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Quel conflitto d'interessi del cittadino-consumatore
3.03.2005

Robert B. Reich da www.repubblica.it

Piegandosi alle forti pressioni delle associazioni di quartiere e delle associazioni dei lavoratori, un promotore immobiliare ha appena rinunciato al progetto di includere un grande magazzino Wal-Mart in un centro commerciale del Queens, di fatto bloccando il progetto della Wal-Mart di aprire il suo primo punto vendita  nella città di New York. Agli occhi dei detrattori della Wal-Mart, la catena di grandi magazzini che ha il suo quartiere generale in Arkansas incarna il peggior tipo di sfruttamento economico: ai suoi 1.200.000 dipendenti americani paga una media di soli 9,68 dollari l´ora, senza fornire a gran parte di loro assistenza sanitaria, tenendo alla larga i sindacati, perdurando nella sua ben nota storia di alti e bassi per ciò che concerne il rispetto delle leggi sindacali  e continuando a trasformare le principali arterie delle città in zone fantasma, portando via il lavoro  ai piccoli negozianti al dettaglio.

Ma non sarà che Wal-Mart è stigmatizzata per quelle  che sono in realtà le nostre colpe? Dopo tutto il fondatore di Wal-Mart, Sam Walton, come del resto i  suoi successori, non hanno creato la più vasta rete di punti vendita del mondo puntandoci una pistola alla tempia e costringendoci con la forza a fare acquisiti   lì. È vero, piuttosto, che Wal-Mart ha attratto clienti con i suoi prezzi bassi. «Ci aspettiamo che i nostri fornitori cancellino i costi della catena di approvvigionamento» dice una portavoce di Wal-Mart, aggiungendo poi che questo «è positivo sia per noi sia per loro».

Wal-Mart può anche aver perfezionato questa tecnica, ma di fatto la si ritrova pressoché ovunque di questi tempi. Le corporation sono in forte concorrenza tra loro per cercare di attirare e conservare la clientela, quindi effettuano il grosso dei loro tagli ai costi abbassando i prezzi al consumo. Gli articoli sono prodotti in Cina a una frazione del costo di produzione americano, e i consumatori americani fanno grandi affari. Il lavoro di back-office, insieme alla  programmazione informatica e all´elaborazione dati, è delocalizzato in India, così i nostri dollari vanno sempre più lontano. Nel frattempo, molti di noi esercitano pressioni sulle società affinché ci offrano affari sempre migliori. Io cerco su Internet il prezzo  migliore al quale comperare un po´ di tutto, dai biglietti aerei ai libri agli articoli più disparati e con un click del mouse il gioco è fatto. Voi no?

Il fatto è che l´economia odierna ci offre una sorta di patto faustiano: in sostanza essa può offrire ai consumatori grandi affari perché vessa i lavoratori e  le collettività. Possiamo anche biasimare le grandi corporation, ma in effetti facciamo affari con noi stessi. Quanto più è facile per noi fare buoni affari, tanto più forti sono le pressioni verso il basso dei salari e dei benefici. L´anno scorso gli stipendi reali per i lavoratori a ore, che costituiscono l´80 per cento della forza lavoro, di fatto sono scesi per la prima volta in oltre dieci anni. I benefit dell'assistenza sanitaria e della pensione per i lavoratori a ore sono in caduta libera. Quanto più è facile per noi trovare un migliore servizio  professionale, tanto più duramente i professionisti devono adoperarsi con tutte le loro possibilità per attirare e conservare la clientela. Quanto più efficientemente possiamo far arrivare e mettere insieme prodotti da ogni zona della Terra, tanta più tensione esercitiamo sulle nostre collettività.

Voi ed io non siamo soltanto consumatori. Siamo anche lavoratori e cittadini. Come trovare, allora, il giusto equilibrio? È una stupidaggine paternalistica sostenere che la gente non dovrebbe recarsi da Wal-Mart o avere accesso a tariffe aeree a prezzi ridotti o a servizi dall´India o fare shopping su  Internet perché tutto ciò in qualche modo riduce la loro stessa qualità della vita. Nessuno meglio di loro sa giudicare che cosa vogliono i singoli individui.

Il problema è che le scelte che effettuiamo nel mercato non riflettono pienamente i nostri valori di lavoratori e di cittadini. Io non volevo che la libreria della nostra comunità a Cambridge in Massachusetts chiudesse (come di fatto è avvenuto nell´autunno scorso), e ciò nonostante comperavo un sacco di libri su Amazon. com. Inoltre capita che non ci si renda conto dell´affare che si sta facendo se il nostro stesso posto di lavoro o quello della nostra collettività non sono direttamente in gioco. Non mi piace quanto sta accadendo ai lavoratori del settore aereo, ma tuttora cerco sempre la tariffa più bassa per i biglietti aerei che devo comperare.

L´unico modo esistente per i lavoratori e i cittadini che sono in noi di averla vinta sui consumatori che sono in noi è tramite leggi e normative che rendano i nostri acquisiti una scelta sociale, oltre che una scelta a livello personale. L´obbligo per le società che hanno più di 50 dipendenti di offrire ai loro lavoratori l'assicurazione sanitaria, per esempio, potrebbe aumentare soltanto di poco il prezzo dei loro articoli e servizi. Il consumatore che è in me non gradirà molto la cosa, ma il lavoratore che è in me penserà che si tratta di un prezzo equo da pagare.

Non arriverei al punto di re-regolamentare l´industria del settore aereo né di mettere un freno al libero commercio con la Cina e l´India - come consumatore tutto ciò mi verrebbe a costare troppo - ma non mi dispiacerebbe se il governo offrisse assicurazioni salariali per alleggerire gli angoscianti improvvisi cali del livello retributivo, così come sarei a favore di standard sindacali che rendessero gli accordi commerciali un po´ più equi.

Tutti questi provvedimenti potrebbero finire col costarmi un po´ di soldi, ma il cittadino che è in me pensa che ne valga la pena. Forse voi la pensate differentemente, ma come nazione non ci stiamo neppure impegnando in questa discussione. Piuttosto, i nostri dibattiti sulle trasformazioni economiche stanno avendo luogo tra due campi in lotta: quanti vogliono che i consumatori facciano i migliori affari e quanti invece vogliono tutelare i posti di lavoro e le collettività. Invece di trovare dei sistemi che permettano di alleggerire le stangate, risarcire chi ci ha rimesso o rallentare il ritmo del cambiamento - così che i consumatori che sono in noi possano godere di prezzi più bassi e di prodotti migliori senza infliggere troppo danno a noi stessi nel nostro ruolo di lavoratori e di cittadini - noi preferiamo darci battaglia.

Non so se Wal-Mart riuscirà mai ad aprire una sua sede a New York City. Non so se i newyorchesi, al pari di gran parte degli altri americani, vogliano fare i migliori affari che sia possibile fare in un´economia high-tech a rapida globalizzazione. Tuttavia la cifra indicata sul cartellino dei vari articoli non riflette in toto il prezzo che dobbiamo pagare come lavoratori e cittadini. Un dibattito pubblico veramente lungimirante porrebbe l´accento su come rendere il più basso possibile il prezzo totale che ci tocca pagare.

( ha scritto "Reason: why liberals will win the battle for America" ed è stato ministro del Lavoro con Bill Clinton dal 1993 al 1997. Copyright The New York Times-La Repubblica.

(Traduzione di Anna Bissanti)

Repubblica, MERCOLEDÌ, 02 MARZO 2005

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