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Abbiamo un'occasione storica per battere povertà e malattie
4.01.2005
Un appello di Bill Gates e Bono da Il Riformista - Ci sono epoche storiche in cui il concetto di civiltà assume un nuovo significato. Epoche in cui lo status quo diventa talmente intollerabile che la gente decide di rovesciarlo. Un esempio è l'abolizione della schiavitù.

Appello di Bono e Bill Gates

Abbiamo un'occasione storica per battere povertà e malattie. Ci sono epoche storiche in cui il concetto di civiltà assume un nuovo significato. Epoche in cui lo status quo diventa talmente intollerabile che la gente decide di rovesciarlo. Un esempio è l'abolizione della schiavitù. Altri sono la caduta del muro di Berlino e la fine dell'apartheid. Anche il 2005 può presentare un'occasione per un simile rovesciamento di fronte soprattutto per quanto riguarda le morti assurde causate dalla povertà e dalle malattie.

Adesso come adesso sembra impensabile: l'anno è cominciato con l'incomprensibile tragedia nel Sud-est asiatico. Eppure la situazione sta diventando sempre più intollerabile, tanto che potrebbe essere questo l'anno in cui finalmente ci si impegnerà davvero a livello globale per migliorare le prospettive future dei più poveri. I dodici mesi che abbiamo davanti saranno un banco di prova per tutti noi e specialmente per i leader delle nazioni del G8, dato che tutto il mondo, ora più che mai, li osserva e giudica le loro idee e il loro operato.

La storia non sarà clemente se falliremo, soprattutto perché siamo la prima generazione ad avere una concreta possibilità di successo. Abbiamo a nostra disposizione nuovi mezzi e nuove idee che creano opportunità impensabili fino a ieri. Si riteneva che l'aiuto dei paesi stranieri non potesse sortire esiti significativi. Questo atteggiamento, che ha come suo alleato l'indifferenza, è deleterio, nonostante si stiano ottenendo dei notevoli risultati, specialmente nel campo della sanità.

Alcune malattie che hanno spazzato via generazioni di poveri sono ora in via di estinzione. Fino a quindici anni fa la poliomielite colpiva 350.000 persone. Oggi il numero è sceso a 800 e presto potrebbe arrivare a zero.

Negli ultimi cinque anni, un aumento della profilassi ha contribuito a salvare la vita di mezzo milione di bambini e il numero potrebbe triplicarsi nel giro dei prossimi dieci anni.

Un'altra convinzione ingiusta sta svanendo: l'idea, cioè, che i paesi poveri, attanagliati da vecchi debiti risalenti all'epoca della Guerra Fredda, debbano restituirci il dovuto, anche se ciò è fonte di disagio per altri esseri umani. Ora che le nazioni ricche stanno cancellando parte del debito, i paesi poveri hanno avuto la possibilità di investire in settori di primaria importanza, quali la salute e l'istruzione. L'Uganda, per esempio, con il denaro risparmiato è riuscita a raddoppiare il numero degli alunni delle scuole elementari.

Ora più che mai il mondo sa cos'è che si deve fare. Cinque anni fa, i leader mondiali promisero che avrebbero agito al meglio delle loro possibilità, in diversi paesi e a beneficio di un maggior numero di persone. Una serie di "Obiettivi di Sviluppo del Millennio" in cui ci si impegnava, per il nuovo secolo, a soddisfare i bisogni fondamentali dell'essere umano.

Cibo, acqua potabile, servizi sanitari e accesso all'istruzione dovevano essere dei diritti garantiti a ogni bambino.

I capi di stato si stanno impegnando non solo per combattere, ma per porre fine alle malattie e alla miseria. Dopo un decennio in cui gli aiuti sono andati via via diminuendo, alcuni tra i paesi più ricchi, Gran Bretagna inclusa, hanno deciso di tenere fede alla loro promessa di fare di più.

Nel 2005, la Gran Bretagna sarà presidente in carica sia delle nazioni del G8 sia dell'UE. Ciò vuol dire che Tony Blair e Gordon Brown si troveranno nella posizione di poter proporre con maggiore autorità agli altri paesi le loro condizioni a favore delle popolazioni più povere.

La tentazione di fare dei tagli o fare marcia indietro è forte per quelle nazioni che si trovano ad affrontare problemi di bilancio. Ma anche l'inazione ha i suoi costi. Oggi, in Africa, ci sono 10 milioni di orfani a causa dell'Aids che hanno bisogno di cure perché i loro genitori non hanno potuto usufruire di medicine anti-retrovirali. Nel 2010 la cifra potrebbe arrivare a 20 milioni di bambini. È senz'altro più economico, più sensato e più facile prevenire simili incendi, piuttosto che cercare di spegnerli una volta che sono scoppiati.

Solo uno di noi è famoso perché mastica di numeri. Ma tutti e due siamo convinti che investire nel potenziale umano è una mossa che ripaga mille volte tanto. C'è la possibilità di porre fine all'indigenza. Ma solo se ricominciamo a pensare in grande.

Il Piano Marshall, che contribuì alla ricostruzione dell'Europa dopo la Seconda guerra mondiale e fu un baluardo contro l'espansione sovietica, costò agli Stati Uniti una cifra pari al 2% del suo PIL nell'arco di quattro anni. Oggi, in questa epoca così turbolenta, un investimento ancora minore potrebbe non solo cambiare la vita di un numero maggiore di persone, ma potrebbe anche cambiare il modo in cui quelle popolazioni ci vedono.

È quindi vero che siamo sull'orlo di un cambiamento, anche se la situazione è delicata. Quest'anno porta con sé una concomitanza eccezionale di summit mondiali, relazioni sull'andamento dei lavori in corso, e trattative riguardanti il debito, il commercio e gli aiuti efficaci. Le sigle, G8, o nU, OSM, OMC, FMI possono risultare ostiche, ma rappresentano un'incredibile opportunità per il mondo intero di imparare dai traguardi raggiunti e di continuare ad andare avanti nella giusta direzione.

Tanto per cominciare, ci auguriamo che i leader di tutte le nazioni sviluppate si impegnino a fare cinque importantissime cose nel 2005. Il mondo sviluppato ha già promesso che avrebbe appoggiato alcune di queste idee. Non di deve mai venir meno alla parola data. Numero uno: raddoppiare l'aiuto effettivo dei paesi stranieri, magari attraverso l'International finance facility, una proposta partita dalla Gran Bretagna per stanziare degli aiuti e renderli operativi immediatamente.

Una simile iniziativa, sostenuta dal Regno Unito e dalla Francia, è pronta a partire e potrebbe salvare cinque milioni di vite umane aumentando il numero di vaccini fra i bambini. Numero due: finire il lavoro relativo al debito dei paesi poveri. Ciò di cui questi paesi hanno bisogno va ben oltre uno sconto: è necessario cancellare totalmente il debito. Numero tre: cambiare le norme ingiuste che regolano gli scambi commerciali, dando così la possibilità ai paesi poveri di raggiungere l'autosufficienza. Numero quattro: dare fondi per il Global HIV Vaccine Enterprise, che rappresenta un approccio più incisivo e strutturato allo sviluppo di un vaccino contro l'HIV.

Con queste e altre iniziative i nostri governi possono cambiare il corso storia, e noi dobbiamo pretendere che sia così. È per questo che a tre giorni dall'inizio del 2005 le cose hanno già cominciato a muoversi, e sono nate inedite alleanze. Amministratori delegati e o nG, pop star e preti, associazioni di madri di famiglia e associazioni studentesche: tutti uniti in una campagna globale a favore della giustizia.

La storia del 2005 avrà i suoi leader e i suoi ladri, e fra un anno sarà chiaro chi appartiene alla prima e chi alla seconda categoria. Nel frattempo, sta a noi decidere come vogliamo che la nostra generazione venga ricordata.

Per internet? La guerra al terrorismo? O vogliamo essere ricordati come la generazione che finalmente ha deciso che la vita di un bambino non può più dipendere da dove gli tocca in sorte di nascere?

Le linee che segnano latitudine e longitudine sono più forti di tutte le cortine di ferro e ci dividono più dell'apartheid. Il mondo possiede la tecnologia e le risorse necessarie per cambiare questo stato di cose. Ciò che rimane da vedere in questo 2005 è se siamo in grado di raccogliere la forza di volontà necessaria per farlo.

Il Riformista, 4 gennaio 2005

www.ilriformista.it


 

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