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Esiste un Sensus Ecclesie dei valori etici?
18.01.2005

Pubblichiamo la lettera di don Giorgio Morlin "Sulla preoccupante deriva etico-istituzionale che vive il nostro paese - Esiste un Sensus Ecclesiae dei valori etici ? ("Settimana" N.2 del 16 Gennaio 2005).

Caro direttore,

sono grato a don Giovanni Nervo, l'indimenticato direttore della Caritas italiana di qualche anno fa, per la sua accorata lettera, apparsa su Settimana il 12 dicembre 2004, in merito «al generale silenzio sugli aspetti morali» nelle ultime vicende della politica nazionale.

Mentre la maggioranza al governo impera, con cinica arroganza, emanando leggi tagliate su misura dei potenti, il mondo cattolico italiano sta a guardare, silenzioso come sempre, lo sconquasso non solo legislativo ma anche etico-civile che sta avvenendo nel nostro paese.

Non ci si può assolutamente rassegnare ad un'illegalità minacciosa dove il ladro minaccia il giudice e dove sembra prevalere la legge del più forte. Non si può rimanere in silenzio quando si demolisce a picconate la Costituzione italiana, che è un edificio non solo istituzionale-democrati-co, ma anche etico-civile. Non si può tacere quando il capo del governo, in qualche maniera, esalta l'evasione fiscale: un grave peccato sociale espressamente condannato nel Compendio della dottrina sociale della chiesa (n. 80), recentemente emanato dal Pontificio consiglio della Giustizia e della pace.

I 583 numeri del suddetto Compendio, che spaziano in tutti gli ambiti della vita sociale, offrono precise indicazioni etiche su alcune "emergenze" politiche dell'attuale situazione italiana: dall'informazione manipolata e in mano ad un unico padrone (n. 416) all'immoralità dei linguaggi e comportamenti razzisti tipici di qualche gruppo politico che siede in parlamento (n. 433), dalla corruzione politica ormai diventata costume nazionale (n. 411) alla produzione di leggi create "ad hoc" per i potenti di turno (n. 398).

Da un punto di vista etico la misura ormai è colma, nel momento in cui il potere politico arriva a servirsi del governo e del parlamento per fare gli affari suoi, esibendo, addirittura, una cinica e spudorata tracotanza. Sembra proprio che il cinismo trionfi sul civismo! È possibile indignarsi e reagire a tutto questo?... È possibile affermare che il sensus ecclesiae va alimentato non solo per le verità di fede ma anche per i principi morali?... Un paese non può dirsi cattolico, e nemmeno civile, «se non c'è un minimo dì passione civile per la vita pubblica, se si perde completamente il senso del giusto e dell'ingiusto, del lecito e dell'illecito!».

Recentemente sì è parlato e scritto molto che non si possono abbandonare i simboli cristiani come il presepio e il crocifisso nelle aule scolastiche. È giusto! E tutto il resto che contrasta palesemente con l'etica naturale e con i principi della Dottrina sociale della chiesa?

In molti preti e cristiani aleggia un senso di tristezza e di frustrazione quando si vedono i potenti ridere e congratularsi tra loro nel momento in cui va in porto una legge parlamentare costruita appositamente per salvare qualcuno di loro che ha rubato o che è colluso con la mafia. Si considerano invulnerabili, intoccabili, al di sopra della legge che è uguale per tutti tranne che per loro.

Sarebbe molto utile, per far crescere un sensus ecclesiae anche da un punto di vista etico, alimentare il dibattito, UDIRE UNA CHIARA VOCE MAGISTERIALE e aiutarci tutti insieme a costruire un tessuto civile che possa dirsi cattolico proprio perché mette in evidenza alcuni irrinunciabili e fondamentali principi non solo della morale sociale ma anche della civiltà e della dignità semplicemente umana.

don Giorgio Morlin, Mogliano Veneto (TV)

Da "Settimana - settimanale di attualità pastorale" (con approvazione ecclesiastica; e-mail: settimana@dehoniane.it) nella rubrica "dialogo aperto"

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