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Siamo il 70 per cento
9.03.2005

A noi non appassionano più di tanto i sondaggi. Ma a chi si nutre di percentuali, vogliamo suggerire di leggere questo, come probabilmente deve aver fatto il ministro degli esteri, Fini, prima di riferire alla camera sulle vicende legate al rapimento di Giuliana e all'uccisione di Nicola Calipari.

"Un episodio ingiustificabile di cui sono responsabili i militari americani. E' questa la spiegazione che la maggioranza degli italiani, il 49%, dà della vicenda che ha portato all'uccisione, sotto il fuoco americano, del funzionario del Sismi Nicola Calipari, coordinatore dell'operazione di intelligence che ha portato alla liberazione di Giuliana Sgrena. Il sondaggio, dell'Apcom-Ipsos, fa emergere come il 70% degli italiani sia convinto che il governo americano non dirà la verità e non fornirà elementi utili per capire come sono andate realmente le cose e, sempre il 70%, con un forte aumento rispetto alle percentuali emerse un anno fa alla stessa domanda, si proclama per il ritiro dall'Iraq.

Guardando alle risposte del campione, salta agli occhi come i più convinti siano quelli di età compresa tra i 31 e i 45 anni (è il 59% del campione) a ravvisare senza ombra di dubbio una responsabilità americana: tra i sostenitori di questa tesi il 58% ha in tasca una laurea, il 60% svolge la libera professione, è imprenditore o dirigente, e il 56% risiede principalmente nelle regioni del centro sud.

Quanto agli orientamenti politici, gli elettori di centro sinistra propendono fortemente per una responsabilità diretta dell'esercito americano (il 67% di coloro che alle scorse elezioni europee hanno votato per l'Ulivo), mentre l'elettorato di centro destra crede in misura maggiore nell'errore umano e nella sfortuna. La versione della fatalità è supportata dal 31% degli intervistati per i quali la morte di Calipari "è stata un tragico errore". In questo gruppo si nota una discreta prevalenza di pensionati (40%), di diplomati (39%) che lavorano soprattutto (38%) come commercianti o artigiani e di casalinghe (36%). La maggioranza abita nelle regioni del Nord Ovest e alle Europee del 2004 ha votato prevalentemente (41%) centrodestra. Solo il 7% crede che la morte di Nicola Calipari sia da imputare ai servizi italiani e il 13% non risponde.

Sulla possibilità di acclarare le responsabilità che hanno portato alla morte del funzionario del Sismi Nicola Calipari, la stragrande maggioranza degli italiani non ha dubbi: dagli Usa non verranno offerti elementi utili a fare luce sull'accaduto. Nel sondaggio Apcom-Ipsos alla domanda se il governo americano dirà la verità o meno, dando all'esecutivo italiano tutte le informazioni necessarie, il 70% degli intervistati risponde un secco "no". Questa opinione, tra l'altro, è condivisa anche da coloro, il 31%, per i quali la morte di Calipari è da attribuirsi a un errore umano e alla sfortuna. Questo pessimismo riguarda in modo trasversale gli elettori di centro sinistra e quelli di centro destra: il 60% degli elettori dell'attuale maggioranza di governo non crede che gli Stati Uniti forniranno elementi utili per scoprire le reali cause della morte dell'agente italiano.

Solo il 21% è convinto che Bush darà spiegazioni soddisfacenti sulla sparatoria costata la morte a Calipari. Sono soprattutto le persone in età adulta, dai 31 ai 45 anni (74%) e quelle oltre i 60 anni (70%), i commercianti e gli artigiani (75%) e gli operai, con un picco dell'82%, residenti al centro sud (78%), a fidarsi poco degli americani. Il "sì" si distribuisce soprattutto (26%) tra i giovani dai 18 ai 30 anni. Anche se prevale nettamente lo scetticismo riguardo alla volontà americana di collaborare, gli italiani non sembrano attribuire all'episodio un peso tale da modificare in negativo l'immagine degli Stati Uniti.

Si delineano due gruppi quantitativamente equivalenti che sembrano differenziarsi principalmente per genere, età e livello di scolarità: i più giovani e le donne, forse perché emotivamente più colpiti, vedono in questo episodio un elemento che potrà mutare negativamente l'immagine che l'opinione pubblica italiana ha degli Stati Uniti, mentre per gli uomini (in modo particolare quelli tra i 46-60 anni) e le persone più istruite questa vicenda non avrà effetti di lungo periodo. Politicamente questa vicenda non muterà l'immagine, positiva o negativa, che gli italiani hanno degli Usa: gli elettori di centro destra e quelli di centro sinistra hanno a tale riguardo opinioni molto simili. Lei personalmente sarebbe favorevole o contrario al ritiro dei militari italiani dall'Iraq?

Alla domanda del sondaggio sul caso Calipari il 70% degli intervistati si è proclamato a favore. Solo il 25% si pronuncia per il proseguimento della missione italiana in Iraq. Nel marzo 2004, i favorevoli al ritiro non andavano oltre il 55%. La volontà che i nostri militari lascino l'Iraq, caratterizza in modo particolare le donne (75%), le persone meno scolarizzate (84%) e gli anziani (il 76% degli ultrasessantenni). Questi, secondo i sondaggisti, i profili che più di altri, in queste occasioni, risentono del clima di opinione prevalente.

Comunque, le divergenze maggiori in merito ad un eventuale ritiro italiano dall'Iraq si registrano rispetto all'appartenenza politica dell'intervistato: anche alla luce di questo tragico episodio, aumenta tra gli elettori di centro sinistra (il 79% di quelli che hanno votato per l'Ulivo alle Europee del 2004) l'idea che il contingente militare italiano debba lasciare l'Iraq, mentre l'elettorato di centro destra si divide equamente tra favorevoli e contrari" [si può leggere il sondaggio completo su http://www.agcom.it

8 marzo 2005

Fonte: http://www.carta.org  

mt

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