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Costituzione, ci vuole una revisione condivisa.
13.12.2004

FOCUS DELLA SETTIMANA
Costituzione: ci vuole una revisione condivisa
Solo così – sostiene il Terzo Settore – potrà restare anche in futuro
un riferimento comune per tutti i cittadini della Repubblica
“Urge recuperare l’idea che le regole costituzionali non sono solo norme giuridiche, liberamente
modificabili una volta che si seguano le procedure previste, ma sono anche il patto su cui si regge
una convivenza sociale. La Costituzione dovrebbe cioè essere espressione e stabilizzazione di
quell’ethos su cui si regge la possibilità di una convivenza pacificata e che le forme della socialità
certamente contribuiscono a modificare, secondo però la logica graduale dell’etica e non quella
puntuale della decisione maggioritaria”.
Con queste parole si chiude il testo delle “Osservazioni sul progetto di legge di revisione
costituzionale” che una delegazione del Forum Permanente del Terzo Settore ha presentato lo
scorso 2 dicembre in occasione della sua audizione in Commissione Affari Costituzionali del
Senato. Parole dalle quali traspare un timore sul clima e sul metodo in cui avviene questo delicato
processo di revisione costituzionale, soprattutto sul ruolo svolto dalla “politica” che invece di
contribuire, attraverso la mediazione, alla pacificazione del corpo sociale, diviene essa stessa fattore
di divisione. Parole che costituiscono pure lo scenario in cui collocare e leggere le diverse e
puntuali osservazioni che quest’importante realtà di rappresentanza del Terzo Settore a livello
nazionale ha espresso sul progetto di revisione nel testo approvato il 18 ottobre scorso dalla Camera
dei Deputati e poi trasmesso al Senato.
Un Senato federale: speranza o delusione?
Una seconda Camera rappresentativa delle
formazioni sociali, gangli vitali della società,
cui riconoscere adeguata voce. Un’idea
targata 1947 - già espressa da autorevoli
figure, come La Pira e Mortati, in Assemblea
Costituente – oggi, ancor più di difficile
realizzazione per seri ostacoli eminentemente
pratici. Difficoltà che non devono
trasformarsi in alibi, sottolinea il Forum del
Terzo Settore, per impedire soluzioni che
appaiono traduzioni più coerenti.
La riorganizzazione del Senato su basi
autenticamente federali è una speranza.
Infatti, la seconda Camera qualora pensata
come immediatamente rappresentativa delle
articolazioni territoriali – Regioni ed Enti
Locali - può consentire un importante passo in
avanti nel “portare le istituzioni della
relazionalità all’interno della rappresentanza
parlamentare”, così da dar voce alle istanze
che maturano nel tessuto sociale delle
comunità di cui esse sono organizzazioni di
governo.
Se. In linea teorica, la revisione in senso
federale del Senato incontra l’attenzione del
Forum, nelle soluzioni prospettate la speranza
lascia il posto alla delusione. Troppo debole,
secondo il Forum, il legame tra Senato ed
articolazioni territoriali proposto nella
riscrittura dell’articolo 58 (art. 4 del progetto),
se è vero che è sufficiente la sola residenza
per l’eleggibilità a Senatore. Un palliativo,
inoltre, la partecipazione all’attività del
Senato, senza diritto di voto, di rappresentanti
di Regioni e delle autonomie locali. Stessa
valutazione per il principio di mero
coordinamento e di reciproca informazione e
collaborazione tra Senato ed autonomie locali,
introdotto dal progetto nell’art. 127 – ter.
Alla luce di questa distanza tra teoria e
pratica, l’invito che il Forum ha rivolto alla
Commissione è di “stabilire un collegamento
più strutturale e solido tra Senato federale ed
articolazioni locali, poiché in questo modo si
otterrebbe anche un’approssimazione più
fedele dell’ideale della Camera delle
formazioni sociali, autorevolmente teorizzato
ma, sul piano pratico non facilmente
attingibile. La stessa differenziazione
funzionale tra i due rami del Parlamento, che
questo progetto avvia, assumerebbe una sua
razionalità più sicura se le due Camere
fossero rette da diversi principi di
rappresentanza, ciò che, allo stadio attuale del
progetto, non è dato riscontrare in misura
sufficiente”.
Governance pubblica: quale modello?
Un modello, quello che traspare dal progetto,
che certamente non convince il Forum.
Innanzi tutto, emerge una volontà di
semplificazione del quadro democratico con
una marcata verticalizzazione dei processi
decisionali. In particolare, il Forum non
concorda sulla superiorità gerarchica che il
progetto attribuisce al Primo Ministro rispetto
alla compagine collegiale del Governo (art.
95) né con il condizionamento che il Governo
può esercitare sul Parlamento, la cui
possibilità d’autonoma mediazione pare
sensibilmente dimidiata. Scioglimento
anticipato delle Camere (art. 88), disposizioni
“anti-ribaltone” (del nuovo art. 92) sono due
esempi di come si manifesta nel complesso
tale impostazione. Nel primo caso le sorti
della Camera sembrano dipendere troppo
strettamente dalle vicende politiche e finanche
personali del Primo Ministro, nel secondo
caso tali disposizioni sembrano restringere
con rigidità forse eccessiva lo spazio della
libera mediazione, che costituisce uno dei
caratteri qualificanti i collegi rappresentativi.
In merito alla disposizione anti-ribaltone -
mossa da un intento, astrattamente
condivisibile, di moralizzazione dei
comportamenti politici - il Forum del Terzo
Settore ritiene tale visione semplificante “se è
vero che la mediazione è lo spazio specifico
della politica, quello cioè che consente la
composizione in progetto d’istanze molteplici
secondo linee di priorità. E non possiamo
ritenere – afferma il Forum - che questo
spazio si esaurisca nel periodo pre-elettorale,
e cioè al di fuori della vita delle istituzioni”.
Articolo 118 e formazioni sociali:
occorre uno specifico richiamo
Concorda il Forum sull’ultimo comma
dell’articolo 118, così com’è stato novellato,
che sottolinea la precedenza delle formazioni
sociali, così come il rilievo conferito alle
autonomie funzionali. Sarebbe utile altresì
rafforzarlo con un richiamo espresso alla
categoria “formazioni sociali”, intese
soprattutto quelle forme d’iniziativa
solidarmente ispirate. Un pizzico di “minor
garantismo” il Forum lo ha espresso ritenendo
forse eccessivo l’articolato nella parte in cui
costituzionalizza il principio del sostegno
“attraverso misure fiscali”, poiché lo stesso
Forum intravede il rischio “di comunicare il
senso di una possibile declinazione
strumentale del rapporto che deve intercorrere
tra ente pubblico e soggetti privati”.
Corte Costituzionale:
più equilibrata l’attuale composizione
Un’annotazione critica è stata invece rivolta
dal Forum in merito alla proposta di
composizione della Corte Costituzionale,
nella quale aumenta il peso della componente
politica anche se bilanciato dai criteri di
votazione che richiedono maggioranze
qualificate (art. 135).
L’articolo, oggi in vigore relativo alla
composizione della Corte, è ritenuto dal
Forum più confacente in relazione
all’obiettivo di caratterizzare la Consulta
come organo di garanzia costituzionale.
“Vorremmo – ha dichiarato la delegazione del
Forum nell’Audizione – che nel quadro
istituzionale repubblicano rimanesse adeguato
spazio per quelle istituzioni di sintesi e di
garanzia (Presidente della Repubblica, Corte
Costituzionale) che richiamano le forze
politiche al senso d’appartenenza comune, i
cui valori sembrano ancora efficacemente
riassunti dai principi costituzionali”.
Molteplici gli spunti e riflessioni fornite dal
Forum, in occasione dell’Audizione alla
Commissione Affari Costituzionali del
Senato, che sollecitano la realizzazione di una
revisione costituzionale che ponga veramente
al centro la “Carta Costituzionale ” quale
patto su cui si regge la convivenza sociale del
nostro Paese, senza considerarla né “bottino”
della coalizione che ha vinto le elezioni né
tanto meno la sua modifica una questione
interna alla maggioranza di governo,
qualunque essa sia.

fonte: www.asca.it

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