Welfare Italia :: Cronaca :: La Rai va divisa in due. di Romano Prodi Invia ad un amico Statistiche FAQ
3 Maggio 2024 Ven                 WelfareItalia: Punto laico di informazione e di impegno sociale
Cerca in W.I Foto Gallery Links Documenti Forum Iscritti Online
www.welfareeuropa.it www.welfarecremona.it www.welfarelombardia.it www.welfarenetwork.it

Welfare Italia
Home Page
Notizie
Brevi
Il punto
Lettere a Welfare
Cronaca
Politica
Dal Mondo
Dalle Regioni
Dall'Europa
Economia
Giovani
Lavoro
Cultura
Sociale
Ambiente
Welfare
Indian Time
Buone notizie
Radio Londra
Volontariato
Dai Partiti
Dal Parlamento Europeo
Area Iscritti
Username:
Password:
Ricordami!
Recupero password
Registrazione nuovo utente
Brevi

 Foto Gallery
Ultima immagine dal Foto Gallery di Welfare Italia

Ultimi Links







La Rai va divisa in due. di Romano Prodi
31.12.2004

Prodi: la Rai va divisa in due.Allo Stato il servizio pubblico

di Romano Prodi

Caro direttore, in due successivi articoli dedicati ai problemi del sistema
radiotelevisivo italiano (Corriere della Sera del 15 e 19 dicembre; ndr),
Massimo Mucchetti ha sollecitato l'opposizione e me in particolare ad esprimerci
sull'annunciata privatizzazione della Rai.
Segnati dalla tragedia che ha colpito l'Asia e, tra le moltissime altre,
anche numerose famiglie italiane, sono giorni, questi, in cui sto riflettendo
su tante cose.
Quella di Massimo Mucchetti e del suo giornale è, tuttavia, una richiesta
alla quale sento di dover dare risposta.
Il punto di partenza consiste nel riconoscere che, in società democratiche,
moderne e complesse come quelle nelle quali viviamo oggi in Europa, un servizio
pubblico radiotelevisivo corrisponde ad un interesse di ordine generale.
Un tale servizio - così si espresse la Commissione europea nel novembre
2001 - appare, infatti, coerente con «l'obiettivo di soddisfare le esigenze
democratiche, sociali e culturali della società e di garantire il pluralismo,
inclusa la diversità culturale e linguistica».
In teoria, nulla obbliga ad affidare in esclusiva il servizio pubblico ad
un'emittente di proprietà pubblica. Gli obblighi del servizio pubblico potrebbero,
infatti, essere inclusi nei contratti con i quali lo Stato concede alle
emittenti private l'uso delle frequenze. Già oggi, del resto, anche le emittenti
commerciali, molte delle quali sono soggette ad obblighi di servizio pubblico,
contribuiscono ad assicurare il pluralismo, arricchiscono il dibattito culturale
e politico ed ampliano la scelta dei programmi.
In pratica, tuttavia, nell'intera Europa, dove sono state le Tv di Stato,
una in ciascun Paese, ad introdurre e a lanciare, una cinquantina di anni
fa, la televisione, il servizio pubblico televisivo è affidato a società
pubbliche. E' così nel Regno Unito, è così in Francia, in Spagna, in Germania.
Ed è così in Italia con la Rai.
Nell'Italia di oggi e nell'Italia che possiamo ragionevolmente prevedere
per il domani, è alla Rai che spetta il compito di assicurare il servizio
pubblico televisivo.
E' un dato, questo, che nessuno contesta, tanto che lo stesso presidente
Ciampi, nel consegnare, pochi giorni fa, i premi Saint Vincent di giornalismo,
ha ricordato che la Rai deve «conservare, rafforzare, migliorare sempre
di più la sua attività di servizio pubblico, nei contenuti editoriali e
culturali, nell'informazione, nello stile, in linea con le indicazioni dell'Unione
Europea sui servizi pubblici radiotelevisivi».
Si tratta di una responsabilità pesante e resa ancora più pesante dal fatto
che, alle attività di servizio pubblico, la Rai affianca, in concorrenza
con le televisioni private, attività a carattere commerciale.Di fatto, la
Rai ha una doppia natura, di televisione pubblica e di televisione commerciale,
che trova riscontro nella duplice fonte di finanziamento dell'azienda, lo
Stato, attraverso il canone, e il mercato, attraverso la pubblicità.
Ne discendono problemi e difficoltà per la Rai che, con i propri programmi,
deve inseguire contemporaneamente obiettivi diversi e non sempre tra loro
compatibili come la qualità e il successo di pubblico, e che, dovendo rispettare
un limite alla pubblicità da inserire nelle proprie trasmissioni come contropartita
del privilegio di ricevere il canone, è costretta ad affrontare in una situazione
di inferiorità i propri concorrenti sul mercato pubblicitario.
E non minori sono i problemi per le autorità di controllo e di vigilanza,
che faticano a distinguere tra loro le due componenti dell'attività della
Rai ed a vigilare su un mercato pubblicitario che, con il 65 per cento delle
risorse assorbito dalle reti Mediaset e il 29 per cento che va alla Rai,
è concentrato e squilibrato come nessun altro mercato in Europa.
Mi sembra, pertanto, interamente condivisibile la posizione recentemente
espressa dall'autorità Antitrust che ha indicato per la Rai la strada della
divisione in due società distinte, la prima «con obblighi di servizio pubblico
generale finanziata esclusivamente dal canone», la seconda «a carattere
commerciale» e tenuta a sostenere «le proprie attività attraverso la raccolta
pubblicitaria».
Va da sé che la prima società dovrebbe restare di proprietà pubblica, mentre
la seconda potrebbe e dovrebbe essere messa in vendita ed offerta ad investitori
e risparmiatori privati.
Una prima Rai finalmente concentrata sull'esclusiva missione del servizio
pubblico, una Rai, per dirla nuovamente con le parole del presidente Ciampi,
«con la schiena dritta», che ritrovasse il coraggio dell'indipendenza, il
gusto della qualità e la voglia di premiare il merito, porterebbe un contributo
di importanza enorme alla democrazia italiana.
Una seconda Rai altrettanto chiaramente dedicata al servizio commerciale
e, quindi, in grado di competere da pari a pari sul mercato, contribuirebbe
in modo altrettanto significativo all'equilibrio e al pluralismo del sistema
televisivo nazionale.
Una simile evoluzione sarebbe, tuttavia, gravemente incompleta e difettosa
se mancasse un controllo rigoroso del mercato pubblicitario in due direzioni:
da un lato, per garantire, attraverso l'uso di tutti gli strumenti propri
dell'attività antitrust, che il mercato stesso rimanga aperto alla concorrenza
e all'ingresso di nuovi operatori e, dall'altro, per evitare che la televisione
continui ad assorbire una quota sproporzionata degli investimenti pubblicitari
e per assicurare, quindi, possibilità di finanziamento e sviluppo alla stampa,
cioè ai giornali e ai periodici.
Una divisione della Rai in due, con una società dedicata al servizio pubblico
e finanziata esclusivamente dal canone e una seconda finanziata con la pubblicità
e impegnata nel servizio commerciale, un rigoroso controllo antitrust del
mercato pubblicitario e una protezione per la stampa di fronte allo strapotere
della televisione: questi, lo ripeto, sono gli elementi, tutti pienamente
coerenti con quanto avviene nel resto d'Europa, su cui si dovrebbe riformare
il sistema televisivo italiano.
E' una riforma che può essere realizzata in tempi relativamente brevi e
che dovrebbe, in ogni caso, essere attuata prima di qualsiasi forma di privatizzazione
della Rai.
Questo vuol dire, come ovvio, che il collocamento in Borsa di una quota
di minoranza del capitale della Rai, di questa Rai ancora a due teste, dovrebbe
essere cancellato.
Avrà notato, caro direttore, che, parlando di Rai e di televisione, non
ho toccato la questione del «conflitto di interessi», cioè del come garantire
che non si cumulino in un unico soggetto attività politica e di governo
e controllo di mezzi d'informazione. Si tratta di un problema ovviamente
centrale per la nostra democrazia e che come tale dovrà essere affrontato
e risolto. Ma è un problema diverso da quello, giustamente sollevato da
Massimo Mucchetti, della privatizzazione della Rai.

Welfare Italia
Hits: 1798
Cronaca >>
I commenti degli utenti (Solo gli iscritti possono inserire commenti)
Terza pagina

Sondaggi
E' giusto che Bersani si accordi con Berlusconi per le rifome ?

Si
No
Non so
Ultime dal Forum
La voce del padrone di Lucio Garofalo
Salotti culturali dell'Estate bolognese
Pippo Fallica querelo' Corriere della Sera e La Sicilia?
NO LEADER, NO PARTY di Luigi Boschi
UN PARTITO LENINISTA (LEGA) CHE SPOSA IL VATICANO di A.De Porti
POESIA DI VITA di Luigi Boschi
La vita spericolata del premier di Silvia Terribili
Romea Commerciale di Orlando Masiero
Sondaggio, 15mila i voti finora espressi
Buon che? di Danilo D'Antonio
L'Italia è una Repubblica "antimeritocratica" fondata sul lavoro precario
LA PROTESTA DEI SANGUINARI di Luigi Boschi
L'AQUILONE STRAPPATO di Antonio V. Gelormini
Il reality scolastico su "Rai Educational"
Vuoto indietro diventa proposta di legge,





| Redazione | Contatti | Bannerkit | Pubblicità | Disclaimer |
www.welfareitalia.it , quotidiano gratuito on line, è iscritto nel registro della stampa periodica del Tribunale di Cremona al n. 393 del 24.9.2003- direttore responsabile Gian Carlo Storti