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Sostenibilità ambientale
26.02.2005

Legambiente: politiche regionali e sostenibilità ambientale. Presentato Rapporto
25/02/2005 - Trasporto, consumo di energia, rifiuti, smog sono alcuni degli indicatori utilizzati da Legambiente per valutare i risultati dell’operato delle amministrazioni regionali in campo ambientale nel rapporto “Sogni e Bisogni: le Regioni Italiane davanti alle sfide della sostenibilità”, presentato questa mattina a Roma nel corso di un convegno.

Sulla base di oltre 50 indicatori, l’indagine presenta una fotografia delle Regioni italiane mettendone in evidenza tendenze negative e positive.

In particolare, un dato preoccupante riguarda la zona della Pianura Padana: è l’area più inquinata d’Europa, perché li si trovano oltre il 50% delle auto in circolazione nel nostro Paese e si consuma la metà del carburante. La risposta ai problemi dei trasporti – ricorda Legambiente - è però affidata ancora oggi a centinaia di chilometri di nuove autostrade.

I ritardi principali riguardano il Mezzogiorno, soprattutto per quello che concerne le infrastrutture e la gestione dei rifiuti. In particolare, dal rapporto sono emersi ritardi sulla rete ferroviaria: al Sud la maggioranza della rete è ancora a binario unico e in larga parte non elettrificata; mentre sul fronte dei rifiuti è stato evidenziato come la raccolta differenziata non arriva all’8% e si smaltisce in discarica più del 90% dei rifiuti.

Altro elemento negativo è l’enorme crescita del settore edilizio. Tra il 2001 ed il 2004 mentre il Pil cresceva del 3,6%, gli investimenti in costruzioni salivano del 9,4%. Secondo il Cresme (Centro Ricerche Economiche e Sociologiche di Mercato per l’Edilizia ed il Territorio) questo tipo di processo è legato al ciclo dell’economia e ai bassi tassi di interesse dei mutui. Inoltre, è un processo totalmente guidato da risorse private che non offre risposta al disagio abitativo delle grandi città e è caratterizzato da una bassa qualità sia da un punto di vista tecnologico che ambientale, aumentando il ritardo nei confronti degli altri Paesi europei nella diffusione di interventi edilizi attenti ai rendimenti energetici e alla certificazioni imposte dalla nuova normativa in materia.

Secondo i dati del Cresme, la crescita edilizia più rilevante è avvenuta nelle Regioni del Nord dove si è costruito con ritmi paragonabili a quelli degli anni ‘80 aumentando la diffusione insediativa nel territorio con rilevanti costi ambientali collegati.

In questi anni – sottolinea l’associazione ambientalista - di bassa crescita economica, con i migliori risultati registrati nelle Regioni del Sud, sono cresciuti dappertutto i tradizionali indicatori della vecchia economia, come i consumi di rifiuti (+4,6% pro capite nel triennio 2000-2003), di carburante (+7,5%), la domanda di energia elettrica (+5,4%), e anche, dato ancora più inquietante, tutti i fenomeni di illegalità ambientale (+32% nel 2003), dall’abusivismo edilizio, rilanciato dal condono, allo smaltimento clandestino dei rifiuti.

Ma indicatori regionali dimostrano anche una realtà diffusa in cui l’ambiente è già presente dentro i processi più interessanti che vengono dall’economia e dal territorio. Gli straordinari segnali di diffusione dell’agricoltura biologica (con in testa Sicilia e Sardegna), la leadership europea nei prodotti tipici con oltre 145 prodotti a marchio Dop e Igp distribuiti in tutte le Regioni (15 si sono anche dichiarate libere da Ogm), un serbatoio di biodiversità con 2700 siti che fanno parte della Rete Natura 2000 dell’Unione Europea (il sistema di aree protette copre quasi l’11% del territorio italiano) profondamente intrecciato con la storia e la cultura dei territori (un record i 39 Siti riconosciuti dall’Unesco).

“Non è affatto secondario – ha affermato il presidente nazionale di Legambiente, Roberto Della Seta – il contributo che possono dare le istituzioni regionali per sottrarre l’Italia ai rischi di declino. Scommettendo ad esempio molto di più sulle due principali “risorse tipiche” dei territori italiani. Da una parte i saperi, la ricerca, la formazione, la grande capacità creativa e innovativa che ha fatto la fortuna del “made in Italy”; dall’altra l’intreccio unico al mondo tra natura e cultura, tra paesaggio e le città storiche. Insomma, serve più slancio al tessuto produttivo italiano”.

Ma anche dal settore edilizio arriva un segnale importante: l’ottimo risultato (eccezion fatta per il Sud) degli incentivi alla manutenzione. Trascurato dalle grandi opere promesse dal Governo vive invece un autentico boom il trasporto marittimo (+6,7% per i passeggeri, +8,2% per i container nel 2003) e riprendono fiato i boschi.

“A chi governerà le Regioni italiane – ha concluso Roberto Della Seta - Legambiente chiede politiche di attacco su cinque grandi fronti: risparmio energetico e fonti rinnovabili come impone il Protocollo di Kyoto, una nuova politica dei trasporti fatta di ferro e di infrastrutture importanti per il trasporto pubblico nelle città. E poi ancora la piena applicazione della Legge Ronchi sui rifiuti che mette al centro la raccolta differenziata, e il superamento nel Sud della stagione fallimentare dei commissariamenti che non hanno sconfitto le ecomafie e tanto meno hanno creato le basi per una gestione corretta ed efficiente del settore. Prioritaria in agricoltura, nel turismo, nella gestione delle aree protette la scelta vocazionale dell’Italia per produzioni e offerte di alta qualità. Infine le politiche urbanistiche: centrali dovranno essere la manutenzione e il recupero del patrimonio esistente piuttosto che nuovo cemento.”

fonte: www.mdc.it

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