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Amministrative: la sinistra vince inSpagna ed in Germania
26.05.2003

Amministrative spagnole: i socialsiti tornano ad essere il primo partito

MADRID. La sinistra spagnola è tornata alla vittoria, e in maniera indiscussa. Il partito socialista ha guadagnato voti ovunque e dopo quasi dieci anni torna a essere la prima forza politica del paese, altrettanto guadagna la coalizione di sinistra Izquierda unida. Il Partido popular di José Maria Aznar ha perso voti quasi dappertutto, e soprattutto ha perduto il governo della Regione di Madrid con i suoi 5,5 milioni di abitanti: Psoe e Iu la governeranno insieme. Nel comune di Madrid, invece, pur di fronte a un evidente calo del Pp (al potere nella capitale da 12 anni) e avanzata delle sinistre, la battaglia era all’ultimo voto e a notte ancora non si era risolta.
Aznar ha voluto dare alla campagna elettorale per le elezioni amministrative di ieri le sembianze di una crociata contro i "rossi", ma gli spagnoli, che crebbero nella democrazia con i governi socialisti, non l’hanno bevuta. Ha voluto dare alle elezioni amministrative il carattere di un referendum sul suo operato, e lo ha perduto.
Ieri c’erano ben 34,5 milioni di cittadini chiamati alle urne per rinnovare il governo di 13 delle 17 Regioni, di oltre 8 mila comuni, di decine di province, tutto il paese insomma, e la maggioranza ha votato per il Partito socialista, per una differenza di varie centinaia di migliaia di voti rispetto al Pp che quattro anni fa aveva ottenuto 42 mila voti di più. Le sinistre hanno confermato il proprio governo nelle Regioni che già detenevano e, come si e’ detto, hanno strappato ai popolari la Regione di Madrid.
Il primo avviso di come sarebbero andate le cose lo aveva dato l’espressione cupa di Aznar, al mattino, mentre deponeva la sua scheda nell’urna, in contrasto con la faccia sorridente di Josè Luis Rodriguez Zapatero, leader dei Psoe. A conferma, con il passar delle ore, erano venuti i dati della partecipazione: alle 15 nell’intero paese aveva votato il 3 per cento in più rispetto a quattro anni fa, e alla chiusura dei seggi la differenza era salita a cinque punti. A Madrid la differenza era ancora maggiore, quasi 10 punti.
Aznar aveva condotto una campagna all’insegna del timore, e per ovviare ai guasti della sua gestione negli ultimi tre anni – e soprattutto alla complicità offerta agli Stati uniti per la guerra all’Iraq - aveva chiamato al voto la destra e l’estrema destra rinunciando alla pretesa immagine di centro, ma il significato principale di tutta quella gente alle urne poteva essere solo uno: che la sinistra delusa e assenteista aveva ripreso fiducia e soprattutto coscienza dei rischi di un ritorno della destra più becera, e tornava a votare; che i giovani al loro primo voto (quasi due milioni), negli anni scorsi spesso indifferenti alla battaglia politica, erano stati sensibilizzati dalle manifestazioni contro la guerra, e avevano trasformato la loro presenza nei cortei in un afflusso grande ai seggi.
Non per nulla, di fronte al silenzio di Aznar all’uscita dal collegio elettorale, Zapatero aveva invece rivolto agli spagnoli, attraverso i cronisti, un appello a partecipare al voto. "Perché oggi – aveva detto – può essere un gran giorno" e perché "i migliori cambiamenti e progressi sociali si producono con grandi processi di partecipazione democratica". Dal canto suo Gaspar Llamazarez, leader di Izquierda unida, aveva dichiarato: "Oggi incomincia una nuova tappa, nella politica di questo paese", un cambiamento che "è solo l’inizio, poi ci sarà una nuova tappa di solidarietà e pace".
Voleva dire che queste "ultime elezioni di Aznar" (il presidente del governo annunciò già un anno fa che non si presenterà alle legislative dell’anno prossimo) promettono di essere l’anticipo del 2004, come accadde nel 1995, quando la vittoria del Pp alle amministrative annunciarono la sua andata al potere dell’anno successivo dopo quasi 14 anni di governo socialista.

 

Per Schroeder buone notizie da Brema: la Spd trionfa nelle elezioni regionali

 

Berlino. Buone notizie dal fronte occidentale per il Cancelliere Gerhard Schoroeder. Il suo partito, la Spd, avrebbe trionfato nelle elezioni regionali tenutesi a Brema, città-stato del nord-ovest della Germania. Il condizionale é una cautela obbligatoria, ma secondo tutte le proiezioni di voto non ci sarebbero dubbi;: i socialdemocratici si sono attestati intorno al 43% contro il pallido 29,5% ottenuto dai cristianodemocratici della Cdu. Balzo in avanti anche per i Grunen, i verdi tedeschi, che si sarebbero attestati al 13/14%, migliorando così di quattro cinque punti percentuali l’8,9% ottenuto alle regionali di quattro anni fa. Dopo le sconfitte subite dalla Spd nelle regionali di febbraio in Assia e Bassa Sassonia e quelle comunali in Schleswig-Holstein, quella di ieri è la prima affermazione del partito del cancelliere da quando era stato rieletto in settembre e fa ben sperare. I sondaggi degli ultimi giorni infatti, davano la popolarità di Schroeder ai minimi storici, travolto dalla crisi economica, dalla disoccupazione in crescita e dalle polemiche scatenatesi intorno al progetto di riforma dello stato sociale che il cancelliere discuterà al congresso straordinario del partito all’inizio di giugno. La vittoria della Spd a Brema è certamente legata alla popolarità del leader regionale Henning Scherf che in campagna elettorale ha evitato di trattare i temi nazionali e che è molto amato nella regione per il buon lavoro che ha condotto alla guida della «grosse koalition», la grande coalizione tra Spd e Cdu che ha governato negli ultimi quattro anni. Il partito di Scherf aveva ottenuto alle scorse elezioni il 42,6%, poco meno della percentuale di ieri, che è comunque un successo rispetto ai dati dei sondaggi che lo dava in calo, intorno al 38%. Inatteso invece il crollo della Cdu che i sondaggi davano intorno al 36% ma che, invece, sono passati dal 36% delle scorse elezioni al 29% circa di ieri. Dell’arretramento della Cdu hanno tratto vantaggio i verdi, che con il buon risultato di ieri si accreditano come interlocutori di Scherf per la formazione del governo regionale, e i liberali dell’Fdp che sono passati dal 2’5% al 4,5% circa. Dopo i primi exit-poll di ieri il leader Scherf ha detto di voler proseguire l’esperienza della grande coalizione con la Cdu. «Il risultato di oggi (ieri, ndr) è un chiaro incarico per il progetto che io porto avanti da otto anni» ha dichiarato contraddicendo così le attese della vigilia che invece prevedevano, in caso di affermazione dei Grunen, la formazione di un governo rosso-verde sul modello di quello federale guidato dal cancelliere Gerhard Schroeder. Secondo un sondaggio condotto dalla seconda rete Zdf l’affermazione della Spd e il relativo tracollo della Cdu dipenderebbero proprio dal timore degli elettori per la prospettata eventualità di un governo rosso-verde al posto della grande coalizione. Secondo il sondaggio infatti, l’83% degli elettori di entrambe i partiti di governo apprezzerebbe il lavoro svolto in questi anni da Scherf e l’eventualità delle sue dimissioni in caso di sconfitta del suo partito li avrebbe indotti a votare per la Spd. Se i socialdemocratici avessero perso nel confronto con i cristianodemocratici, avrebbero dovuto formare un governo con i verdi. Anche secondo il segretario generale della Cdu Laurenz Mayer e il leader regionale dello stesso partito Hartmut Perschau, la sconfitta dipende «dalle paure arcaiche verso il rosso-verde». E’ certo che comunque l’affermazione dei verdi a Brema avrà conseguenze sul dibattito interno alla Spd intorno alla riforma dello stato sociale che prevedono tagli presentata da Schroeder.

 

 da www.unita.it

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