19.05.2003
«Si affida all’arma dell’anticomunismo, che lo ha fatto vincere già due volte: ma questa volta non pagherà »
da www.unita.it
ROMA - Berlusconi nella sua casa di Arcore ha appena celebrato in videoconferenza quella che definisce «la festa della libertà ». Rosy Bindi commenta sarcastica: «La definirei la festa della disperazione. Per la sua situazione giudiziaria e per il fallimento della sua azione di governo. Lui ne è consapevole ed è disperato. Allora si inventa queste sceneggiate e riapre lo scontro ideologico». L’offensiva mediatica del premier? «Lui è il primo a delegittimare i suoi candidati. Nel pieno della campagna elettorale toglie la parola a tutti e copre così la insipienza dei programmi e del personale politico». Lo slogan dell’anticomunismo? «Non pagherà . I cittadini sono in grado di ragionare. Con l’anticomunismo non si mangia, non si trova un posto in ospedale, in asilo nido... La sua libertà è la nostra solitudine di fronte al lavoro, allo sviluppo e alla pace. È questo il punto. Non è liberalismo quello del monopolista delle tv. Non c’è libertà nelle censure e nelle ispezioni ai giornali. Il liberalismo si basa sulla divisione dei poteri e sul principio: la legge è uguale per tutti». In questa campagna elettorale c’è stata una nuova impennata: il premier propaganda la sua «religione della libertà », si rivolge ai suoi chiamandoli «apostoli, missionari, guerrieri della libertà »... «È preoccupante questa sorta di fondamentalismo religioso calato nel dibattito politico. Si fa prigioniero Dio piegandolo a un progetto. Si fa prigioniera la libertà . Spero che i moderati italiani comincino a riflettere. Non posso pensare che questo paese creda ai travestimenti». Berlusconi opera un cortocircuito temporale: con noi, ripete, è il popolo anticomunista del 18 aprile del ‘48, e si richiama a De Gasperi, Einaudi, Saragat, La Malfa... «Quelle culture politiche e quegli uomini hanno scritto la Costituzione che lui ogni giorno attacca, offende e tradisce. E hanno costruito un paese democratico al quale lui con il combinato disposto di delega fiscale, devolution, riforma Moratti, politica sanitaria, sta cambiando i connotati. Non è degno di farsi erede della cultura democratico cristiana e liberal democratica. Giù le mani dal riformismo italiano laico, cattolico e socialista. Lui è estraneo a quella storia, non le appartiene. Non è degno di farsi erede neanche di quella battaglia che nel 1948 ha avuto da una parte e dall’altra la nobiltà del confronto politico, fra militanti politici. Era una battaglia per la democrazia fra partiti e persone che avevano a cuore il Paese e che hanno scritto la Costituzione. Se ne possono dare giudizi storici diversi. Ma non sono ammessi paragoni...». Perché questo continuo richiamarsi al ‘48 in una campagna elettorale per le elezioni amministrative secondo lei? «Perchè se si fa il confronto fra i nostri candidati e i loro, se si giudica la sua azione di governo, lui viene battuto in queste amministrative. Allora si affida all’arma che lo ha fatto vincere due volte. Ma questa volta non credo che gli italiani ci cadranno nuovamente...». Cosa glielo fa credere? «Il fatto che questa volta ha governato. Non può dire che non ha potuto governare. Al Sud, dove ha fatto il pieno dei voti, è scappato con la cassa. Al Nord c’è stato un rallentamento della crescita molto preoccupante a detta degli stessi operatori economici...». Che significa: al Sud è scappato con la cassa? «Si sono interrotti i finanziamenti: meno lavoro, sviluppo, sanità . Sono state bloccate le politiche dell’Ulivo. Con il centro sinistra il Mezzogiorno era tornato a crescere. Ora la crescita è ferma ed è tornato lo spettro della disoccupazione. In Sicilia si pagano 50 euro al Pronto soccorso: significa negare l’assistenza a fette intere di popolazione...». Lo sa che Storace in queste ore la sta attaccando rimproverandole di aver provocato danni alla sanità ? «Anche lui è talmente disperato e consapevole del fallimento della sanità nel Lazio che si attacca alle dentiere. Ma con le dentiere Storace non riuscirà a coprire i disservizi e l’indebitamente che ha provocato, i ticket che ha introdotto, il malcontento dei medici e dei professionisti. Ora la Bindi al governo non c’è più. Ci sono due anni di governo della destra con i quali devono fare i conti». Berlusconi sostiene di aver mantenuto tutte le promesse. «Può dire quello che crede. I cittadini giudicano in base alla loro esperienza. È il vissuto quotidiano, sempre più faticoso e incerto, che respinge al mittente la sua lista delle cose fatte. Io credo che in questo momento le preoccupazioni dei cittadini siano molto lontane da quelle che agita il premier: spaventa il lavoro che non c’è, la guerra che c’è, la riforma delle pensioni che di fatto introduce la mezza pensione, la scuola della Moratti che divide i ragazzi, a 12 anni, fra quelli che avranno una cultura e quelli che impareranno appena un mestiere, spaventano le amministrazioni locali messe in ginocchio dalle ultime due finanziarie». È dunque un polverone per coprire i fallimenti? «Assolutamente sì. Anche l’attacco ai giudici-nemici politici è la favola di Cappuccetto Rosso. La Magistratura fa il suo mestiere. Evidentemente questa volta è anche vicina a ottenere dei risultati. E lui alza il tiro. Chi accetta il giudizio può dimostrare la sua innocenza. Dice di essere un perseguitato? Sta dimostrando esattamente il contrario: è un persecutore della Magistratura».
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