21.02.2005
Gli scrittori cubani? Somigliano a Calvino
L’autore delle Cosmicomiche con Cuba non c’entra niente, anche se é nato, per puro caso, da queste parti. Tanto é uno scrittore mentale, asciutto, quanto Cuba è, almeno nel nostro immaginario, iperbarocca, corporale, scossa da una sensualità febbrile. Il suo è un barocco rigoglioso o delirante ma riletto dall'illuminismo, come mostrano il suo maggior scrittore, Alejo Carpentier, e tutta la vocazione cosmopolita della sua cultura. E così la pagina visionaria, intricata di (false) citazioni del capolavoro di Lezama Lima, Paradiso , non è distantissima dall'intelligenza labirintica di Calvino. E così al suo nome sono intitolati un premio, promosso dall'Arci e dall'Uneac (l’Unione degli Scrittori e Artisti cubani) e una cattedra all'università dell'Avana. Per capire meglio la società cubana di oggi, per noi così indecifrabile, l'unico modo è affidarsi alla sua letteratura. Proviamo a Il premio Calvino Cuba, quest'anno alla sua V edizione e riservato a romanzi inediti cubani, è stato vinto Los elefantes lo saben siempre di Reina Maria Rodriguez che è poi una delle voci poetiche più interessanti dell'isola. E infatti il suo romanzo, di scrittura fortemente lirica, è un esempio tangibile di come l'ispirazione barocca incontra una scrittura lieve e un temperamento incline alla filosofia. Come aveva già dimostrato la nuova narrativa cubana degli anni 90, il mondo che raccontano questi scrittori non ha più nulla di esotico. Assomiglia al nostro, tra musica rock, metropoli, smarrimento di identità. Il “real maravilloso” - idea centrale dell'opera di Carpentier - sembra scomparso... su Il Messaggero...
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