14.03.2005
La linea ferrata jonica calabrese che è lenta, obsoleta, a binario unico. Il gioiello di efficenza del porto di Gioia Tauro, che funziona “a metà ” perché manca un collegamento vero con il sistema ferroviario. I treni delle grandi città del Nord, assolutamente insufficienti a soddisfare le esigenze minime di vivibilità dei pendolari. I problemi di sicurezza dei viaggi in Sicilia, come dimostra la tragedia di Rometta. E ancora le strutture ferroviarie vecchissime tra Palermo e Agrigento, Ragusa e Catania. O le autostrade del Mezzogiorno su cui spendere parole è inutile. È per mettere in luce questo pezzo d’Italia da cambiare, chiedere una soluzione a questi problemi e sollecitare nuovi e mirati investimenti per le infrastrutture del Sud che sono scese in piazza migliaia di persone in tutta Italia, quando Legambiente, Wwf e Italia Nostra hanno messo in piedi la più grande manifestazione contro il Ponte sullo Stretto di Messina degli ultimi anni.
Una “due giorni”, quella di venerdì e sabato scorsi, che ha visto numerosi appuntamenti in tutto il paese: da Milano ad Agrigento, da Firenze a Roccella Jonica, fino alle due grandi manifestazioni nazionali di Reggio Calabria e Messina. E che è servita a far passare l’idea che il Ponte (o meglio, il “no” al Ponte) è una questione nazionale e internazionale e che sulle buone infrastrutture al Sud non c’è più tempo da perdere. Nel mirino, ovviamente, la convenzione stipulata tra Stretto di Messina spa e governo che impegna per 30 anni le risorse delle Fs, con una tassa annuale da 100 milioni di euro (crescenti col passare degli anni), a garantire l’operazione a tutto svantaggio del sistema dei trasporti meridionale nel suo complesso. I cittadini, le associazioni, i partiti, i sindacati, il mondo accademico e gli studenti hanno capito il bluff e hanno deciso di scendere in piazza. Una presa di coscienza sempre più larga, probabilmente non gradita all’amministratore delegato della Stretto di Messina Pietro Ciucci, visto a Palazzo Chigi proprio mentre l’Italia era in piazza a manifestare contro il Ponte. Né deve aver fatto piacere al ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi, che ha commentato con un generico: «Chi non vuole il Ponte vorrebbe un paese con infrastrutture poco moderne e poco efficienti».
«Con il Ponte sullo Stretto di Messina – ha spiegato Gaetano Benedetto, segretario aggiunto del Wwf - l’Italia diverrà più povera. Più povera dal punto di vista economico, considerato che i circa 6 miliardi di euro di finanziamenti destinati alla realizzazione dell’opera vengono da società pubbliche come la Fintecna o comunque saranno raccolti dai privati grazie all’emissione di obbligazioni garantite dallo Stato». «In un paese come l’Italia – ha rimarcato il presidente di Legambiente, Roberto Della Seta - non si possono concentrare i soldi racimolati con difficoltà su un’opera tanto imponente e inutile come il Ponte sullo Stretto. Cento milioni di euro si potrebbero spendere per 86 nuovi treni regionali da 800 posti, per mettere in sicurezza 400 km di linea ferrata, per realizzare interventi di elettrificazione, potenziare o raddoppiare i binari su 50-100 chilometri di linee ferroviarie». Sono questi gli argomenti su cui è bene aprire una discussione. I cittadini l’hanno capito e hanno scelto di manifestare. Per dire che non stanno con chi vuole il Ponte.
Danilo Chirico 14 marzo 2005
Fonte: http://www.lanuovaecologia.it
Si può aderire alla campagna « No al Ponte » di Legambiente anche on line: http://www.legambientesicilia.com
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