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OGM. i DS: Tuteliamo la biodiversità
11.11.2004

"Il nostro patrimonio biogenetico è una risorsa straordinaria per la competizione e nell'epoca globale non si compete più sui prezzi ma sulla qualità".

Per fortuna non siamo alla fine del '600, così come ci richiama il professor Umberto Veronesi, e non ci sono solo politici prigionieri dell'oscurantismo.

La tolleranza, il rispetto appartiene alla nostra idea sociale e civile, il tema degli ogm lo affrontiamo senza ideologie, privi di furore religioso. Giustamente l'Unione europea, dopo anni di duro confronto in sede Wto, ha prodotto una base giuridica corretta che riguarda la produzione, la commercializzazione di prodotti che contengono ogm.

Le soglie di tolleranza, l'etichettatura, e le regole sulla contaminazione nelle produzioni vegetali, sono state risposte non ideologiche alle preoccupazioni dei consumatori, dei produttori, regole che difendono il modello sociale ed agricolo europeo.

C'è consapevolezza in Italia, soprattutto, ma anche in Europa, che non bisogna procedere verso una standardizzazione produttiva, che le nostre identità agricole e alimentari rappresentano una risorsa non solo economica, ma un patrimonio distintivo della qualità della vita, della sicurezza alimentare del territorio.

La vicenda degli ogm nelle produzioni agricole e nella catena alimentare incrocia preoccupazioni, stati d'animo e determina un senso comune contrario.

Questa consapevolezza non può essere ignorata dai governi, che essi operino a livello internazionale, nazionale o regionale. E' una questione democratica.

In Europa, dove abbiamo un forte rispetto dei diritti della pubblica opinione, ciò rappresenta una risorsa. In Italia il modello agricolo alimentare con il suo patrimonio di identità e di biodiversità, rappresenta 2.594.825 aziende agricole, circa 700.000 lavoratori, un volume globale diretto e indiretto del Pil pari al 15%.

Le nostre Dop, le Igp, i tipici italiani, insieme alla cultura, all'arte e al territorio, sono il simbolo di quell'italian style apprezzato e imitato nel mondo (ci sono milioni di euro di contraffazioni di prodotti alimentari italiani).

I vini, i formaggi sono, forzando il simbolo, come la Ferrari. Queste nostre risorse produttive e di lavoro non possono avere di fianco coltivazioni ogm, il rischio di contaminazione è grande, la perdita di identità simbolica è fortissima.

Dobbiamo quindi ragionare, quando affrontiamo queste cose sugli aspetti economici, oltre a quelli dell'identità, e ciò non è irrilevante nel momento in cui assumiamo decreti o provvedimenti giuridici che regolano la coesistenza tra colture ogm e non.

Il nostro patrimonio biogenetico è una risorsa straordinaria per la competizione e nell'epoca globale non si compete più sui prezzi ma sulla qualità.

E' questa la nostra mission del futuro.

Tutto questo non c'entra niente con la ricerca.

Essa, in laboratorio, o confinata, secondo il principio della precauzione, deve svolgere le sue funzioni e offrire le sue opportunità che servono per un futuro migliore.

Noi abbiamo bisogno di sviluppare più progetti, di avere più risorse per valorizzare la ricerca pubblica e di pubblico interesse, dobbiamo evitare che ci sia una sovranità di pochi che impone modelli e metodi che avvantaggiano propri gruppi e concentrazioni monopolistiche.

Ciò è maggiormente pericoloso se riguarda il patrimonio di identità e di biodiversità di un paese, di un continente, di un pianeta.

Sovranità alimentare, responsabilità, ricerca pubblica, precauzione devono andare di pari passo. Investire sulla ricerca è quello che occorre fare in un paese come il nostro, questo ha poco a che fare con gli ogm e la questione non può essere posta in maniera pretestuosa.

Il nostro patrimonio di biodiversità può dare un contributo straordinario se è ricercato in funzione della salute e dei mutamenti climatici.

Per fare queste cose servono unità e serenità.

E' di questo che ha bisogno il nostro paese.

 

Francesco Baldarelli, responsabile naz. agricoltura dei Ds

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