4.04.2005
GRAZIE, PAPA GIOVANNI PAOLO II Livio Caputo, in un suo editoriale di ieri, parla di “un gigante sulla scena mondiale” con riferimento al Papa. Parole incise sulla pietra come i comandamenti di Mosè, mi verrebbe da definirle, se non fosse perché, a mio parere, ma anche di altri suoi colleghi di grande spessore giornalistico, traspare in questo suo editoriale una certa idiosincrasia fra ciò che scrive e ciò che porta politicamente avanti. Sì, perché guardando parte dei politici, convenuta in Vaticano per rendere visita a questo grande Papa, venivano automaticamente all’occhio i tanti nani, non sempre onesti, della politica italiana. Il paragone, invero irriguardoso verso il Santo Padre (per la qual cosa chiedo scusa), ha però di fatto messo in chiara evidenza la condizione umana di chi intende governarci non già con la forza dell’intelletto, ma con l’imposizione del potere. Ed il Papa, anche in questa triste circostanza, pareva dare un ulteriore ultimo insegnamento durante quelle poche ore che gli rimangono ancora su questa terra, da defunto. Caputo, in qualche suo libro, ha detto, riportando da altra fonte, che “il razzismo è l’estrema forma di resistenza dei popoli in via di estinzione”, questo è vero, ma c’è da chiedersi se, governare oggi a questo modo in Italia e cioè con la forza, non equivalga ad una analoga estrema forma di resistenza contro la democrazia. Perché allora si parla bene ma si razzola male.
Osservando qualcuno di questi politici “nani”, appostati in prima fila, di fronte al Papa defunto, si leggeva nelle loro facce il grande imbarazzo interiore che traspariva dalle loro espressioni e che cercavano di mimetizzare con atteggiamenti di probabile finto dolore per apparire ciò che non esprimono certo durante il loro lavoro impostato sulle arguzie per comandare, sul loro arricchimento a danno delle fasce deboli. Questa non è certo strumentalizzazione del dolore, come qualcuno si affretterà a dire, ma un ultimo insegnamento del Santo Padre che sa parlare ancora dentro di noi.
Chissà se questa morte, farà riflettere senza tradursi nel solito atto formale che fa convergere i “forti” di tutto il mondo per questioni di facciata, per poi continuare tutto come prima. ?
Papa Woytila, vero operaio, clandestino del seminario polacco, portatore di principi di liberà ed eguaglianza, oppositore ad ogni sorta di guerra e soprattutto propugnatore di dignità sociale, è stato tutto questo. E gli altri sono stati tutto questo ? Certamente no ! Che la sua morte segni l’ inizio di una nuove stagione per il mondo intero, grazie al suo insegnamento pregresso e …futuro.
ARNALDO DE PORTI
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