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Una ricerca sull'informazione online. di Paola Nania
10.03.2005

Una ricerca sull'informazione online: è giovane ma promette bene
di Paola Nania

«I libri scompariranno e con loro tutto il giornalismo tradizionale»,
vaticinavano i profeti dell'era digitale poco più di dieci anni fa. E già
si prefiguravano scenari apocalittici di quotidiani in via d'estinzione e
informazione rigorosamente on line. Profezia errata: i giornali continuano
a vendere in maniera stabile dal 1935 e la carta non è affatto merce rara.
Eppure, a ben guardare, un piccolo frammento di verità esiste. Le nuove
tecnologie, internet in testa, hanno influito non poco sul modo di
comunicare, scrivere, leggere e informarsi negli ultimi anni: «Una vera e
propria rivoluzione culturale», commenta Enrico Manca, presidente dell'
Isimm, l'istituto per lo studio dell'innovazione dei media e per la
multimedialità.

A partire dall'editoria on line che dopo gli sforzi pionieristici, si
legge nella ricerca Isimm sull'informazione on line presentata a Roma
martedì mattina, «appare ora nelle condizioni di poter ragionevolmente
ipotizzare un suo definitivo decollo». Anche in Italia, a giudicare dai
dati sull'incremento degli apparecchi elettronici in casa, computer e
connessione a banda larga al primo posto.

I primi tentativi d'informazione on line risalgono agli anni '90, con la
trasformazione commerciale della rete. E fu una sorpresa, sconcertante per
i giornalisti di vecchia scuola, entusiasmante per le nuove generazioni.
La scoperta, tuttora in corso, di un nuovo modo d'intendere il linguaggio
giornalistico, d'interpretare l'informazione e scriverla. Le notizie via
web hanno infatti caratteristiche diverse da quelle tradizionali: il testo
diventa ipertesto, puntellato di link, di finestre aperte su altre
finestre. Nell'infinita possibilità di costruirsi un'informazione «on
demand», cucita addosso alle proprie esigenze. L'aggiornamento è
immediato, il flusso di notizie è continuamente filtrato. Una rivoluzione
copernicana ma sbilanciata: il modello di siti ad accesso gratuito
finanziati solo dalle (scarse) entrate pubblicitarie non si è rivelato
vincente. Nel 2001 il 70% dei siti italiani d'informazione chiudevano con
bilanci in rosso.

A cinque anni di distanza dalla cosiddetta «bolla speculativa» e dalla
disaffezione nei confronti della rete si assiste oggi a una seconda
inversione di tendenza e a un rinnovato interesse degli editori nei
confronti dell'informazione on line: «Uno sguardo alle recenti vicende
negli Usa - spiega nel dettaglio la ricerca Isimm - dove si è assistito a
una serie di importanti operazioni, lascia ben sperare circa la ripresa
del settore. Il 22 dicembre 2004 il Washington Post ha acquistato da
Microsoft per una cifra non ufficializzata la rivista slate.com. Il 17
febbraio 2005 il New York Times ha acquisito per 410 Mln di dollari il
sito about.com mentre alcuni giorni prima, il 24 gennaio 2005, Dow Jones,
editore del Wall Street Journal, aveva acquistato il sito di informazioni
finanziarie marketwatch.com».

Altro dato promettente, l'incremento degli investimenti pubblicitari sui
siti internet italiani: nel 2004 gli introiti sono aumentati del 6.7%
rispetto all'anno precedente. Non solo, i dati panel audiweb (l'auditel
dei contatti via web), segnalano un aumento degli utenti in rete: «Nel
gennaio del 2005 sono stati 30,7 milioni , +6% rispetto al dato del 2004».

La seconda giovinezza dei siti d'informazione via internet deve però fare
i conti con fenomeni nuovi, in pieno boom. I blog, per esempio, quelli che
qualcuno definisce diari di bordo on line: una riserva inesauribile di
notizie, commenti e trovate originali, che partono dalla vita privata e si
allargano spesso all'attualità e al dibattito impegnato. Sul fenomeno si
sofferma a lungo la ricerca Isimm: «I blog si sono progressivamente
affermati in un mezzo per pubblicare informazione giornalistica e un
formato riconosciuto di giornalismo online. Il loro ruolo e l'importanza
della loro funzione svolta al di fuori dei circuiti istituzionalizzati
dell'informazione emerse per la prima volta nel gennaio 1998 quando sul
sito drudgereport.com comparve la notizia relativa a un articolo censurato
da Newsweek relativamente al caso Clinton-Lewinsky».

gcst

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