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Giustizia, Ciampi boccia la Controriforma
16.12.2004

Giustizia, Ciampi boccia la Controriforma: «Palese condizionamento dei magistrati»

Come già aveva fatto con la legge Gasparri, per la seconda volta in una legislatura, il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha chiesto alle Camere di riscrivere quella che il governo chiama "riforma della giustizia".

Con una nota, il Quirinale fa sapere che: «Il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha chiesto alle Camere – a norma dell'articolo 74, primo comma, della Costituzione - una nuova deliberazione in ordine alla legge "Delega al Governo per la riforma dell'ordinamento giudiziario" di cui al regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, per il decentramento del Ministero della Giustizia,per la modifica della disciplina concernente il Consiglio di presidenza della Corte dei conti e il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, nonchè‚ per l'emanazione di un testo unico».

Le motivazioni sono un atto di accusa nei confronti della maggioranza. Ciampi parla infatti di «palese condizionamento dei magistrati» e di «un modo di legiferare non coerente con le norme costituzionali». Non solo: «Diverse norme attaccano i poteri del Csm, sottoposto a un regime di vincolo», e «viene violata l'obbligatorietà dell'azione penale».

Il messaggio che spiega il perchè del rinvio è stato letto in Aula al Senato dal presidente Marcello Pera. Ciampi spiega che la legge si pone in contrasto con gli articoli della Costituzione sull'autonomia della magistratura in quattro punti precisi: il nuovo potere del ministro della Giustizia di comunicare alle Camere le linee della politica giudiziaria; l'istituzione di un ufficio di monitoraggio sugli esiti dei procedimenti giudiziari; la facoltà di impugnativa concessa al ministro della Giustizia sulle delibere del Csm riguardanti gli incarichi dei magistrati; e il «sensibile ridimensionamento» del Csm nell'assegnazione, nel trasferimento e nella promozione dei magistrati.

La prima replica di Berlusconi tende a minimizzare il problema, snobbando i rilievi del Capo dello Stato: «Il ministro competente prenderà in carico la questione. Daremo la nostra risposta in un tempo abbastanza breve perchè non credo sia una questione così difficile. Possiamo introdurre queste modifiche semplici ed, entro febbraio, possiamo tranquillamente dare il via alla riforma».

Contro la riforma i magistrati avevano scioperato lo scorso 24 novembre, per la terza volta in due anni, ritenendo il provvedimento «incostituzionale», oltre che un attacco all'indipendenza della magistratura e alle garanzie dei cittadini.

***

Da Anm e opposizione un unico coro: l'avevamo detto la legge è incostituzionale

La Controriforma di Berlusconi e Castelli non è passata. Il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha rispedito la legge alle Camere. E ora le reazioni si sprecano, visto che contro la riforma della legge giudiziaria si erano scagliati in molti, della scienza giuridica, della Anm (l’Associazione Nazionale Magistrati), delle opposizioni e anche di settori della maggioranza. La destra, invece, commenta a denti stretti.

Tra le prime, è proprio l’Associazione Nazionale Magistrati ad esprimendo, per voce del vice presidente Piero Martello: «La decisione del capo dello Stato conferma la grande attenzione con cui il Quirinale ha seguito la riforma della giustizia. Auspico vivamente che questo rinvio venga colto dal Parlamento per procedere a un profondo esame della legge e per migliorare una riforma che al momento appare pessima». Martello però è anche fermo nel riaffermare le giuste critiche dell’Anm nei confronti della legge: «come Associazione abbiamo atteso fiduciosamente il sereno giudizio del capo dello Stato, che evidenzia aspetti di incostituzionalità già a suo tempo segnalati dall'Anm».

«È la riprova che il governo non ha una politica in materia di giustizia», sintetizza Luciano Violante, capogruppo dei Ds alla Camera, osservando che «nel giorno in cui lo stesso governo favorisce il crimine riducendo i termini della prescrizione per parecchi reati, si trova a dover prendere atto della necessità di rivedere da capo una legge assurda che non darà alcun vantaggio ai cittadini e che però pone le premesse per un controllo politico sui magistrati». Il presidente dei deputati della Quercia, infine, ritiene che ormai per il governo «sia arrivato il momento di rivedere le sue politiche in materia di giustizia e di sicurezza, cercando di sfuggire alla perenne tentazione di attuare un controllo politico della magistratura».

«Come avevamo detto e Ciampi ha confermato, le nuove norme introdotte rappresenterebbero una profonda ferita ai principi cardine della nostra Costituzione», dice il senatore Roberto Manzione, responsabile del dipartimento Giustizia della Margherita.

«Il presidente della Repubblica sta svolgendo in pieno le sue funzioni di garante delle istituzioni e della democrazia repubblicana», ha commentato il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto. «Una legge -aggiunge Diliberto- che era ed è palesemente incostituzionale. Fallisce il tentativo di limitare l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Bene ha fatto Ciampi», conclude Diliberto.

«È il richiamo più forte che il presidente della Repubblica abbia mai fatto, assieme a quello sul pluralismo dell'informazione - afferma l'esponente della Margherita Giuseppe Fanfani -. Il rinvio alle Camere dell'ordinamento giudiziario suona come una bocciatura per Castelli e per il governo almeno sotto due profili: il primo è un richiamo al doveroso rispetto della Costituzione di cui troppo spesso si dimenticano sia il ministro della Giustizia che il presidente del Consiglio». Fanfani aggiunge: «Il secondo è un richiamo deciso alla legalità nel giorno in cui la maggioranza approva la più grave delle leggi vergogna con la quale si destabilizza il sistema della sicurezza dei cittadini per salvare un imputato eccellente. Credo non sia casuale che il rinvio avvenga proprio oggi».

Antonio Di Pietro, presidente dell'Italia dei Valori lancia un appello alla Cdl: «Si fermi finché è in tempo, ora che anche il capo dello Stato ha detto che si sta violando la Costituzione e che questa legge distrugge lo Stato di diritto e la separazione dei poteri». «Continuare a tirare la corda come stanno facendo quelli della Cdl -continua il leader di Idv- rischia di esasperare l'opinione pubblica e provocare anche una rivolta dagli esiti imprevedibili. La legge sull'ordinamento giudiziario voluta dal Polo era solo atto di ritorsione verso la magistratura indipendente ed ora che anche il presidente della Repubblica l' ha rinviata alle Camere, speriamo che la maggioranza abbia il buonsenso di non ripresentarla».

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Ecco cosa prevede la riforma dell'ordinamento giudiziario


Separazione delle funzioni. L’accesso alla magistratura rimane regolamentato da un unico concorso, ma già al momento di presentare la domanda di ammissione sarà necessario indicare quale funzione si voglia ricoprire, se quella di pubblico ministero o di giudice. La scelta, dopo cinque anni, diventa definitiva. Chi prima della scadenza del termine decidesse di cambiare funzione dovrà sostenere un esame orale e frequentare un corso presso la Scuola. Se si otterrà una valutazione positiva si potrà cambiare funzione ma sarà necessario cambiare distretto giudiziario.

Concorsi. La carriera dei magistrati verrà decisa da concorsi per titoli ed esami che potranno consentire avanzamenti più rapidi. La prova si svolgerà su un caso pratico. Il concorso è obbligatorio per chi voglia svolgere funzioni diverse da quelle di primo grado.

Colloqui psico-attitudinali. Uno dei punti più controversi della riforma: i concorsi prevedono che i candidati, nell’ambito della prova orale, siano sottoposti a dei colloqui di idoneità psico-attitudinale.

Azione disciplinare. Diventa obbligatorio e non più facoltativo, per il procuratore generale della Cassazione esercitare l'azione disciplinare nei confronti di un magistrato. Il termine della prescrizione scende a un anno, anzichè due.

Partecipazione politica. Ai magistrati è vietata l’iscrizione a partiti politici e pure la partecipazione ad «attività di centri politici o affaristici che ne possano condizionare l'esercizio delle funzioni o appannare l'immagine».

Scuola della magistratura. Dovrebbe essere l’istituzione autonoma che si occuperà della formazione delle giovani toghe, ma anche di organizzare corsi di aggiornamento professionale e di valutare la professionalità dei magistrati. Sarà diretta da un comitato composto da 7 membri: due magistrati ordinari nominati dal Csm, un presidente e il pg della Cassazione, un avvocato nominato dal Consiglio nazionale forense, un professore universitario nominato dal Consiglio universitario nazionale, uno nominato dal ministro della Giustizia.

Procure. Il procuratore capo potrà decidere i criteri di organizzazione dell'ufficio e di assegnazione dei procedimenti tra i magistrati. Avrà pure il potere di revocare l'assegnazione di un fascicolo, inviando le sue valutazioni al pg della Cassazione e segnalando le sue motivazioni al Consiglio giudiziario.

Cerimonie anno giudiziario. La relazione annuale sulla Giustizia sarà affidata al primo presidente della Cassazione e non più al procuratore generale. Lo stesso vale anche per la Corte d'Appello. Dieci giorni prima delle cerimonie di apertura dell’anno giudiziario, il ministro della Giustizia inoltrerà «comunicazioni alle Camere sull'amministrazione della giustizia nell'anno precedente e sulle linee di politica giudiziaria per l'anno in corso».

 

da www.unita.it


 

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