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Apriamo un dibattito sulle coppie irregolari di R.Preziuso
7.02.2005
 

Apriamo un dibattito sulle coppie irregolari

\"Eccomi…!\"

Era questa l’espressione con cui padre Paolo Novero rispondeva al suo cellulare alle chiamate di chi sapeva che lo stava chiamando, avendogli evidentemente dato il suo numerino.

Era una espressione che superava il semplice \"pronto…\", perché lui era già e sempre pronto, dando così all’interlocutore la sua immediata disponibilità.

E quell’eccomi, mi ha sempre riportato alla celebrazione della chiamata all’Ordine Sacro: il Vescovo lo chiamò per nome ed egli pronto rispose \"eccomi\" e fu da lì che nacque il suo stile di vita e quella espressione divenne l’emblema del suo essere sempre pronto a soddisfare le esigenze e le richieste di chi lo chiamava.

E sarà stata sicuramente quella l’espressione usata da Lui quando, qualche giorno fa, non fu il cellulare, ma proprio il Signore che lo ha chiamato definitivamente a sé, sia pure nel rumore delle lamiere che si contorcevano e si dilaniavano per colpire con inaudita violenza ed in modo letale la fragilità del suo corpo.

Certo ora starà svolgendo il suo ministero sacerdotale in altra dimensione e con altre finalità, sicuramente nella santità e nella meravigliosa luminescenza della Gloria del Padre, che qui ha tante volte cantato e mostrato con i suoi gesti, le sue opere, le sue parole a chiunque abbia avuto occasione in qualunque modo di incontrarlo \"lungo la sua strada\".

Qui, seppure nella sua brevissima strada lucerina, è stato capace di interessarsi di tutti i campi pastorali: ed a me piace ricordare la sua disponibilità anche e soprattutto in quello familiare.

D’altronde i giovani, che tanto amava ed erano oggetto delle sue più premurose attenzioni, non vivono se non in famiglia: occorreva conoscere ed evangelizzare dunque la famiglia, in quanto nucleo primario in cui il giovane nasce, vive, si esprime, a volte si travaglia, a volte si santifica.

E a me piace ricordare e sottolineare come, nel suo ultimo articolo, apparso sulla prima pagina del numero di Nov.-Dic.2004 de \"La Voce dell’Opera San Giuseppe\", padre Paolo ha parlato proprio di uno dei più gravi ma più attuali problemi che investono la famiglia. Ovvero una particolare tipologia di famiglia: quella cosiddetta irregolare perché nascente da unioni o convivenze fra divorziati o separati.

Ed esprimeva lì, pur nell’obbedienza al Papa ed ai Vescovi, il suo disagio per quelle disposizioni, ormai ben note, che attengono all’Eucaristia nel caso di situazioni matrimoniali irregolari.

\"L’Eucaristia non è il nutrimento per i perfetti, ma è il pane per i pellegrini, per coloro che sono in cammino\", diceva.

E su questa base sognava una comunità cristiana \"capace di aprire un sereno dibattito sul tema delicato dell’Eucaristia ai divorziati e sulle numerose situazioni irregolari, affinché giunga il giorno in cui gli ‘sconfitti della vita’ possano sentirsi pienamente riconciliati\".

EccoTi accontentato caro Don Paolo. Apriamolo un dibattito, sia pure giornalistico, per ora, in cui noi, come Te, cominciamo a porre il problema.

Noi, Consulenti Familiari, conosciamo bene i drammi che vivono ed hanno vissuto quegli \"sconfitti della vita\"; ne conosciamo le cause; a volte condividiamo le sofferenze per quanti fanno quelle scelte a volte davvero tragiche.

Sappiamo bene che oggi, anche grazie (ma non dovremmo usare questo termine) ad un infame legislazione così permissiva, il ricorso alla separazione ed al divorzio, ha sostituito con estrema faciloneria, quella necessità di verifica, di approfondimento delle cause, di conservazione di valori, che una volta imponeva la inesistenza del divorzio.

Anche prima, laddove la convivenza fra i coniugi fosse diventata davvero impossibile e dannosa per sé e massimamente per la prole, ci si poteva separare, ma la Sacralità e la Sacramentalità del Matrimonio – almeno per i cattolici – vietava la possibilità di divorziare, perché non era neppure posta in discussione.

Ed anche oggi, per la Chiesa, questa norma non è cambiata. E’ cambiato invece il modo di sentire il Sacramento ed è cambiata, per i diretti interessati, il modo di interpretare il categorico dettato evangelico di Gesù sull’adulterio.

A nostro modesto parere, evidentemente, occorrerebbe lavorare più sulla prevenzione che non sulla cura.

Ma, di fatto, gli \"sconfitti della vita\" ci sono e vanno curati: ma come?

Noi le nostre idee, ma sono solo tali, sulla loro condizione, sui loro bisogni ce le abbiamo; ma ciò che realmente vivono e come vivono la loro attuale realtà, penso che non possiamo neppure immaginarlo. Così come difficilmente conosciamo le loro ansie i loro desideri le loro necessità.

Indispensabile - e questa è la mia proposta conseguente il sogno di padre Paolo – è avere innanzitutto una base di discussione, nascente dalle reali necessità, scaturenti da chi il problema (che non è solo quello dell’allontanamento dall’Eucaristia, benché di grandissima rilevanza) lo vive sulla sua pelle.

E per far questo occorre sentire la voce di chi vive questa realtà.

Spesso anche come Ufficio diocesano per la Pastorale Familiare e come Consultorio abbiamo pensato che urge intervenire sul problema della pastorale verso le coppie irregolari, ma partendo da dove? e come? Noi stiamo studiando il problema, ma è necessario che gli interessati facciano sentire la loro voce.

E prima ancora di farlo di persona, che darebbe adito – lo comprendiamo – a possibili sgradite, inopportune, sterili ed offensive… censure; potrebbe essere utile utilizzare queste pagine e la redazione di Luceraweb, cui far giungere, assicurando l’anonimato, un pensiero, un’esigenza, un’intima confidenza della problematica che gli interessati vivono.

Su tali indicazioni e per ora da qui potremmo aprire quel dibattito sereno, che potrebbe far avverare il sogno di padre Paolo.

Noi, per ora, sul suo esempio, diciamo decisi il nostro \"…eccomi…\", dando così la disponibilità a realizzare quel sogno.

Avv. Raffaele Preziuso – Consulente familiare

Lucera-diocesi

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