrice, la ormai lunga scia di vittorie in tutte le consultazioni
amministrative degli ultimi tre anni, dalle province di Roma e Milano ai comuni di Bologna e Bari
alla Regione Friuli Venezia Giulia, sono la prova che siamo stati e siamo capaci di interpretare le
aspirazioni e le domande dei cittadini italiani. Un recentissimo sondaggio realizzato dalla società
Ispo di Milano ci dice che se ci fossero domani le elezioni politiche, tra il 33 e il 35,5 per cento
degli elettori voterebbe i partiti della Lista Uniti nell´Ulivo, il 52,5 per cento voterebbe per la
coalizione di centrosinistra mentre soltanto il 37,7 per cento sarebbe disponibile a votare in
favore del centrodestra.
Insomma: gli italiani ci chiedono unità per cambiare il paese e affrontare i gravissimi problemi
della loro vita di ogni giorno e ci premiano vistosamente quando rispondiamo positivamente a questa
loro domanda.
Del tutto incomprensibili sono, dunque, le resistenze a questo progetto e a questa prospettiva di
successo, di vittoria, di governo. Eppure, queste resistenze ci sono. E si concentrano, tutte, sul
cuore, sul nocciolo duro del meccanismo che ho appena riassunto e ricordato, cioè sulla Federazione
dell´Ulivo.
Non do´ di tutto questo un´interpretazione personale. Quello che vedo non è un contrasto tra
persone. Si tratta di un contrasto politico. E, come tale, deve essere trattato e chiarito una volta
per tutte.
Per spiegarmi meglio, mi riferisco alla mia esperienza in questi cinque anni e mezzo alla guida
della Commissione Europea, perché il confronto e la composizione tra i ruoli e gli interessi
dell´Unione Europea e degli Stati nazionali è un modello quasi perfetto del rapporto tra i partiti e
la nascente Federazione dell´Ulivo.
Così come gli Stati nazionali, anche i partiti sono gelosi, e giustamente gelosi, della loro storia,



delle loro tradizioni, delle loro identità. Così come gli Stati nazionali, anche i partiti hanno
interessi concreti da difendere. Così come gli Stati nazionali, anche i partiti hanno radicamento
sociale e legami col territorio.
Ma, così come, nel mondo globalizzato di oggi, ci sono compiti ed interessi che solo l´Europa,
grazie alle sue dimensioni e al suo peso, può svolgere e difendere, così, nella politica nazionale,
c´è un ruolo che solo un soggetto politico di prima grandezza come una Federazione dell´Ulivo in
grado di rappresentare oltre un terzo dell´elettorato, può giocare.
La dimensione, tuttavia, da sola non basta. E´ sempre l´esperienza europea che ci mostra come
l´Unione sia pienamente efficiente, capace di dialogare da pari a pari con le grandi potenze del
mondo e di difendere con forza gli interessi dei propri cittadini, solo e soltanto quando è dotata
degli strumenti per agire e delle regole per decidere.
Questo, dunque, è il terreno sul quale ci dobbiamo misurare. Siamo pronti a rispondere alla domanda
di unità che viene dagli elettori? Abbiamo l´ambizione di concorrere per il governo del paese?
Sentiamo la responsabilità di creare un soggetto politico all´altezza delle sfide e dei problemi che
ci stanno davanti e che i cittadini ci chiedono di affrontare? Siamo pronti, per questo, a dare vita
e autorità ad una Federazione dell´Ulivo che, pur promossa e costituita dai partiti, non si
esaurisca nella semplice sommatoria dei partiti stessi e riceva, dunque, l´autorità, i poteri e gli
strumenti operativi per rappresentare l´interesse comune e decidere per esso? O preferiamo chiuderci
nella difesa di un piccolo interesse di parte, indifferenti al più grande esito della battaglia per
il futuro dell´Italia? Queste sono le domande alle quali dobbiamo dare risposte chiare e concrete.
Se c´è un progetto alternativo e qualcuno che pensa di incarnarlo, si vada ad un confronto aperto e
comprensibile ai cittadini. Se, come testimoniano le dichiarazioni dei segretari dei partiti della
Lista Uniti nell´Ulivo, un progetto alternativo non esiste, allora siamo coerenti e conseguenti.
Perché solo una cosa non possiamo permetterci: di non essere, in questo momento della storia,
all´altezza delle nostre responsabilità.
Si dicano i sì ed i no. E si spazzino via tutte le ambiguità, tutte le riserve mentali. Il punto
d´arrivo devono essere atti credibili, decisioni e attribuzioni di responsabilità impegnative.
Solo quando e se questi impegni saranno stati assunti potremo credibilmente andare avanti nella
costruzione del nostro progetto.
Solo quando saremo certi di potere contare su una Federazione capace di operare con efficacia e con
autorità potremo credibilmente aprire il confronto con le altre forze riformatrici per la
costruzione della grande alleanza democratica. Anche le riunioni che abbiamo tanto atteso, come
quella fissata per il 4 ottobre, rischiano altrimenti di essere inutili. Ed è inutile fare cose
inutili.
È in gioco il futuro del paese. È in gioco la possibilità di porre fine all´avventura di una
maggioranza, di un governo, di un presidente del Consiglio che hanno devastato i conti pubblici, che
hanno inferto un colpo gravissimo al prestigio internazionale dell´Italia, che lavorano per una
società costruita non sulle opportunità, sulle libertà e sui diritti di tutti ma sui privilegi di
pochi, che non conoscono il confine tra pubblico e privato, che mancano di senso dello Stato.
È in gioco la speranza, la possibilità di preparare una società più giusta, più prospera, più
dinamica, più serena e ricca di gioia di vivere, per le nostre famiglie, per i giovani, per gli
anziani, per le donne e per gli uomini d´Italia.
Questo è il tempo delle scelte.

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Rosanna Tortorelli - Milano
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... che amo' sempre
lavoro, giustizia e liberta'
retaggio che mai non muore.
(dalla lapide funeraria di
Francescantonio Tortorelli 1812-87)

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