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Nella Costituzione l'anima della GAD di M.Di Schiena
26.10.2004

NELLA COSTITUZIONE L’ “ANIMA”
DELLA GRANDE ALLEANZA DEMOCRATICA
di Michele DI SCHIENA - Brindisi

I risultati delle elezioni suppletive del 24 e 25 ottobre confermano che la maggioranza dei cittadini non ne possono più di Berlusconi e del suo governo. Ma il centrosinistra non deve pensare di avere la vittoria in tasca nelle elezioni politiche del 2006 perché il Cavaliere si aggiunge a lanciare una grande controffensiva populista centrata sull’offerta di “panem et circenses”: il falso “pane” della riduzione delle tasse che sarà esosamente pagato con l’aumento dei tributi locali e con l’ulteriore abbattimento dei servizi sociali ed i “giochi” illusionistici per coprire con un mare di bugie i fallimenti ed i guasti provocati da un’amministrazione fallimentare. Il centrosinistra deve allora pensare a consolidare ed allargare la Grande Alleanza Democratica di recente costituzione. E per far questo deve forse partire dalla realistica considerazione che l’avvio positivo dell’intesa è in qualche modo la conseguenza di uno “stato di necessità” determinato, per un verso, dall’insopportabilità delle politiche berlusconiane e, dall’altro, dall’indispensabilità in termini elettorali di ogni componente dello schieramento di opposizione. Ora, se è vero come è vero che la consapevolezza di questo “stato di necessità” è comunque segno a sinistra di un recupero del senso di responsabilità, è altrettanto certo che essa, per produrre i frutti sperati, deve evolversi in un avanzato patto politico che non annulli le soggettività delle forze che vi partecipano ma ne esalti le peculiarità ed i diversi contributi. Ne discende che non giovano certo alla crescita della coalizione le gelosie per il ruolo svolto da questo o da quell’esponente di partito ed ancor meno certe forzature interpretative del documento finale del vertice rivolte a rivendicare l’affermazione dell’una o dell’altra tesi politica.

Il fatto è che l’avvio dell’intesa, frutto di un necessario compromesso fra le diverse espressioni dello schieramento di opposizione, può diventare un coerente e condiviso programma solo con il coinvolgimento del “popolo” che chiede un effettivo cambiamento e che vuole essere protagonista della competizione elettorale. Sarebbe invece un errore esiziale perseverare nella pratica di decidere tutto intorno agli eterni tavoli dei vertici romani riducendo la partecipazione popolare alle pur necessarie consultazioni interne ai partiti ed a qualche coreografico raduno pubblico. E’ quindi la scelta di mobilitare la gente e di riscoprire il valore della “base”, senza la quale i “vertici” non hanno senso, il vero banco di prova della capacità della Grande Alleanza di aprire al Paese, dopo la regressione provocata dal governo Berlusconi, prospettive di speranza e di ripresa. Le vere “primarie”, nel senso di scelte che vengono per prime non in una successione di eventi elettorali ma in una gerarchia di valori politici, devono consistere nell’opzione fondamentale per il metodo della partecipazione democratica e per la connessa elaborazione di un programma connotato dalla volontà politica di rilanciare, in alternativa alle controriforme della destra, i principi fondamentali di pace, di democrazia sostanziale e di solidarietà sociale enunciati dalla Costituzione repubblicana.

I valori costituzionali, dunque, come “anima” della Grande Alleanza. Direttrice questa sulla quale si muove il documento offerto dalla CGIL ai partiti del centrosinistra che prende le mosse proprio dall’esigenza di fondare l’alternativa sulla partecipazione proponendo l’apertura di un “cantiere” per la costruzione del programma, un “luogo” articolato e diffuso di confronto e di collaborazione con il protagonismo non solo dei partiti della coalizione ma anche di «cittadini elettori» e di tutte le espressioni della società civile di cultura progressista. Un documento che sottolinea in politica estera la necessità di «tenere fede sia alla Carta dell’Onu che alla Costituzione italiana» e di «richiedere il ritiro immediato delle truppe e l’attivazione della Conferenza Internazionale di Pace sotto l’egida delle Nazioni Unite». Ed in politica interna indica alcune scelte di particolare rilievo: contrastare la revisione costituzionale berlusconiana col ricorso al referendum; promuovere uno sviluppo che «assuma come profilo la qualità» nonché la tutela e la promozione dei diritti umani e dei diritti del lavoro in un quadro di sostenibilità ambientale; la riscoperta del ruolo fondamentale dell’intervento pubblico; una politica di redistribuzione dei redditi nel rispetto del principio di progressività del sistema fiscale.

Ora, non vi è dubbio che su questi temi sarà possibile registrare, al di là delle diverse appartenenze “riformiste” e “radicali”, un grande consenso di base capace di tradursi in scelte innovative e vincenti se verrà adottato e praticato il metodo partecipativo con il coinvolgimento delle forze vive di opposizione che hanno condotto le grandi lotte civili e sociali di questi anni, ferma restando ovviamente l’autonomia del sindacato e di quel movimento “altermondista” e pacifista definito dal New York Times la «seconda superpotenza mondiale».

Brindisi, 25 ottobre 2004

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