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Lombardia, i Ds contro la Finanziaria 2005
12.12.2004

Lombardia: la battaglia dei DS contro la Finanziaria 2005.
FINANZIARIA 2005 CROLLA IL CASTELLO DELLE PROMESSE
In questi tre anni il Governo ha dissipato il frutto del risanamento dei conti pubblici e oggi è costretto ad una manovra finanziaria da 31,5 miliardi di euro. Ci chiedono un sacrificio enorme e fanno pagare ai cittadini, alle famiglie e alle imprese il loro disastro sui conti pubblici. Pesanti tagli colpiscono la difesa dell'ambiente, le infrastrutture e le imprese con conseguenze gravissime soprattutto al Sud.
In questi tre anni l'Italia ha perso competitività e ha smesso di crescere mentre una pesante perdita di potere d'acquisto ha spinto molte famiglie verso la povertà. Il Governo ripropone una fantomatica riduzione delle tasse come soluzione di tutti i problemi. Non ci sono i soldi per attuare questa politica ed è comunque inaccettabile privilegiare i redditi più alti. Non siamo disposti a barattare sanità, scuola e assistenza con un minore carico fiscale.
Il nostro Paese ha invece urgente bisogno di una politica per lo sviluppo che ci faccia recuperare la capacità di esportare e che faccia crescere i consumi.
Una scuola migliore, più ricerca, più occupazione stabile, città più vivibili e migliore qualità della vita. Ma anche una distribuzione del reddito più equa a sostegno dei salari e delle famiglie.
Per lo sviluppo, la crescita, l'occupazione e i diritti, hanno previsto: ZERO euro.

BILANCIO REGIONALE: IN AULA CON LE NOSTRE PROPOSTE
Due politiche differenti si confronteranno lunedì 13 in Consiglio regionale, quando in Aula comincerà la discussione della finanziaria per il 2005. Da una parte la maggioranza di Centrodestra, che al termine di dieci anni di governo della Regione proporrà l'invarianza fiscale, dopo aver introdotto in questi anni il ticket sanitario, l'addizionale Irpef e alcuni significativi aumenti di tariffe e altrettante diminuzioni di servizi necessari per le fasce deboli. Dall'altra Ds e Centrosinistra proporranno una contromanovra incentrata sullo sviluppo e sulla tutela dei più deboli e del potere d'acquisto delle famiglie. Partendo dalla leva fiscale è possibile intervenire sulla stagnazione del sistema economico lombardo, favorendo il sistema produttivo. Per le aziende che fanno innovazione proponiamo la riduzione dell'aliquota IRAP dello 0,25%. Con lo stesso intento in Aula proporremo l'inserimento delle aziende che forniscono servizi innovativi e fanno ricerca nella filiera dei metadistretti per le agevolazioni economiche dell'Unione europea, che costituiscono uno strumento di promozione e di innovazione. Un taglio consistente può essere operato anche sull'addizionale Irpef, che era stata introdotta per far fronte al disavanzo sanitario dopo la riforma formigoniana. Il bilancio della sanità, stando a quanto dice la Giunta, sarebbe in pareggio. È dunque possibile esentare dall'addizionale regionale Irpef i redditi fino a 40 mila euro, destinando il gettito proveniente dai redditi superiori all'istituzione di un fondo regionale per la non autosufficienza, in favore delle famiglie che si trovano a dover fronteggiare la condizione di non abilità, che dall'attuale sistema socio sanitario regionale sono lasciate sole di fronte al disagio. Stanziamenti di peso saranno chiesti anche a favore del trasporto pubblico locale: per il sistema ferroviario, chiediamo di stanziare 500 milioni di euro utilizzando il bond; per i trasporti collettivi su gomma proponiamo di erogare contributi per il rinnovo del parco autobus delle compagnie pubbliche e private, anche per favorire la sostituzione dei mezzi in circolazione con veicoli di più moderna concezione e di minor impatto ambientale. Più fondi, secondo le nostre richieste, dovranno essere destinati anche per i parchi regionali e per le aree protette, in perenne difficoltà finanziaria, e per il diritto allo studio, con particolare attenzione ai trasferimenti per il trasporto alunni, per la refezione scolastica, per l'inserimento dei bambini diversamente abili. Soprattutto i piccoli comuni, per la cronica diminuzione dei trasferimenti da parte della Regione, faticano a sostenere queste spese. Completa la nostra proposta l'istituzione di un fondo di garanzia che faciliti l'accesso a mutui e prestiti per i lavoratori atipici e precari.

TETTI DI SPESA: UN ALTRO PASSO INDIETRO
L'annuncio che per il 2005 verranno eliminati i tetti di spesa introdotti dalla Giunta Formigoni nel 2003 per cure come dialisi, radioterapia, chirurgia nel caso di cancro, infarti, ictus etc., è un riconoscimento implicito e tardivo di un grave errore allora compiuto, peraltro puntualmente denunciato dal Centrosinistra. "Considerato che il problema delle liste di attesa - commenta Carlo Porcari - si manifesta a fine anno, quindi proprio in questi giorni, non comprendiamo perché la rimozione dei tetti di spesa non debba avere effetto immediato. Coloro che hanno la sventura di ammalarsi in questi giorni - prosegue il consigliere Ds - non si sentiranno certo tranquillizzati dal fatto che a fine 2005 questo problema non si porrà più. A proposito di esenzione sui ticket per i malati cronici, anche qui ricordiamo come queste esenzioni avvengano per correggere un grave errore compiuto due anni fa". "Il Presidente Formigoni - aggiunge Porcari - dovrebbe però rispondere del fatto incontestabile che nel primo mese di applicazione, queste esenzioni hanno dato risultati deludenti per i malati cronici, che hanno risparmiato solo un terzo delle cifre previste e annunciate dalla Giunta. Per fare un esempio, ogni diabetico o cardiopatico sa che le esenzioni riguardano meno del 50% delle prescrizioni farmacologiche del suo medico per quella patologia". "Per gli altri piani regionali appena annunciati dalla Giunta - conclude il consigliere - alcuni positivi, altri lacunosi, va rimarcato come per tutti le risorse siano assolutamente esigue e difficilmente questi piani potranno produrre in tempi ragionevoli i risultati attesi".

RIFIUTI SPECIALI: PIZZETTI SCRIVE ALL'ASSESSORE MONETA
Sono passati 9 mesi dalla presentazione in Regione della richiesta di autorizzazione per l'impianto di pre-trattamento dei rifiuti liquidi che la Società Cremasca Servizi intende costruire sul territorio del comune di Crema, senza che da Milano sia ancora pervenuta alcuna risposta. Luciano Pizzetti ha inviato nei giorni scorsi una lettera all'assessore Moneta, chiedendo una risposta sui tempi ancora necessari per il completamento dell'istruttoria, considerato che i termini sono ampiamente scaduti.


AZIENDA DEI PORTI: UN EMENDAMENTO DA 500 MILA EURO
Luciano Pizzetti ha depositato un emendamento alla finanziaria regionale 2005, che sarà discussa a partire dal 13 dicembre in Consiglio regionale, per ripristinare lo stanziamento di fondi a favore dell'Azienda dei porti di Cremona e Mantova. L'emendamento, firmato anche dal collega di maggioranza Gianni Rossoni, stabilisce un incremento dei trasferimenti pari a 500 mila euro.


CINGIA DE' BOTTI: DISAGI PER UN ALLEVAMENTO DI GALLINE
Solleva molte perplessità il progetto di realizzazione di un allevamento di galline ovaiole nel comune di Cingia de' Botti. L'insediamento, infatti, risulterebbe troppo vicino alle abitazioni del comune di Derovere e potrebbe creare disagi agli abitanti della zona. Luciano Pizzetti ha depositato giovedì una interrogazione alla Giunta regionale, per invitarla a rivalutare l'opportunità dell'autorizzazione.



IL CENTROSINISTRA E I SERVIZI PUBBLICI IN LOMBARDIA
Nel convegno organizzato dall'Ulivo a Mantova giovedì 9 dicembre, alla presenza dell'on. Bersani, si è discusso del futuro dei servizi pubblici in Lombardia. Acqua, metano, energia elettrica, trasporti pubblici locali sono settori importanti per lo sviluppo economico della Regione e per garantire una qualità soddisfacente della vita dei lombardi. Secondo il Centrosinistra (amministratori locali, consiglieri regionali, amministratori delle aziende) le ex municipalizzate hanno avuto un'importanza strategica e sono ancor oggi presenti in gran numero nella nostra regione. I comuni che sono i proprietari delle aziende dovrebbero svolgere una più ampia funzione di controllo affinché le tariffe, la qualità dei servizi, la loro universalità vengano garantite a beneficio, in particolare, dei ceti più deboli. Di fronte al processo di liberalizzazione in atto sarebbe inoltre necessaria una politica capace di valorizzare le imprese pubbliche presenti nei vari settori, rifiutando una privatizzazione coatta che si risolverebbe nel far cassa, ma poi sottrarrebbe ai comuni il controllo di società che garantiscono servizi e dividendi. Andrebbe tuttavia rifiutata anche una visione localistica che si oppone ad aggregazioni indispensabili per ottenere quella competitività necessaria per confrontarsi con le grandi multinazionali europee. Si è detto sì inoltre alla concorrenza fra aziende pubbliche e fra queste ed aziende private: senza concorrenza non si ha vera innovazione. Enrico Corali, docente di Diritto pubblico all'Università di Bergamo, ha sostenuto nella sua relazione la necessità che le reti rimangano comunque pubbliche e che la gestione delle stesse sia affidata ai proprietari, ricordando le esperienze negative all'estero (per es. in Gran Bretagna), là ove si è realizzata la separazione. Pierluigi Bersani ha affermato, infine, che la dimensione e le caratteristiche delle aggregazioni devono essere funzionali alle imprese e ai territori da esse serviti. Sarebbe perciò dannoso predeterminare dei limiti territoriali ponendo così rigidità ai piani industriali delle stesse.


PRECARI E ATIPICI
PRESENTATA LA PROPOSTA DEI DS LOMBARDI
Sono almeno 150 mila in Lombardia i lavoratori atipici veri e propri, quelli che, su un totale di 430 mila iscritti alla gestione separata dell'Inps, costituiscono la fascia sociale disagiata sia dal punto di vista economico sia della stabilità lavorativa. I Ds lombardi pongono l'attenzione sugli effetti sociali della trasformazione del mondo del lavoro e della diffusione dei contratti flessibili o atipici, che consentono alle aziende e agli enti di avere maggiore flessibilità e minori oneri e per questo necessitano di un'organizzazione del welfare capace di offrire garanzie di esercizio dei diritti di cittadinanza, altrimenti la flessibilità significa solo precarizzazione. "È necessario ripensare la flessibilità apportando le necessarie modifiche al welfare - dichiara Maria Chiara Bisogni, consigliere regionale Ds - e bisogna attuare politiche attive per il lavoro, cosa che questa Regione non sta facendo. In altri Paesi europei, come per esempio in Francia, si è andati in questa direzione, istituendo i fondi che noi vogliamo istituire in Lombardia".
La proposta dei Ds consiste nell'istituzione di tre fondi specifici a favore degli atipici, uno volto a garantire un reddito nei periodi che intercorrono tra un contratto e l'altro, un secondo di integrazione pensionistica - questi due contenuti in un progetto di legge depositato nell'autunno scorso - e un terzo fondo, proposto con un emendamento alla legge di bilancio regionale, in discussione a partire dal prossimo 13 dicembre, che permetta ai precari la possibilità di ottenere mutui e prestiti dal sistema creditizio, cosa oggi quasi proibitiva per queste categorie di lavoratori.
"Con questa proposta - spiega Marco Cipriano - chiediamo che la Regione attraverso la sua finanziaria, Finlombarda, si faccia garante sui mutui e sui prestiti per i lavoratori atipici che intendono acquistare casa o beni durevoli per formarsi una famiglia o per la propria attività professionale, per finanziare nuove imprese o attività di formazione. Oggi, infatti, il lavoratore atipico, a differenza dei lavoratori a tempo indeterminato, per ottenere un prestito o un mutuo deve portare una garanzia, e quindi di solito deve chiedere aiuto alla famiglia. La Regione, a cui chiediamo appunto di istituire un fondo di garanzia impegnando inizialmente 5 milioni di euro del proprio bilancio, aprirebbe a questi lavoratori le porte del credito, e sarebbe una giusta apertura di fiducia nei confronti di questi lavoratori, per lo più giovani".

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