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Bassolino, alle regionali consolidare il proggetto di Prodi
20.11.2004

Bassolino, presidente della Campania: alle regionali bisogna consolidare il soggetto voluto da Prodi - "Lista unitaria ovunque si può e attenti alla boria di sinistra" - Il futuro della gad Se mi ricandido? Nessuno è insostituibile. Ma il centrosinistra stia attento. Abbiamo vinto elezioni parziali, il cammino è ancora lungo. Allo scontro andiamo senza iattanza - Le partite chiave non sono solo al centro le forze oscillanti decisive nelle urne. Sono anche nelle periferie delle grandi città, nelle zone deindustrializzate: lì la gente può stare sia con la destra sia con noi.

ROMA - Un avvertimento: «Il centrodestra è in difficoltà e noi possiamo vincere e tornare al governo. Ma non deve esserci nessuna boria di sinistra, nessuna semplificazione. La battaglia nazionale è diversa da quella per le amministrative e anche dalle Europee dove il voto è più sciolto, più libero. Le ultime vittorie devono darci la consapevolezza di potercela fare, ma occorre completare il cammino. Senza semplicismi e senza iattanza». Il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino mette in guardia la Grande alleanza democratica, alle prese con le domande sulla sua identità e con i problemi legati alle Regionali. Che lo coinvolgono in prima persona. «Se mi ricandido? Nessuno è insostituibile. Che ci sia io o un altro, le regole per vincere sono sempre le stesse: unità, chiarezza, volontà di rinnovamento, nessun passo indietro verso la vecchia Italia».

Le elezioni americane hanno scatenato un dibattito nel centrosinistra sulla ricetta italiana per battere Berlusconi. Identità, valori, ideologie e la corsa al centro. Lei che ne pensa?

«A me pare che non ci sia alternativa tra idee guida, valori forti e la ricerca del consenso più ampio, anche delle forze moderate. Noi siamo già riusciti a tenere insieme le due cose a livello locale, cittadino, provinciale e regionale. Con la generazione dei sindaci del ´93, con quella successiva. Il centrosinistra sa organizzare un consenso molto largo, facendo convivere sia le forze più tradizionalmente legate a noi sia le forze oscillanti, le forze moderate».

Si vince lì, al centro?

«Le forze di cui parlo non stanno solo al centro. Penso, in un Paese come il nostro, alle grandi aree metropolitane, alle periferie delle grandi città, alle zone più popolari dove si gioca un´altra partita, dove la gente può stare sia a destra sia a sinistra. Sono fasce che si impoveriscono, che vivono in zone deindustrializzate, dove il malessere sociale si fa a sentire, al Nord come del Sud. Nessuno si turbi ma è anche lì che si conduce la battaglia. A livello locale molte partite le abbiamo già vinte ma dobbiamo riuscire a farlo anche nella dimensione nazionale. Il centrosinistra deve rilanciare le sue idee guida, parlare al cuore della gente oltre che alla mente, dare fiducia. A volte invece mandiamo messaggi troppo astratti, incomprensibili, frutto di mille mediazioni. Un continuum di interviste, smentite, precisazioni in cui anche le idee buone rischiano di perdersi finendo nel chiacchiericcio della politica. Ecco perché noi dobbiamo, prima di tutto, presentare un progetto per l´Italia, che non è la stessa cosa di un programma fatto di tanti punti programmatici. Quello lo faremo poi, in campagna elettorale. E, una volta individuati i nostri valori, le idee guida, parliamo con una voce sola».

È vero che la destra vende meglio la sua idea di società?

«È stato così all´inizio, quando Berlusconi aveva un saldo monopolio della leadership. Oggi invece il Polo è alle prese con la dura realtà dei fatti. Berlusconi ha dato prova di una sua dote, c´è poco da fare: rappresentare i sentimenti profondi, spesso silenziosi, di ampie fasce dell´elettorato. Ma adesso le difficoltà si vedono e c´è un netto contrasto tra il Paese che viene rappresentato dal centrodestra, quello che vediamo in tv, un Paese che non esiste e il Paese reale in cui milioni di persone si sentono più incerte sul futuro. La crisi del centrodestra pone a noi un problema delicato: dobbiamo esprimere la nostra funzione critica, stando però attenti a presentarci come forza non negativa, come una forza alternativa, una potenziale coalizione di governo che lavora per il bene del Paese e non si limita a compiacersi se le cose vanno male. Non dimentichiamoci che noi governiamo una buona parte dell´Italia attraverso comuni, province e regioni».

La Gad è in grado già oggi di lanciare questo messaggio?

«Rispetto al passato, noi ci presentiamo con alcune novità. La Grande alleanza democratica significa nessuna desistenza, niente accordi puramente elettorali, ma intesa programmatica e di governo. L´altra novità è la lista unitaria, il suo passato e il suo futuro, la federazione dell´Ulivo».

Non finiranno per essere in concorrenza, queste due novità?

«Assolutamente no. Anzi, stanno assieme oppure il rischio è che cadano assieme. È importante che, accanto alla coalizione più larga, ci sia anche la federazione, un soggetto unitario, con una forte cultura di governo, che fa da baricentro politico».

Lei sta disegnando un vero partito, il partito riformista. Un tema che può essere dirompente al congresso della Quercia.

«Sto parlando di una federazione vera, che non è il partito unico, ma non è neppure il semplice coordinamento delle forze che hanno dato vita alla lista unitaria. Altrimenti il peso delle spinte centrifughe dei partiti che danno vita alla federazione, in caso di vittoria, ricadrebbe tutto sulle spalle del premier e questo non è giusto, non è un bene. Il premier deve pensare a governare. Ci saranno anche le mediazioni, ma non devono essere affidate solo al leader. È importante che in Parlamento si veda chiara, la federazione. Se c´è la Gad da sola, non entra nemmeno nello schermo della televisione... E il messaggio che arriverebbe a tanti elettori sarebbe parziale. Accanto alla coalizione larga, è essenziale che ci sia una forza consistente, oltre il 30 per cento. Come in Francia, Germania, Spagna...».

Lei quindi propone di presentare la lista unitaria in tutte le regioni?

«Più sono le regioni dove si dà seguito all´esperienza delle Europee, meglio è. Perché crea un clima, aiuta e prepara le politiche. Dubito che convinciamo gli incerti, i delusi del centrodestra con una gara tra Margherita e Ds a chi sposta più voti».

Le primarie con Bertinotti non rischiano di creare nuovi problemi al centrosinistra?

«Dentro una prospettiva comune, sono un fatto importante. È un percorso democratico dal quale il candidato premier Romano Prodi esce più forte nel suo ruolo di leader della Gad e della federazione».

di Goffredo De Marchis su La Repubblica, VENERDÌ, 19 NOVEMBRE 2004

www.repubblica.it

 

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