15.03.2005
2 aprile - L'Europa-differenza spezza il presente
di Marcello Tarì, Global Project
Il 2 aprile di quest’anno rischia davvero di poter diventare un evento di quelli che poi, negli anni successivi, vengono ricordati come delle profonde discontinuità storiche e antropologiche. In quella giornata, infatti, tutte le reti europee impegnate nelle lotte dei precari e/o in quelle dei migranti daranno vita a una moltitudine di azioni concentrate sulla rivolta del precariato migrante contro l’Europa Fortezza. Contro quell’Europa, cioè, che si pone come nodo strategico imperiale nella disciplina e nel controllo della forza lavoro globale.
L’Europa identitaria, quella che si immagina come super-Stato, verrà sfidata dall’Europa che si immagina e si vive come una Idra, ovvero un corpo molteplice e selvaggio aperto sul mondo e dunque “senza organi”, senza altra identità che la rivendicazione del suo essere terra di moltitudine, spazio trasversale di libertà entro cui costruire una nuova forma di vita all’insegna dell’autonomia sociale globale in perpetua metamorfosi. In questo progetto il precariato migrante gioca un ruolo, o meglio, una differenza strategica perché da un lato incarna la punta più alta dello sfruttamento capitalistico neoliberale ma, dall’altro, un’enorme forza di metamorfosi antropologica che sta rendendo l’Europa sempre più un’Europa-differenza, ovvero un luogo polimorfico dove l’espressione della singolarità nella moltitudine è segno dello sviluppo impetuoso di una democrazia assoluta.
Non a caso il 2 aprile è stato preparato come interno al cammino verso l’EuroMayDay 005 – giornata europea della ribellione precaria - perché il comune viene prima di ogni artificiale divisione etnica o culturalista della cooperazione sociale. Non a caso, quindi, parliamo di precariato migrante e non semplicemente di migranti, a segnalare con forza l’internità biopolitica di ogni singolarità alla moltitudine europea. Non a caso, infine, l’immaginazione costituente della giornata europea di lotta contro ogni legge e norma discriminatoria si configura come eccezione radicale rispetto all’impostazione tradizionale e debolista di partiti e sindacati europei sull’immigrazione, perché non possiamo più tollerare che nell’Europa-differenza esistano non-luoghi di prigionia per chi osa scardinare le frontiere del capitale o norme che gerarchizzino le forze produttive a partire da parametri razzisti.
Nel lontano 1699, in un tempo di grandi conflitti di classe attraversati da uomini e donne di ogni provenienza, un ammutinato affermò che “non aveva importanza in quale parte del mondo un uomo avesse vissuto, se aveva vissuto bene”. Per noi quella regola, quell’etica, vale ancora: non riconosciamo alcuna nazione di appartenenza, alcuna cultura etnicamente esclusa o inclusa, alcuna identità fissata dallo Stato o dall’Impero. Riconosciamo altresì l’appartenenza comune di tutti e tutte alla moltitudine produttiva, la molteplicità del senso e la soggettività irriducibile dell’umano dentro la creazione di un altro mondo: questa solo per noi è Europa. Non cercate troppo lontano, nel tempo e nello spazio, quel mondo perché esso è solo il nome comune dell’attualità della metamorfosi che spezza lo stato di cose presente.
Il 2 aprile, in Europa, è giorno di rottura.
Fonte: http:// www.meltingpot.org
mt
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