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Dalla controcultura alla cultura verde
17.03.2005
Al Circolo Arci MATATU, via De Castillia 20 - Lunedì 21 marzo ore 21

Conversazione con Matteo Guarnaccia, Aligi Taschera, Franco Corleone.

Coordina Maurizio Baruffi

Provos, Beats, capelloni vari, hippies e figli dei fiori costituirono negli anni ‘60 il primo movimento radicale di rottura. Da essi nacque la controcultura, movimento che sopravvisse circa un decennio, e trovò nelle prime battaglie antiproibizioniste del Partito Radicale un canale di espressione politica. Chi erano? Che cosa volevano? Si trattò solo di folclore, di un movimento marginale, di un transitorio effetto dell’L.S.D., di un’esperienza estetizzante che, per quanto bella, non ha lasciato traccia?

O invece furono dei precursori, che posero con troppo anticipo il problema vero della nostra epoca, cioè il problema del superamento della società industriale, basata sulla crescita continua e sulla distruzione della natura?

Hanno lasciato eredi? Esiste nel paese e in Europa una “Cultura Verde”, alternativa alla cultura dominante, che possa essere ritenuta erede delle loro principali tematiche? Una cultura dell’equilibrio e della nonviolenza, adeguata a quell’altro mondo possibile, di cui si va parlando a Porto Alegre da ormai cinque anni?

E se esiste, i Verdi ne sono un’espressione politica adeguata? O in realtà sono assolutamente sottodimensionati non solo rispetto alle necessità, ma anche rispetto ad una sensibilità ormai relativamente diffusa? E se è così, quale ne è la causa? Perché sono così sottodimensionati? Forse l’ingresso nel sistema politico provoca una forma di asfissia di tutte le forze della società civile che tentano di entrarci, trasformandole a propria immagine e somiglianza, di modo che la società civile se ne allontana necessariamente? E se è così, la politica può essere ancora una via per il cambiamento?

Le ragioni dell’impegno, nonostante tutto.

Vedi: http://www.bielle.org/pages/acrobaticianfibi.htm

mt

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