11.12.2004
IL TAGLIO DELLE TASSE COME SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE
E’ strano come certi quartieri alti del centrosinistra facciano spesso fatica a capire ciò che agevolmente coglie il buon senso e la capacità critica della loro base elettorale e cioè che Berlusconi può fare tutto e tutto sacrificare sull’altare del suo potere personale e del suo tornaconto politico. E’ potuto così accadere che sulla questione del taglio delle tasse l’opposizione, fatte salve alcune meritorie eccezioni, abbia commesso un duplice errore. Ha prima sostenuto per circa tre anni che il Cavaliere non sarebbe stato in grado di mantenere la promessa da lui fatta col noto “contratto televisivo” ostandovi in modo assoluto la situazione economica e finanziaria del Paese. E poi, quando la decisione del premier si è appalesata in tutta la sua irresponsabile fermezza, ha ripiegato su una seconda linea difensiva, quella cioè dell’impossibilità per il Governo di assicurare all’operazione la necessaria copertura finanziaria che è stata invece trovata sia pure in modo artificioso e formale. Non è stata quindi capace l’opposizione di contrastare efficacemente nel merito la manovra berlusconiana evidenziandone tutto il disvalore sociale né ha saputo presentare un comune progetto alternativo rivolto a realizzare una maggiore equità sociale e fiscale.
Al punto in cui siamo, per non perseverare negli errori commessi, occorre allora convincersi che tutto questo ha finito per favorire il leader di Forza Italia che disinvoltamente è uscito dall’angolo in cui i suoi fallimenti lo avevano ricacciato per dare il via ad una poderosa offensiva propagandistica e per ricompattare la sua traballante maggioranza facendo Fini ministro degli esteri e Follini vice presidente del consiglio. Ora, non vi è dubbio che la cosiddetta riduzione delle tasse è una scelta finanziariamente insensata che può allargare i già consistenti “buchi” nelle casse dello Stato e peggiorare nel nostro Paese il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo con conseguenze negative sul piano europeo. Ma la madre di tutte le contestazioni che vanno mosse alla riforma fiscale è la denuncia del progetto di indebolire ulteriormente, a vantaggio dei poteri forti e dei ceti privilegiati, lo Stato non solo nelle sue funzioni sociali ma anche in quelle più tradizionali di garanzia per la convivenza civile e di tutela degli interessi generali.
Va perciò chiarito in tutte le sedi e con tutti gli strumenti che lo sbandierato taglio delle tasse è uno “specchietto per le allodole” utilizzato per indurre i cittadini-elettori a votare per lo schieramento berlusconiano nelle prossime elezioni regionali ed in quelle politiche del 2006. Un provvedimento che, nonostante i suoi tanti camuffamenti, non potrà non comportare un ulteriore impoverimento di servizi essenziali specialmente nei settori della sanità e della scuola. Così come questa riforma e questa finanziaria aggraveranno certamente il depotenziamento già in atto di tutti gli uffici pubblici e specialmente delle strutture istituzionalmente deputate ad assicurare il rispetto della legalità e la salvaguardia della sicurezza pubblica: e ciò come inevitabile conseguenza di indiscriminati tagli di spesa segnatamente in danno della Giustizia e delle Forze di polizia. Né mancheranno poi varie forme di tassazione diretta ed indiretta da parte degli enti locali territoriali nonché la lievitazione di prezzi e tariffe di beni e prestazioni di utilità generale.
Siamo quindi di fronte ad una riforma che si traduce, nei suoi contenuti effettivi, in un capovolgimento del messaggio pubblicitario «prendi due e paghi uno» sovente utilizzato nelle vendite promozionali o di fine stagione. E sì, perché saremo tutti chiamati a dare molto di più di quanto ad alcuni di noi (non ai più poveri) verrà pomposamente concesso. Ma c’è di più e cioè che anche a voler considerare la riforma solo nella falsa immagine positiva che ne esibisce il Governo, avulsa cioè dai pesanti costi che dovranno essere pagati per finanziarla, ci troveremmo pur sempre di fronte ad un provvedimento gravemente iniquo che dà molto ai ricchi e nulla o poco a tutti gli altri, come chiaramente emerge dalle tabelle dei vantaggi pubblicate da alcuni giornali. Una violazione dunque di elementari regole di giustizia distributiva da parte di una riforma segnata da un altro capovolgimento, non più di un semplice messaggio pubblicitario ma questa volta di un grande principio costituzionale, quello che vuole il sistema tributario «informato a criteri di proporzionalità » per fare in modo che paghino di più quelli che hanno di più e di meno quelli che hanno di meno.
C’è allora bisogno di un diffuso “porta a porta” (ovviamente non quello televisivo di Bruno Vespa) e di una documentata informazione corredata di dati e di tabelle per spiegare ai cittadini il grande inganno di questa propagandistica riforma.
Brindisi, 10 dicembre 2004
Michele DI SCHIENA
errata corrige:A causa di un mero errore di battitura nell'articolo del giudice Di Schiena inviato ieri, "IL TAGLIO DELLE TASSE COME SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE", la citazione costituzionale «informato a criteri di proporzionalità » deve ovviamente intendersi «informato a criteri di progressività ».
Chiedo scusa all'autore ed ai lettori.
Giancarlo Canuto
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