A Piana degli Albanesi la Pasqua è il momento liturgico più sentito. Per la comunità è un'occasione per affermare la propria identità culturale
«Mantenetevi sempre Albanesi e conservate la nostra lingua con cura e amore, come cosa sacra, come il migliore dono di Dio». Questa esortazione è scolpita in modo indelebile nell'animo di ogni abitante della Piana degli Albanesi, quella comunità di profughi che da cinque secoli, ha trovato in Sicilia la sua seconda terra intrecciandosi poi con una storia ancora più antica, senza mai disperdere la propria identità d'origine.
La festività della Pasqua la vivono con un rito che ne rappresenta la più autentica religiosità ma anche il senso di appartenenza alla comunità e alla lingua ma anche l'espressione viva e tenace di un popolo che ha saputo raccogliere l'esortazione che, secoli prima, i loro padri dettarono perché nulla venisse disperso nel loro cammino di profughi, in fuga dai Balcani per la minaccia turca.
Assistere alla Pasqua di Piana degli Albanesi - uno dei cinque comuni Arbëreshë del Palermitano - è come fare un tuffo nella storia: l'inno della Resurrezione viene cantato durante l'ufficio dell'Aurora, intense letture si alternano al canto dei salmi, musiche meste prendono il posto di quelle gioiose.
L'officiante segue la liturgia antichissima di san Giovanni Crisostomo e al termine del solenne pontificale, si apre un corteo di donne e di giovani ornati dai fastosi costumi tradizionali, gelosamente conservati e tramandati da generazione in generazione. E culmina con la benedizione delle uova rosse, simbolo della ciclicità della vita e della rinascita. Un rito che vive di una luce particolare, densa di significati e sentimento, dove la resurrezione del Cristo è simbolo di vera rinascita e gioia di vita, ma anche mistero e profonda partecipazione umana. Un'esaltazione di fede e spiritualità propria del rito bizantino, dove la sacralità dei gesti, delle parole, e dei simboli si fondono nei colori dell'oro e del rosso che dominano nei preziosi paramenti liturgici.
Seguire i riti della settimana santa Arbëreshë è un'emozione forte che tocca il cuore e sono, oggi, in tanti, turisti e non, a restarne attratti, consapevoli di vivere un evento che intreccia più elementi: storia, senso religioso e festa. E il mescolarsi che da ogni parte della Sicilia e d'Italia raggiunge Piana degli Albanesi per condividere un rito che ha mantenuto integro l'orgoglio di un popolo sancisce un significato aggiunto.
Quello di un terra sempre più tollerante e multirazziale. Un omaggio anche alle nuove generazioni, alle loro origini, alla loro cultura, per affermare e mantenere un'identità che non ha mai voluto spezzare quel filo rosso della storia lunga cinque secoli.
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