15.11.2004
Lavoro: come la UE anche aziende piccole e medie si giocano tutto sulla formazione Ma si tratta di investire sulla formazione permanente, la più adatta al tempo della flessibilità e che porta – come dice Garrasi, un esperto del settore – a valorizzare anziché a tagliare il personale quale risorsa per migliori profitti La Conferenza di Lisbona, disegnando il piano complessivo della costruzione dell’Unione Europea, ha affidato alla formazione continua nell’arco di tutta la vita un ruolo molto importante per il raggiungimento degli obiettivi economici, occupazionali e sociali comuni. Gli sviluppi della strategia di Lisbona hanno confermato sia l’importanza di strategie ben articolate di formazione permanente negli Stati membri, sia l’importanza del ruolo della cosiddetta VET, la Vocational Education and Training, ossia il training e la formazione professionale. Nelle scorse settimane si è tenuto a Budapest un incontro strategico dell’Efvet (European Forum of Technical and Vocational Education and Training), un network di professionisti e realtà di tutta Europa che si occupano di formazione e training tecnico-professionali grazie a cooperazioni transnazionali e alla costruzione di reti tra istituzioni e professionisti. Obiettivo dell’Efvet è promuovere qualità e innovazione nella formazione e nei training tecnico-professionali (TVET), sviluppando forme di collaborazione, cooperazione e la condivisione delle buone pratiche. L’Efvet ha fatto il punto sul raggiungimento degli obiettivi per la formazione fissati dalla Road Map europea, in particolare all’interno delle aziende, alla vigilia di quel 2005 che potrebbe diventare l’Anno Europeo della Cittadinanza attraverso la formazione. E anche in Italia si sperimentano nuove strade: in azienda arriva il team building, modalità formativa che arriva dagli Stati Uniti e che potrebbe forse rivoluzionare il modo di fare formazione anche all’interno della pubblica amministrazione. Europa a prova di formazione L’accordo raggiunto a Lisbona ha attribuito alla formazione permanente un ruolo importante nel raggiungimento degli obiettivi economici, sociali e occupazionali per l’Europa unita. Tuttavia il collegamento tra formazione e training, tra apprendimento formale e informale e tra alta formazione e Vet (formazione e training professionale), sono importanti almeno quanto il contributo dei partners e di tutti gli attori sociali, a livello europeo, nazionale, regionale, locale e di settore. Il summit europeo di Lisbona chiese un aumento sostanziale degli investimenti annuali sulle risorse umane. Nel 2000 la spesa pubblica per l’istruzione in percentuale sul Pil aveva raggiunto la media europea (sia per l’Europa dei 15 sia per l’Europa dei 25) del 5%, il 4,74 per l’Europa dei 10. Tra il 1995 e il 2000 la spesa pubblica in percentuale sul Pil era scesa nella maggior parte degli Stati membri, a eccezione di Danimarca, Grecia, Portogallo, Svezia, Cipro e Lituania. Nel 2001 però la spesa pubblica ha ricominciato a salire: i 15 e i nuovi membri hanno speso circa il 5,1% del Pil in istruzione, una spesa pari a quella degli Stati Uniti, ma di molto superiore a quella del Giappone. La bozza del Rapporto finale per la Commissione Europea, redatta dal Consorzio "Lisbon-to- Copenhagen-to-Maastricht” di enti formativi (tra i quali per l’Italia figura l’Isfol), che è stata al centro degli studi delle giornate di Budapest organizzate dall’Efvet, definisce la Vet come “ formazione e training che intendono dotare le persone di abilità e competenze che possono essere usate nel mercato del lavoro”. Dal punto di vista delle imprese “la Vet è considerata un guadagno per la crescita professionale della forzalavoro, per il cambiamento delle pratiche lavorative e come motore dell’innovazione”. I Governi considerano invece la Vet “come una possibilità di accrescere la competitività , l’occupazione e di crescita attraverso l’acquisizione di nuove competenze economiche”. La Commissione europea produrrà il proprio rapporto sui progressi dei Paesi dell’Unione rispetto alla formazione. Ma, secondo Efvet, “la fotografia sta diventando più chiara. Mentre buona parte del lavoro di mappatura dimostra che alcuni Paesi raggiungeranno alcuni tra gli obiettivi di Lisbona, la conclusione più evidente mostra che la maggior parte degli impegni economici ed occupazionali che l’Europa ha assunto a Lisbona non verranno raggiunti alla data stabilita del 2010”. Il contributo della formazione alla crescita europea è un ambito abbastanza indefinito. Formazione, training, formazione superiore, apprendimento formale e informale vengono descritti come un unico processo che dura tutta la vita e la attraversa tutta. La prova più recente dell’importanza di questo approccio integrato, si può trovare nel Rapporto Strategico Europeo sull’Impiego, realizzato e pubblicato dalla Commissione Europea proprio in questo 2004, che fa continuo riferimento all’importanza – purtroppo ancora non raggiunta dalla maggior parte dei Paesi – di sviluppare politiche coerenti e onnicomprensive di formazione permanente. “E’ un requisito chiave per migliorare la qualità del lavoro e la produttività , e promuove la partecipazione della forza lavoro e l’inclusione sociale”. ---------------- www.asca.it
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