17.12.2004
Un pugno allo stomaco
La triste vicenda di due ragazzi qualunque.
Ho avvertito come un pugno allo stomaco quando mi è capitato di ascoltare le reazioni di diversi esponenti politici alla notizia che gli autori del delitto di Lecco erano stati assicurati alla giustizia.
Le premesse, è vero, c’erano già tutte nei giorni precedenti quando era apparso chiaro che almeno due linee si muovevano all’interno della stessa maggioranza di governo. Chi rivendica, a Lecco come a Napoli, il ruolo dello Stato, delle istituzioni e delle forze dell’ordine a garanzia della sicurezza dei cittadini e chi spinge verso una privatizzazione della sicurezza: le taglie sui ricercati, il diritto a difendersi con le armi in caso di intrusione i minaccia. Solo per poco, in questa diatriba, erano durate le parole, sagge e di grande rigore, del parroco del quartiere di Lecco in cui era avvenuto il tragico delitto. Se il delitto è avvenuto per una facile ricerca di denaro, argomentava il parroco, non si capisce perché dovremmo ora offrire denaro a chi sia disposto a parlare.
Parole esemplari, nette, forse troppo per una dinamica politica che parla di quel caso, triste e tragico, con un retropensiero altrove. Perciò parole ben presto scomparse; ma il pugno allo stomaco non sta qui, vista la prevedibilità ,purtroppo, di questo.
Il pugno arriva quando si accerta che autori del crimine sono due ragazzi di diciassette e diciotto anni. Senza precedenti penali, almeno pare, o comunque senza significativi precedenti. Due ragazzi italiani (niente albanesi ed extracomunitari su cui rovesciare ogni razzismo covato) come tanti. Due ragazzi con una famiglia alle spalle. Famiglie difficili certo, fatte di lavoro duro e precario, sacrifici enormi per tirare a fine mese. Famiglie in cui la sofferenza, la brutalità del vivere quotidiano impediscono la parola e l’ascolto al punto che un ragazzo può anche uccidere una persona ma continuare per quindici giorni a stare in casa, come se nulla fosse successo.
Insomma due ragazzi qualunque; come tanti che ogni giorno frequentano le nostre scuole e poi, improvvisamente si perdono. Non vanno più a scuola, quasi sicuramente senza che nulla sappiano i genitori, e iniziano a perdersi nella città , nei bar, nei ritrovi, nei gruppi ai margini della società . E’ un percorso che può portare a tanti approdi anche a quello più tragico della tentata rapina e dell’omicidio. Il pugno allo stomaco è proprio qui. Possibile che la politica non abbia nulla da dire se due ragazzi qualunque arrivano ad uccidere per denaro una persona? Quali valori di riferimento siamo riusciti a comunicare a questi giovani? Quali percorsi non siamo riusciti ad offrire loro? E che società è mai questa dove due giovani possono uccidere per denaro?
A queste domande dovrebbe rispondere la politica se la politica non si è rassegnata a gestire l’esistente, a dare per persa ormai irrimediabilmente persino l’idea, la passione, la vocazione a una società almeno un po’ diversa. E’ quando manca questa politica che il pungo allo stomaco ti colpisce lasciandoti senza parola.
Dario Missaglia.
Welfare Italia
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