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Intervento di Iginio Ariemma all'assemblea di Montecatini
7.12.2004

INTERVENTO DI IGINIO ARIEMMA ALL’ASSEMBLEA DELLA
RETE DEI CITTADINI PER L’ULIVO – MONTECATINI 4-5 DICEMBRE 2004

Sentendo gli interventi nell’assemblea di questi giorni, mi è continuamente venuta in mente una frase di Ghandi, che egli disse al grande movimento non violento di massa per conquistare l’indipendenza dell’India: “Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Infine si vince”.
Ho ripercorso questi due anni,da Chianciano a Monte San Savino. Se parva licet, a me pare che siamo a questo punto: ci hanno ignorato, poi hanno cercato anche di deriderci, ora cercheranno di combatterci. Mi guardo bene dal dire che siamo già alla vittoria; ma alla fase del combattimento si. E dico questo non solo in riferimento agli avversari politici, i quali ci combattono, anche aspramente, come dimostra il modo vergognoso con cui hanno commentato la nostra iniziativa e l’intervento di Prodi. E’ ovvio che ci combatteranno ancora di più dopo l’assemblea di oggi che ci dà prestigio e legittimità. Dico questo anche in riferimento al nostro schieramento. La sensazione l’ho avuta sentendo appunto gli interventi. Soprattutto laddove siamo più forti organizzativamente tra la nostra rete e i partiti dell’Ulivo –non ovunque, ma in larga parte- si sono accentuate le tensioni, nonostante il nostro di responsabilità e nonostante la nostra consapevolezza che i partiti e le realtà associative di base sono ambedue necessarie all’Ulivo, come ci ricordava Prodi.
Dico subito però che non mi convince la soluzione che è affiorata ed affiora in alcuni interventi. Non credo che si debba mettere in discussione, né in modo aperto né in modo mascherato, la decisione presa a Monte San Savino di non presentare liste né candidature come Rete dei cittadini per l’Ulivo. Né credo sia opportuno e produttivo ritornare a vecchie esperienze come quelle dei comitati Prodi del 1996. In questo modo a mio parere ci avvieremmo in un vicolo cieco che potrebbe anche portarci a lacerazioni e quindi ad effetti boomerang. Un conto sono candidati ulivisti di tutto l’Ulivo; un altro conto sono candidati sostenuti soltanto dai nostri comitati. La nostra pianta in questo modo non si rinvigorirebbe ma si rinsecchisce.
La nostra forza, da quando siamo nati, è stata quella di essere il lievito unitario, l’anima unitaria dell’Ulivo. Coloro cioè che con maggiore coerenza, nelle scelte politiche e nei comportamenti, si sono battuti e si battono per il progetto e per il soggetto dell’Ulivo. Credo che sia sbagliato fare passi indietro o a lato o falsi rispetto a questo percorso. Noi dobbiamo continuare ad essere i sostenitori, i portatori del processo costituente dell’Ulivo, di tutto l’Ulivo. Un processo costituente positivo in cui le diverse e varie identità culturali, di storia personale e di componente politica, che nessuno deve cancellare o soffocare, volontariamente si smorzano o meglio si stemperano proprio per dare corpo agli elementi comuni e al progetto complessivo. Questo succede sempre nei momenti alti della storia di un Paese, come è successo nella Resistenza che si è prodotta nella Costituzione repubblicana.
Insisto sul processo costituente positivo perché, credo che ne siamo tutti convinti, non basta dire i no a Berlusconi, pure decisivi e che dovrebbero essere talora anche più vigorosi, ma occorre dire chiaramente i sì e soprattutto indicare con chiarezza e concretezza il nostro progetto e la nostra idea di società. A questo dobbiamo continuare a lavorare, superando un vizio antico che abbiamo: quello di essere forse troppo protestatari e vacuamente protestatari quando siamo all’opposizione e troppo gestionali e qualche volta anche troppo moderati per eccesso di senso di responsabiltà quando siamo al governo. Dobbiamo trovare un equilibrio maggiore, ovviamente sapendo che la collocazione, al governo o all’opposizione, muta le responsabilità.
Quanto detto non significa che non abbiamo fatto errori, avuto timidezze eccessive e così via. Le scelte di fondo però sono state giuste. I limiti nostri riguardano l’azione e la continuità dell’iniziativa. Voglio fare un esempio: l’anno scorso abbiamo lanciato l’albo degli elettori come strumento di partecipazione dei cittadini dell’Ulivo alla selezione delle candidature e alla elaborazione programmatica. Soltanto in alcune province toscane ci si è mossi, parzialmente, alla realizzazione di questa idea. La raccolta delle firme che abbiamo consegnato a Prodi in cui si poneva come obiettivi la costituente dell’Ulivo e l’albo degli elettori sinora ha raggiunto un risultato contenuto che poteva essere dieci volte tanto se ci fosse stato l’impegno e la convinzione da parte di tutti noi e da parte di tutti i comitati.
Non sempre crediamo alle cose giuste che noi stessi proponiamo. Eppure le primarie e l’albo degli elettori sono un passaggio fondamentale per costruire dal basso il processo costituente dell’Ulivo al fine di dare coesione e partecipazione a tutti gli elettori, iscritti o non iscritti ai partiti.
Sono convinto che l costruzione del soggetto politico unitario dell’Ulivo –la federazione aperta- è un passaggio molto importante. Importante anche per costruire i contenuti programmatici e per realizzare il progetto. In altri termini soggetto e progetto-programma, contenitore e contenuti, debbono marciare insieme, parallelamente. Finora abbiamo fatto prevalere come Rete il percorso della costruzione del soggetto (e quindi Federazione, Alleanza, ecc. ecc.). Credo che dobbiamo avviare una correzione di rotta, senza abbandonare il nostro impegno a favore delle primarie e della costruzione del soggetto, ma cercando di dire molto di più di quanto facciamo che cosa vogliamo, quali sono le nostre grandi idee culturali, progettuali, programmatiche. Avviando anche e forse soprattutto grandi battaglie di massa su questi temi.
Nella relazione di Massimo Cellai ci sono idee e spunti di rilievo; ma ancora più vigorosa è la riflessione contenuta nell’intervento di apertura di Pietro Scoppola. Su alcuni temi Scoppola ci manda messaggi molto chiari: per esempio ci dice che è giusta la battaglia sul no alla riforma costituzionale della destra, per davvero deleteria, e quindi sulla necessità che fin da ora ci prepariamo al referendum ma ci dice anche che è riduttivo fermarsi lì. Il bipolarismo deve essere consolidato e migliorato e quindi ha bisogno di si, cioè di una riforma vera che dia stabilità al quadro politico e accresca le garanzie per tutti, opposizione e governo. Ciò vale anche per la pessima riforma della giustizia appena approvata. Anche qui il no è netto ma anche qui sono necessarie proposte di riforma che diventino credenze popolari. Scoppola ha avuto persino il coraggio di affrontare in modo nuovo un tema spinoso, che ci divide, come quello della fecondazione assistita, sfuggendo alla soluzione un po’ troppo comoda della libertà di coscienza.
A questo proposito ho trovato di grande portata il contributo che ci ha portato Prodi con in suo intervento. Sul progetto-programma Prodi ha avviato con noi una riflessione significativa e importante. La interpreto così: 1) non dobbiamo ritenere che la nostra battaglia non riparte dal 1996 né dal ‘98 e tanto meno dal 2001. Si parte dall’oggi. 2)Vanno tenuti fermi quelli che sono i punti di principio irrinunciabili, cioè la salvaguardia del welfare state, sia pure ammodernato e l’Unione europea come scelta di fondo per una politica di pace e di globalizzazione democratica. 3) Le direttrici prioritarie dell’Ulivo sulle quali va costruito il programma sono: i giovani, la politica sull’immigrazione, il mezzogiorno nel quadro di una nuova politica del Mediterraneo. Intorno a questi assi vanno ricondotti gli altri punti programmatici.
Queste priorità mi hanno fatto riflettere, perché sono effettivamente punti deboli, non solo nostri ma della società italiana, sui quali si esercita e manovra il populismo di Berlusconi e della destra. Prodi vuole trasformare questi punti deboli in occasioni di iniziativa politica e quindi in punti di forza.
Ho parlato all’inizio della necessità di dare concretezza a una nuova idea di società che del resto è stata fin dall’inizio uno dei punti principali della nostra Rete. Dalla nuova idea di società dipende infatti a mio parere l’etica civile nuova di cui sentiamo tutti il bisogno; ed anche per ognuno di noi, per ogni realtà politica e associativa, la coerenza con i comportamenti. anche individuali. Il cittadino comune si convince se un’idea è buona o no, se l’Ulivo è credibile o meno, più che dalle cose dette sulla base dei comportamenti di chi dice queste cose. Non so se è chiedere troppo a noi stessi, ma noi Cittadini per l’Ulivo dobbiamo essere i costruttori di questa nuova società e i portatori di questi nuovi comportamenti. Non i soli ma i più convinti. A me piace molto il messaggio che abbiamo ripreso in questi giorni:” noi siamo quelli che aiutano a sollevarsi e a risalire chi cade dalla carovana”. La nostra idea di società ruota interno a questo perno. Guai dimenticarsene.

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