Onorevole Santoro, meno di un anno e s'è pentito di essere andato a Strasburgo, non ha paura che si pentano anche quelli che l'hanno votata?
«No, no. Il segno della mia elezione è stato proprio quello della voglia di riaffermare il mio diritto di continuare a interessarmi di libertà d'informazione, di farmi lavorare in televisione. I 750mila cittadini che mi hanno votato lo hanno fatto anche per un motivo preciso: dissentire da chi mi aveva mandato via. Ora siamo di fronte a un fatto nuovo e positivo: c'è una sentenza che afferma che io e la squadra che ha lavorato con me non potevamo essere cacciati. Io credo che il problema sia quello di onorare quella sentenza e anche di onorare il mio pubblico che è questo che vuole da me».
Sono testimone di un suo comizio. Lei disse: se la giustizia mi darà ragione decideremo assieme se dovrò restare in Parlamento o tornare in televisione. Che iniziative terrà per tener fede a quelle parole?
«Le racconto una cosa: ieri (martedì, ndr) insieme a tutti i parlamentari europei abbiamo incontrato i lavoratori di Terni che sono impegnati in uno scontro durissimo per la difesa di un grande patrimonio operaio e produttivo. Alla fine, hanno fatto ressa attorno a me chiedendomi quando torno in televisione e sollecitandomi a farlo. È questo che la gente si aspetta che io faccia. I cittadini che mi hanno seguito per anni avvertono che c'è un vuoto, gli manca uno spazio che prima avevano».
Michele Santoro vuole rientrare in televisione per fare cosa?
«La sentenza dice che io e gli altri dobbiamo essere reintegrati nel lavoro che facevamo. Sarebbe bello tornare esattamente a quel punto. Naturalmente non sarà possibile. Bisognerà vedere cosa fare, dovrà essere una trasmissione che abbia il peso che aveva quella che hanno cancellato».
Santoro, da allora è passato del tempo. Ci sono stati anche nuovi ingressi, penso a Ballarò e non solo.
«È un po' incredibile questo argomento. Nella televisione del centro sinistra c'erano contemporaneamente Biagi, Santoro, Minoli, Annunziata, Lerner, Vespa e tanti altri. Ora, nella televisione del centro destra Biagi, io, altri, manchiamo. Sia chiaro: Ballarò è una bella trasmissione che va difesa coi denti. Ma è una trasmissione decisamente diversa da quella che facevo io. Ecco, io direi che c'è uno spazio sproporzionato tra il Porta a Porta di Vespa e le altre trasmissioni. Io credo che si debba tenere quello che funziona. Certo, ci sono trasmissioni al di sotto del minimo necessario e quelle, secondo una buona linea aziendale, andrebbero superate. Poi, tutto quello che funziona, io credo, debba avere spazio».
Se possibile, rispetto a quando lei è stato mandato via con un provvedimento che ora sappiamo illegittimo, le cose sono peggiorate. È preoccupato?
«Chiunque abbia sale in zucca è preoccupato. Se la televisione svedese deve dire che loro sono una televisione seria e rispettosa del proprio pubblico dicono: noi non siamo la televisione italiana. Certo, poi si può anche protestare con l'ambasciatore e col governo ma questo non sposta di un millimetro il fatto che, non in Svezia, ma in tutta l'Europa veniamo percepiti come il massimo della negatività , l'esempio delle cose da non fare, una anomalia da superare. Quando in Europa, Russia a parte, si vuole indicare una cosa che proprio non va ci si riferisce alla televisione nell'Italia di Berlusconi».
Santoro, ma non ha paura che lasciato il Parlamento europeo e rientrato in televisione, organizzino contro di lei un'altra trappola, per allontanarla nuovamente?
«Certo che potrebbero tentare. Ma intanto è importante che facciano ciò che sono costretti a fare. Io sono qui e chiedo che lo si faccia. Per il resto, come dice Rossella in Via col vento, la cui colonna sonora viene usata da Vespa e che da me non è stata mai usata, domani è un altro giorno. Insomma, poi si vedrà ».
Santoro, qual è il suo giudizio sul Consiglio d'amministrazione della Rai?
«Il Consiglio d'amministrazione era stato deciso attorno a un presidente di garanzia e di equilibrio che ora non c'è più. La ragione che giustificava l'esistenza di quel Consiglio è ora inesistente».
Cosa le resterà di questa esperienza parlamentare?
«Vorrei ripetere che il mio tornare alla televisione non parte da una sottovalutazione del lavoro che ho svolto in questo periodo. Non c'è contrapposizione alcuna. Faccio ciò che avevo concordato con quelli a cui avevo chiesto il voto. Il mio ritorno molto prima di essere un successo per me e di quanti con me hanno lavorato, è un successo dei milioni di ascoltatori che ci hanno sempre seguito. In questo periodo ho fatto una esperienza straordinaria. Ho capito com'è l'Europa e come sono le sue istituzioni. Tutti ci portiamo dietro un'idea d'Europa che in realtà corrisponde ai nostri sogni e ai nostri progetti. Ora ne ho un'idea molto più chiara. Vorrei aggiungere che in questo periodo ho fatto scrupolosamente il mio lavoro e ho partecipato a un numero grandissimo di iniziative in Italia per darne conto ai miei elettori».
Scusi Santoro, ma Lavarra, il primo dei non eletti, le ha telefonato per congratularsi della sentenza che la riporta in Rai?
«Siamo amici con Lavarra. Può ragionevolmente stare tranquillo. Io credo che oltre me cambieranno terreno d'impegno anche Ottaviano Del Turco, che vincerà le regionali, e, alle prossime politiche, l'on. D'Alema».
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