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Ho letto le affermazioni di D'Amato in Assemblea di Confindustri
25.05.2003
Spett.le Redazione,
Leggendo le dichiarazioni di D'Amato all'Assemblea di Confindustria a proposito dei rapporti tra politica e giustizia, non ho potuto fare a meno di pensare al bellissimo libro di Ernesto Rossi "I Padroni del Vapore". Nella sua opera, Rossi descrive in modo minuzioso e documentato la complicita' della grande industria col fascismo, ed il ruolo determinante dei "Padroni del Vapore" di allora nell'opera di demolizione dello stato democratico e risorgimentale, condizione necessaria per la presa del potere da parte di Mussolini. Oggi, a leggere le gravi affermazioni del Presidente di Confindustria, ho sentito una specie di brivido lungo la schiena: la classe industriale del nostro Paese e' rimasta ferma al ventennio. Secondo D'Amato non esiste un attacco (che invece e' sotto gli occhi di tutti) dei politici e del governo all'autonomia della magistratura; e, sempre citando D’Amato: "l'uso politico della giustizia danneggia sia la classe politica che la magistratura e lede gravemente la fiducia degli italiani in queste fondamentali istituzioni della democrazia". In pratica, sono i giudici che invadono la politica.

1) D’Amato dimentica che a Milano sono in corso dei processi che non hanno come oggetto “responsabilita’ politiche” degli imputati, ma bensi’ dei fatti gravissimi di corruzione di giudici. Gli imputati al processo SME sono accusati di aver comprato delle sentenze a suon di mazzette. E tutto questo alla faccia della trasparenza e della competizione fra soggetti operanti sul libero mercato.

2) A leggere le parole di D'Amato sembra di vedere – ahime’! -i Padroni del Vapore degli anni '20: non da' niente per niente. E se 80 anni fa, gli industriali appoggiarono il fascismo nella sua opera di scempio della legalita' costituzionale, in cambio dello smantellamento del movimento operaio e, soprattutto, della fine delle inchieste della magistratura sui grandi scandali scoppiati nel primo dopoguerra, oggi il presidente di Confindustria manda al macero la divisione dei poteri, il controllo di legalita' e l'autonomia del potere giudiziario, in cambio di precise contropartite: la riforma delle pensioni e dell'art. 18.

3) C'e' un'altra cosa che inquieta nelle dichiarazioni di D'Amato. Secondo lui, le attuali vicende politico-giudiziarie stanno facendo perdere credibilita' all'Italia in Europa. Come dire: alla base del crollo di fiducia nell’Italia non c’e’ il fatto di avere come premier un uomo in plateale conflitto d’interessi, sia finanziario-economico che giudiziario. La colpa di questo stato di cose e’ dei magistrati che (7 anni fa!) hanno iniziato ad indagare sulla corruzione. Eppure sono anni ormai che i templi del capitalismo occidentale (i.e. The Economist) denunciano l’anomalia italiana. E quando lo fanno non parlano dei magistrati di Milano…

Non e' bastata una spaventosa e sanguinosa guerra mondiale, frutto di quel regime funesto fortemente appoggiato dalla classe dirigente dell’epoca, a far riflettere D'Amato. Il Presidente di Confindustria sara' anche un abile uomo d'affari, ma e' stellarmente distante dai suoi colleghi francesi, tedeschi o inglesi. Non abbiamo mai sentito il manager della Wolksvagen o della Bmw, durante i tempi duri dell'incriminazione di Kohl (leader della Cdu tedesca) a causa dei fondi neri, attaccare i magistrati che conducevano le inchieste per ottenere dal partito al governo la liberta' di licenziare o la riforma delle pensioni. La confindustria tedesca, come tutte le altre associazioni degli industriali in Europa in situazioni analoghe, ha semplicemente aspettato che la giustizia facesse il suo corso, senza intervenire, o meglio, interferire, con il processo penale e con l'accertamento della verita'. Forse e’ la mancanza di questo comportamento civile e corretto a far precipitare cosi’ in basso il nostro Paese.

alessandro
Welfare Italia
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