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Finanziaria e taglio delle tasse. Cgil Cisl Uil preoccupte
27.11.2004

Finanziaria e taglio delle tasse
Cgil Cisl e Uil: cresce la preoccupazione

Dure le reazioni nel fronte sindacale alla nuova "linea Berlusconi" sul taglio delle tasse, costi quel che costi. Secondo Cgil Cisl e Uil la riduzione dell'Irpef finirà col danneggiare il mondo del lavoro, a cominciare dal pubblico impiego, entro una manovra che rischia di rendere più ricchi i ricchi e più poveri i poveri. Aumentano dunque le ragioni dello sciopero generale del 30 novembre.

L'idea di prendere i soldi per tagliare l'Irpef dagli aumenti del pubblico impiego è giudicata da Guglielmo Epifani come "assolutamente immorale". Per il segretario generale della Cgil - intervistato da Liberazione - questo Berlusconi "non può farlo. Io in genere misuro sempre le parole, però l'idea di andare a prendere i soldi dagli statali è immorale. Secondo Epifani, Berlusconi "è di fronte a un problema complicato: il suo modello economico non regge", perché "con la promessa del taglio delle tasse, Berlusconi parlava al suo blocco sociale di partenza, e parlava un linguaggio dinamico, innovativo; ma se la crisi economica non gli consente di abbassare le tasse, si trova nel vicolo cieco. Deve abbandonare quel modello economico. Il guaio è che non mi sembra che Berlusconi abbia pronto un modello nuovo". Ma non si andrà alla crisi di governo: "Scatterà un meccanismo di autodifesa - spiega Epifani -. Se la maggioranza non riesce a trovare una mediazione al suo interno, non solo il governo va a casa, ma perde le elezioni ed esce di scena definitivamente. Non credo che la maggioranza prenderà questa strada. Troverà un accordo. La mia impressione è che nei giochi interni della maggioranza vincerà di nuovo Berlusconi e imporrà la sua linea.

"Si tolgono risorse per gli interventi sociali, si penalizzano i ceti più deboli, abbiamo di fronte una manovra che avrà effetti sociali pesantissimi. E tutto questo perché? Per una politica di sviluppo? No. Per ridurre le tasse a vantaggio di chi ha di più ". Comincia così, invece, un'intervista all'Unità di Savino Pezzotta. Che aggiunge: "Lo sciopero generale del 30 novembre servirà per dare una prima risposta a tutto questo. (...) Anzitutto voglio sottolineare una cosa: ogni giorno la Finanziaria cambia aspetto. E diventa diversa da quella che era stata presentata alle parti sociali all'inizio di settembre. C'é una sfida del presidente del Consiglio nei confronti degli alleati e c'é una sfida del Presidente del consiglio nei confronti del sindacato. Una sfida di cui dobbiamo prendere atto con chiarezza. (...) Lo sciopero del 30 novembre, la cui opportunità era stata messa in discussione da qualcuno, adesso diventa una necessità. Necessità di affermare ruolo e funzione del sindacato confederale in questo Paese. Ripeto, quella del governo non è una sfida solo per la maggioranza. Lo è anche per chi, come il sindacato, ha avanzato le proprie proposte e non ha avuto risposte. (...) Al governo abbiamo chiesto che venissero affrontati i problemi veri del Paese. In Italia c'é un problema del debito pubblico, anzitutto. Un problema che con questa riduzione delle tasse viene invece ad essere aggravato. Ci sono le attese delle famiglie. Ci sono i contratti che non si rinnovano. Ci sono le esigenze dei pensionati. Prenda la sanità. Il governo aveva promesso, per il 2005, 1,8 miliardi di euro che avrebbero dovuto portare la dotazione complessiva a 90 miliardi di euro. Bene, in Finanziaria non si trova nessuno stanziamento. Poi ci sono le questioni strutturali: il Mezzogiorno, l'innovazione, la formazione, gli investimenti per la ricerca. Invece di cosa si parla? Di riduzione, da due a quattro, delle finestre per le pensioni di anzianità. Una cosa al di fuori di ogni logica. Non è possibile che per abbassare la pressione fiscale si colpiscano i diritti maturati dalle persone. Poi guardi le imprese. Sindacati e imprenditori fanno un accordo per il Mezzogiorno. Risultato? Si ridimensiona il Fondo aree sottoutilizzate, quello con cui si finanziano gli interventi al Sud. Anche questi sono tagli. Tagli agli incentivi alle imprese".

"Tagliare le tasse è una scelta utile per aumentare i consumi, ma bisogna tagliarle ai lavoratori dipendenti e alle imprese virtuose, non a tutte le imprese". E' la posizione del sindacato, secondo il segretario generale della Uil Luigi Angeletti, che partecipa a Torino a un convegno sull' Industria e competitività. "Bisogna tagliare le tasse - ha detto - solo a quelle imprese che fanno investimenti in innovazione, tecnologia, ricerca e sviluppo. Se si aiutano tutte si rischia di ridurre le tasse a quelle imprese che, negli ultimi anni, hanno aumentato i prezzi. Quindi, il danno e la beffa". Quanto alla copertura degli interventi per ridurre le tasse, Angeletti sostiene che sia "un problema secondario": "Avanzerebbero i soldi, anzi, se finalmente il governo risolvesse il problema principale del paese, quello dell' evasione fiscale e del lavoro nero. Ci sono 200 miliardi di euro di evasione fiscale, basterebbe recuperarne il 10%". Il patto di stabilità, per il segretario generale della Uil, "non è un tabù": "Stupido era - osserva - è stupido rimane. Crea solo disoccupazione in Europa, pure gli americani ci dicono che siamo stupidi".

Lapadula (Cgil): Pera sia garante della legislazione, non del programma di Berlusconi
Dura critica, infine, del dipartimento economico della Cgil al presidente del Senato Pera, che ieri ha attaccato gli alleati "riottosi" del centrodestra spronandoli alla realizzazione dei tagli fiscali. In riferimento allo scontro istituzionale tra i Presidenti dei due rami del Parlamento in materia di copertura dei tagli fiscali, il dipartimento economico della Cgil sottolinea che "in base alla legge 468/78, la quantificazione degli effetti sul bilancio delle innovazioni normative varia nelle diverse fasi del ciclo delle decisioni di finanza pubblica".
"Successivamente all’apertura della sessione di bilancio - precisa la Cgil - ogni intervento emendativo deve trovare autocompensazione al proprio interno tramite interventi normativi capaci di compensare le minori entrate con misure qualitativamente adeguate. Gli effetti compensativi devono perciò presentare durata almeno pari agli oneri da coprire. E gli oneri di parte corrente, per evitare un peggioramento del risparmio pubblico, devono essere compensati con risorse aventi la medesima natura contabile".

Sulla base della legge 468/78 - prosegue la nota - e dei documenti sull’ammissibilità degli emendamenti adottati nel corso degli anni dai servizi Bilancio di Camera e Senato, è chiaro che alcune delle coperture ai tagli fiscali di cui si parla con insistenza in queste settimane sui giornali, sono palesemente illegittime. In particolare, non sarebbe legittima una quota di copertura derivante dall’incremento dei consumi e della crescita economica generato dalle riduzioni fiscali, in quanto il quadro macroeconomico programmatico contenuto nel DPEF e nella Relazione Previsionale e Programmatica già sconta gli effetti di riduzione fiscale pari ad un punto di PIL in due anni e li ingloba nelle previsioni del bilancio dello Stato".

"Neanche la copertura derivante dal blocco generalizzato del turn-over nella P.A. - si legge nel testo della Cgil - potrebbe essere ritenuto congruo in quanto tale misura comporterebbe ulteriori effetti di contenimento della crescita economica rispetto ai livelli programmati. Vi sarebbero, infatti, ulteriori effetti riduttivi sui livelli occupazionali rispetto a quelli già scontati nei quadri macroeconomici programmatici".

"Il finanziamento infine, dei tagli fiscali garantito dalla riapertura dei condoni - conclude - non sarebbe ammissibile in quanto si coprirebbero tagli permanenti alle entrate con misure una-tantum".
"Tutto ciò - secondo Beniamino Lapadula, Responsabile economico della Cgil - Pera dovrebbe conoscerlo e aver chiaro che il suo ruolo istituzionale gli impone di farsi garante del rispetto della legislazione di bilancio e non del programma del governo Berlusconi".


fonte: www.rassegna.it

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