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Lombardia: i Ds all'attacco
31.01.2005

A.) Il Centrosinistra chiede un Consiglio Regionale straordinario sullo stato dell’agricoltura lombarda
26 gen 2005 - Il Centrosinistra in Regione ha presentato ieri una mozione che impegna il Consiglio a convocare con urgenza una sessione aperta alle organizzazioni di categoria e dei produttori per affrontare in modo efficace le problematiche del settore agricolo.
"Se da un lato è indubbio - dichiara il Ds Luciano Pizzetti - che l’agricoltura lombarda è uno dei punti di forza dell’intero comparto nazionale, sia in termini di produzione che di sviluppo tecnologico e professionale degli addetti, è d'altro canto vero che occorrerebbe, sul versante istituzionale, una maggiore capacità di programmazione per la valorizzazione del settore".
"I dati ci parlano di una situazione in cambiamento e per certi versi critica - continua il consigliere -. Negli ultimi anni si è riscontrato un calo del numero delle aziende agricole attive, che oggi in Lombardia sono 74.600: di queste, 18 mila sono in aree montane e più di 14 mila in zona collinare".
Pur riconoscendo lo sviluppo di una agricoltura maggiormente imprenditoriale, il Centrosinistra teme il rischio di tenuta delle attività produttive in mancanza di un intervento che ne rilanci la competitività.
"Il patrimonio zootecnico ad esempio - spiega Pizzetti - che conta un milione e seicentomila bovini sul territorio regionale, ha registrato un calo del 20% dal 1990. Lo stesso vale per gli avicoli, in calo del 7%. E' evidente che solo una politica di difesa dei produttori e dei consumatori potrà controbilanciare l'andamento negativo dei numeri".
A questo proposito, il Centrosinistra ha presentato da tempo un progetto di legge regionale per rendere più organico il sostegno della qualità delle produzioni italiane come garanzia di maggior salubrità, che è poi l’unica reale sicurezza per il consumatore che vede promosso il consumo del made in Italy, attraverso un nuovo marchio di tracciabilità dell’origine delle produzioni. Ma il tema della qualità non è che uno tra quelli richiamati dalla mozione.
"Per le aziende - prosegue Pizzetti - c’è anche un problema di remuneratività che non può essere sottaciuto. Da una ricerca di Nomisma si evidenzia che, per ogni euro speso dal consumatore nell’acquisto dei prodotti alimentari, 48 sono i centesimi che vanno alla distribuzione, 30 all’industria agroalimentare e solo 22 quelli introiettati dal produttore. Si tratta di una situazione difficilmente sostenibile che costringe le aziende a un continuo ricorso al credito, anche per far fronte ai semplici costi di conduzione".
L’introduzione della PAC, che apre nuovi scenari per l’agricoltura europea, rischia egualmente di non essere sufficiente per contrastare l’allargamento della forbice tra reddito agricolo ed extragricolo.
"E' indispensabile un’attenzione nuova - incalza il consigliere - ai temi che investono il settore agricolo per far fronte soprattutto al calo dei consumi dovuto alla crescita dei prezzi dei prodotti finali. L’ISMEA parla di un contrazione del 3,3%, ma secondo il Codacons il dato reale sfiora il 15%. Se così fosse, non si tratterebbe più di un dato congiunturale, bensì strutturale".
"Abbiamo chiesto - ribadisce il consigliere cremonese - la convocazione urgente di una seduta del Consiglio Regionale che affronti, insieme alle associazioni di categoria e dei produttori, le problematiche di settore. E' urgente definire un quadro programmatico che indichi un percorso concertato e condiviso capace di dare avvio alla ripresa: come ad esempio un piano di intervento straordinario per le aree montane e marginali e l’avvio di iniziative più efficaci a sostegno del comparto lattiero. Corriamo infatti il rischio che la crisi porti alla chiusura o al ridimensionamento di molte aziende, con gravi danni per l’economia regionale e per gli equilibri sociali ed ambientali".
"Ci auguriamo - conclude - che il Consiglio richiesto sia anche l’occasione per affrontare il tema della sicurezza alimentare, della qualità e della tutela delle produzioni e dei prezzi dei prodotti agricoli".

B.) Rilanciare il tessile e le attività produttive: più marketing per il made in Italy, meno sprechi per i viaggi del Presidente
26 gen 2005 - Continua la grave crisi del tessile in Lombardia, che conta decine di aziende in condizione di estrema precarietà con migliaia di lavoratori in cassa integrazione e mobilità. Particolarmente gravi le ripercussioni sull'occupazione femminile, che rappresenta il 90% della forza lavoro impiegata nel settore.
"I dati del quarto trimestre 2004 - denuncia Luciano Pizzetti, consigliere Ds in Regione - sono ancora negativi per tutta la filiera della moda in Lombardia: - 4,8% per il tessile, - 2,3% per l'abbigliamento, - 1,8% per pelli e calzature".
"Vanno salvate - suggerisce Pizzetti - le aziende sane che sono in grado di innovare, devono essere aiutate nella ricerca e accompagnate sui mercati esteri. Vanno anche trovate alternative per la riconversione di quelle aziende che non riescono a riacquistare competitività".
"Il ruolo della Regione - conclude il consigliere - a questo punto è fondamentale. E' necessario dare avvio a quella politica industriale e del lavoro che è finora mancata".

C.) Sempre meno piccoli negozi: il modello lombardo premia la grande distribuzione e non tutela i commercianti
26 gen 2005 - Per evitare la chiusura dei piccoli negozi al dettaglio, la Regione Lombardia ha recentemente stanziato 7 milioni di euro nell'ambito del fondo regionale per la montagna.
"Meglio tardi che mai - afferma il consigliere regionale Ds Giuseppe Benigni -. Negli ultimi tre anni si è verificata la chiusura di 3.711 negoz in Lombardia: un calo del 4,48%, in controtendenza con il dato nazionale che nello stesso periodo ha fatto registrare un incremento del 3,95%, con l'apertura di 26.011 nuove attività".
"Non mi sembra - conclude Benigni - che la Giunta Formigoni abbia avuto finora un risultato soddisfacente! Se tra gli obiettivi dell'amministrazione c'era anche quello di salvare i piccoli negozi nei centri abitati, non possiamo che denunciarne il fallimento su tutta la linea: non a caso, stiamo assistendo ormai da tempo ad una selvaggia crescita dei grandi e grandissimi centri commerciali su tutto il territorio regionale"

D.) Indagini in Lombardia per la formazione professionale, manca trasparenza
25 gen 2005 - "In una dichiarazione odierna l’assessore Guglielmo sembra quasi rivendicare il merito di aver messo la magistratura sulle piste degli ultimi indagati. È un patetico tentativo di allontanare da sé pesanti responsabilità".
Questa la reazione di Maria Chiara Bisogni, consigliere regionale Ds, in merito alla truffa da 5 milioni di euro per corsi di formazione fantasma a Milano e Pavia, scoperta dalla Guardia di Finanza proprio mentre in Consiglio si discuteva la relazione conclusiva della commissione di inchiesta che ha analizzato la gestione dei fondi sociali europei per i corsi di formazione professionale.
"Con la gestione di somme ingenti (oltre 1.962 milioni di euro) - continua Bisogni - non si sono privilegiati gli interessi generali della comunità, dei disoccupati, dei lavoratori, delle imprese attraverso la costruzione di un efficiente sistema formativo, ma interessi corporativi, attraverso un complesso sistema di spartizione delle risorse, molto distante dalla trasparenza e dalla corretta amministrazione".
"La Regione - conclude il consigliere - programma, gestisce le risorse e controlla il sistema con un fine prioritario e dominante: distribuire le risorse a tutti gli enti accreditati attraverso una sistematica trattativa, che si nasconde sotto meccanismi di valutazione truccati, dando soddisfazione in particolare agli attori appartenenti alle proprie aree politiche di appartenenza".

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