Se cercate l'Onu, rileggete la 1546 approvata all'Onu L'Onu, facciamo scendere in campo l'Onu. Come? Al posto delle forze alleate?
I caschi blu accanto al futuro esercito iracheno? Non è chiaro. Chi, ll'interno dell'opposizione, sa che le elezioni del 30 gennaio hanno messo in moto il cammino verso la piena e legittima sovranità di un nuovo potere iracheno, sente quanto sarebbe contraddittorio dire «tutti a casa», ma fa appello all'Onu, dimenticando che il cammino dell'Iraq verso una piena, legittima (e democratica) sovranità si svolge già sotto l'egida delle Nazioni unite.
Basta rileggere la risoluzione 1546, approvata dal Consiglio di sicurezza l'8 giugno 2004. Tutte le tappe fino alla fine dell'anno sono scritte nero su bianco. Nella speranza di fare chiarezza, nel riportiamo i passaggi fondamentali.
1) «Il Consiglio di sicurezza sostiene la formazione di un governo sovrano ad interim che assumerà la piena responsabilità e autorità per governare l'Iraq dal 30 giugno 2004». Contemporaneamente si scioglie l'Autorità provvisoria della coalizione e finisce lo stato di occupazione.
2) «Convocazione di una conferenza nazionale che rifletta la diversità della società irachena;
3) «Elezione diretta e democratica entro il 31 dicembre se possibile e in nessun caso più tardi del 31 gennaio 2005 di una Assemblea nazionale di transizione che, tra l'altro, avrà la responsabilità di formare un Governo di transizione e scrivere la bozza di una costituzione permanente dell'Iraq, che conduca a un governo costituzionalmente eletto entro il 31 dicembre 2005».
4) Sulla base di questo percorso, «decide che il Rappresentante speciale del segretario generale e l'Unami (United nations assistence mission for Iraq, come richiesto dal governo iracheno, giochino un ruolo guida nell'assistere durante il mese di luglio 2004 la convocazione di una conferenza nazionale per scegliere il consiglio consultivo e sostenere la commissione indipendente nella organizzazione delle elezioni; promuovere il dialogo e la costruzione del consenso della preparazione della costituzione.
5) Il Consiglio «nota che la presenza della forza multinazionale è su richiesta del governo ad interim e per questo riafferma l'autorizzazione per la forza multinazionale sotto un comando unificato stabilito sotto la risoluzione 1511 del 2003, tenendo conto delle lettere annesse» (la lettera di Allawi e quella di Colin Powell a Kofi Annan che stabiliscono le caratteristiche della forza e la catena di comando).
6) Il Consiglio «decide ulteriormente che il mandato della forza multinazionale sarà rivisto a richiesta del governo dell'Iraq o dodici mesi dalla data di questa risoluzione, e che questo mandato scadrà al completamento del processo politico delineato e dichiara che terminerà prima questo mandato se richiesto dal governo iracheno». Dunque, la forza multinazionale agisce su pieno mandato dell'Onu, su richiesta del governo provvisorio dell'Iraq e l'8 giugno prossimo il mandato dovrà essere comunque rivisto in base alla situazione e alle esigenze stabilite dall'autorità ad interim dell'Iraq (quella espressa dalle elezioni dell'assemblea nazionale). In conclusione, proprio chi chiede che le Nazioni unite assumano un ruolo chiave nella transizione irachena, dimentica che questo ruolo è già stato stabilito dalla risoluzione 1546. Ci vuole una nuova risoluzione con un mandato diverso? Può darsi, ma in ogni caso è difficile che possa vedere la luce prima che sia completata l'ultima tappa, cioè le elezioni legislative del dicembre 2005. La forza multinazionale legittimata dall'Onu dovrà rivedere comunque la sua missione tra meno di cinque mesi. E Kofi Annan non pensa minimamente di cambiare un punto di equilibrio così faticosamente raggiunto.
da www.ilriformista.it