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Meno tasse per i redditi piu' bassi.
5.12.2004

MENO TASSE PER I REDDITI PIÙ BASSI E PER RILANCIARE L'ECONOMIA
Il governo annuncia la riduzione delle tasse per 6 miliardi di euro, ma nella stessa manovra aumenta la pressione fiscale di 9,7 e scarica sui comuni il taglio dei servizi. La distanza tra il centrodestra e il Paese si fa sempre più evidente, anche nella riforma fiscale in via di approvazione in Parlamento, contrabbandata come la risposta al vecchio slogan meno tasse per tutti, che in realtà accontenta i pochi ricchi e non fa nulla per chi, anche nel cosiddetto ceto medio, nell'ultima settimana del mese si trova a fare i conti con crescente difficoltà. Tutti i dati confermano che il governo del centrodestra, a Palazzo Chigi come al Pirellone, ha portato in questi anni ad un aumento della pressione fiscale. Secondo una stima del gruppo Ds alla Camera, a fronte di una diminuzione complessiva di 6 miliardi di euro, con i provvedimenti degli ultimi mesi (interventi sulle case, sull'Irap per le banche, le accise sui tabacchi, varie imposte di bollo, la revisione del classamento degli immobili, l'aumento delle tasse sulle vincite dei giochi) e con la finanziaria (mancato recupero del drenaggio fiscale, studi di settore per lavoratori autonomi e piccoli imprenditori, l'incremento dell'imposta sostitutiva sul TFR dei lavoratori dipendenti) il governo ha aumentato il gettito tributario per il 2005 di oltre 9 miliardi di euro. In Regione Lombardia il centrodestra ha introdotto l'addizionale Irpef per 320 milioni di euro, ai quali si aggiungono i ticket sanitari, l'aumento medio del 20% delle tariffe per il trasporto pubblico e ha eliminato le tessere di libera circolazione per categorie deboli come disabili e anziani. In questo quadro un intervento sulle tasse sarebbe utile partendo da due principi: la necessità di favorire i redditi medio bassi per rilanciare i consumi, a cui va restituito il potere d'acquisto perso in questi anni, e lo sgravio alle imprese che fanno innovazione, che impiegano molta forza lavoro e che sono in fase di ristrutturazione e si impegnano a mantenere un adeguato livello di occupati, tanto a livello nazionale quanto a livello regionale. A livello regionale, per il ticket e l'addizionale Irpef, la nostra proposta è chiara: si possono e quindi si devono togliere. Questo è il nostro progetto.

DIRITTO ALLO STUDIO: ANCORA POCHI GLI ALLOGGI UNIVERSITARI
La legge regionale sulla riforma del diritto allo studio universitario è stata approvata questa settimana dal Consiglio regionale. La riforma, che investe direttamente le università dei servizi per gli studenti meritevoli ma con scarsi mezzi economici, togliendo la competenza agli ISU, ha visto un contributo notevole da parte del centrosinistra. Anche in aula sono stati accolti importanti emendamenti proposti dai Ds. "La Regione - commenta Maria Chiara Bisogni, consigliere Ds - ha riconosciuto autonomia di intervento alle università, rinunciando alla realizzazione di una agenzia regionale in luogo degli attuali ISU. Siamo particolarmente soddisfatti per il fatto che sia venuta meno anche l'ipotesi di dare vita all'ennesimo sistema di strutture accreditate da parte della Regione per l'erogazione dei servizi, che si sta dimostrando negativo in altri ambiti come la sanità e la formazione professionale. La Regione, infatti, definirà soltanto standard qualitativi e procedure di certificazione della qualità dando quindi spazio alla libera concorrenza". Da Bisogni arriva però anche una critica molto decisa, che ha fatto sì che i Ds si astenessero al momento del voto, denunciando così un limite della riforma. "Rimane pesantemente negativo - argomenta l'esponente diessina - il bilancio delle politiche fin qui effettuate per l'accoglienza e l'ampliamento delle residenze universitarie: soltanto 5.261 posti letto in Lombardia di cui 2.850 a Milano, con una previsione di estensione a breve termine molto modesta rispetto alle esigenze. Occorre - conclude Bisogni - una politica ben più incisiva di realizzazione di residenze destinate agli affitti temporanei per gli studenti, con apposite dotazioni finanziarie della legge nazionale per le residenze universitarie e delle voci in conto capitale del bilancio regionale".

TRENI REGIONALI: L'EMERGENZA CONTINUA
Il continuo deterioramento del servizio ferroviario in Lombardia è ormai sotto gli occhi di tutti. Su ogni tratta regionale sono evidenti la penuria e la vetustà del materiale: i locomotori con più di 45 anni sono il 50% e per mettere a regime il Servizio ferroviario regionale ci vorrebbero almeno 150 nuovi treni e investimenti pari a un miliardo di euro. Anche l'inaugurazione del Passante del prossimo 12 dicembre poteva essere l'occasione per rilanciare un servizio quantitativamente adeguato e qualitativamente rispondente ai livelli del trasporto collettivo europeo: invece si sta trasformando nell'ennesimo fallimento della gestione Formigoni-Corsaro. E' emblematico che il giorno dopo l'inaugurazione del Passante, sulla tratta Varese-Milano, tra Canegrate, Parabiago e Vanzago, con il pretesto dell'introduzione del servizio cadenzato, verranno soppressi quattro treni nella fascia oraria di punta. Decisione contro le quale si sta già organizzando la protesta dei pendolari. L'annuncio di un accordo fra Trenitalia e Regione sul miglioramento della rete e dei treni, anche se positivo, è insufficiente rispetto ai bisogni e giunge con drammatico ritardo. Ci auguriamo comunque di vedere al più presto in funzione i nuovi locomotori e le nuove carrozze.

RIABILITAZIONE: NON SERVE ALLARGARE A NUOVI PRIVATI
La Commissione sanità ha approvato nei giorni scorsi il Piano che regolamenta le attività di riabilitazione sanitaria in Lombardia. "Finalmente, dopo due anni di attesa, la Giunta ha definito un piano che riordini questa materia - commentano i consiglieri Ds Carlo Porcari e Marco Tam - ma purtroppo le criticità riscontrate sono molte. Attualmente la Lombardia, tra ospedali pubblici e istituti di cura, ha 10.800 posti letto destinati alla riabilitazione. Con questo provvedimento se ne attiveranno altri 900. Noi Ds riteniamo che, per le peculiarità lombarde, i posti letto di riabilitazione tra strutture ospedaliere e istituti specializzati dovrebbero arrivare almeno a 14.000, poiché è fortissima la pressione di anziani, cronici e single che non possono essere curati in famiglia e che vengono quindi dimessi in situazioni non protette. Ma per raggiungere questo obiettivo, sarebbe più opportuno privilegiare la riconversione dei posti letto nelle aziende ospedaliere e nelle case di cura già a contratto e oggi in sofferenza, invece di allargare il sistema a nuovi soggetti privati. Altro forte motivo di preoccupazione - concludono i consiglieri - deriva dal fatto che per attuare questo piano la Giunta non ha previsto adeguate risorse aggiuntive, e questo va a discapito della qualità delle prestazioni".

CARBURANTI: PIÙ CONCORRENZA CONTRO IL CARO BENZINA
La commissione Commercio del Consiglio regionale ha approvato mercoledì il Programma di razionalizzazione della rete di distribuzione dei carburanti in Lombardia, in attuazione della legge regionale emanata lo scorso ottobre. Tra le novità introdotte, la riduzione del numero dei bacini, la suddivisione del territorio in 4 aree (metropolitana, urbana, pianura e montana) e le nuove disposizioni sulla distanza tra gli impianti. "Un provvedimento necessario - ha commentato il consigliere Ds Giuseppe Benigni - ma inefficace per fronteggiare le attuali difficoltà del settore: il caro benzina, in particolare, che da tempo insieme alle associazioni dei consumatori sosteniamo debba essere affrontato intervenendo anche sulla eccessiva rigidità del sistema distributivo". "L'Autorità garante della concorrenza e del mercato - continua Benigni - ha di recente redatto una nota che conferma il nesso tra l'aumento del prezzo dei carburanti e la scarsa concorrenza interna al mercato della distribuzione. Ma la Regione non ha tenuto conto delle osservazioni dell'Antitrust, che suggerisce ad esempio minor rigidità nella definizione dei bacini e delle distanze minime tra gli impianti, in particolare per quanto riguarda le imprese della grande distribuzione che vogliono installare un impianto nella propria struttura commerciale; o ancora gli standard qualitativi per l'apertura di nuovi impianti, che scoraggiano una diversificazione dell'offerta e l'ingresso di nuovi operatori che abbiano come strategia la diminuzione dei prezzi, come ad esempio i distributori self-service". "Per quanto riguarda l'incentivazione dei carburanti ecologici - conclude Benigni - ci risulta incomprensibile perché si siano volute mantere distanze significative tra gli impianti di GPL (3 km nelle zone critiche, 6 km nel resto del territorio), mentre per il metano si è scelto un orientamento più favorevole alla concorrenza, prevedendo distanze minime di 2 km che scendono a soli 500 metri nelle zone critiche".

CASE POPOLARI: CI SONO, MA DEVONO DIVENTARE AGIBILI
Il Vicesindaco di Milano De Corato ha ammesso in questi giorni che a Milano ci sono ben 1.200 appartamenti di proprietà dell'Aler e del demanio inagibili e, soprattutto, ha preso atto che mancano le risorse per renderli nuovamente abitabili. "Ora che è proprio la Giunta milanese a denunciare la situazione degli alloggi popolari inutilizzabili - commenta Marco Cipriano, consigliere regionale Ds - la Regione, con l'assessore Borghini, dovrebbe finalmente fare una azione riformista, finanziandone la ristrutturazione". "E' da tempo - aggiunge Cipriano - che denunciamo il mancato utilizzo dei 1.200 milioni di euro di fondi regionali, in presenza di una emergenza casa che meriterebbe risposte concrete e immediate: basti pensare che, solo a Milano, ci sono in lista d'attesa 1600 famiglie in difficoltà che aspettano una abitazione. Ritengo che destinare una parte di queste risorse, per ristrutturare e rendere agibili gli alloggi che già ci sono, debba essere una priorità".

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