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Il referendum francese sulla Costituzione Europea
4.04.2005
La Costituzione Europea e l’informazione alternativa. Di Tito Gandini

Il referendum francese sulla Costituzione Europea che si terrà il 29 maggio miete già una prima vittima illustre: si tratta della ormai famosa direttiva Bolkenstein sulla liberalizzazione dei servizi, che in Francia è diventata il principale grimaldello dei fautori del no, che in un sondaggio pubblicato la settimana scorsa hanno superato nelle intenzioni di voto i promotori del sì. Jean-Claude Juncker, presidente di turno dell'Unione Europea ha dichiarato: diciamo sì alla liberalizzazione dei servizi, ma no al dumping sociale.

In Francia la direttiva Bolkenstein si è infatti resa autrice di un favoloso capovolgimento di fronte tra chi avrebbe voluto votare a favore della Costituzione Europea e chi no, dall'iniziale 70% contro 20%. I fautori del no, agitando lo spettro Bolkenstein, sono arrivati al 55% il 28 marzo scorso. Questo per quanto riguarda la Francia, ma anche la Germania, il Belgio, la Danimarca, il Portogallo, la Spagna e l'Italia hanno chiesto che la direttiva fosse ridiscussa, malgrado tutti si siano detti d'accordo per la "liberalizzazione dei servizi", pur mantenendo il "modello sociale europeo". Dopo averla avuta vinta sul patto di stabilità, quindi, Parigi e Berlino sono passate ad imporre i loro punti di vista anche su questo argomento minore rispetto alla dichiarata ambizione di "voler rilanciare le economie nazionali sull'orlo della recessione".

L'opinione pubblica francese ritiene che il sì alla Costituzione Europea possa dare una delega eccessiva all'Unione e al parlamento. Bisogna considerare due fattori: da un lato la sinistra francese, che era propensa al sì e che ora invece sta cambiando idea, dall'altro la destra che si vede scippare dalla sinistra, tenendo fede al sì, tutto il lavoro svolto per riavvicinarsi agli strati sociali più in difficoltà.

La direttiva Bolkenstein è la prima direttiva europea ad entrare così capillarmente nelle case di tutti, per la prima volta ogni cittadino europeo si rende conto che l'Europa può cambiargli le carte in tavola, modificare i rapporti di potere all'interno della quotidianità. In questo senso la crescita del no in Francia non è tanto da intendersi come antieuropea, ma come "antieconomica", come contraria alla dittatura dell'economia che sulle famiglie europee si è già pesantemente fatta sentire attraverso l'Euro. Si tratta di un simbolo, molto di più che di sostanza.

Generalizzando si può dire che la destra europea ha capito che non è vero che si debba essere contrari all'unità europea per promuovere l'economia di mercato e che anzi è molto più semplice aggirare i parlamenti nazionali tramite le direttive europee. La sinistra invece si rende conto di esser stata gabbata da qualche anno, e che l'Europa non deve diventare l'altare su cui immolare l'identità civile e sociale dei propri elettori e dei rispettivi Paesi.

Ora ci si può anche domandare se un no francese alla Costituzione Europea sia una cosa grave, probabilmente non lo è, su venticinque Paesi che la dovranno ratificare, la Costituzione prima o poi rischia seriamente il naufragio. Quel che colpirebbe è se capitasse proprio al Paese più influente, non tanto per timore degli alleati, quanto per timore della mancanza di trasparenza. Perchè questo è in soldoni quel che sta capitando. Se i Paesi piccoli o poveri hanno paura dei ricchi e dei grandi, i grandi si stanno accorgendo di non potersi fidare dei meccanismi democratici e del controllo esercitato sul parlamento e sui meccanismi decisionali europei, non solo da un punto di vista prettamente giuridico o di garanzie costituzionali, ma anche da un punto di vista del controllo esercitato dalle pubbliche opinioni.

Il percorso della protesta contro la direttiva Bolkenstein è esemplare. Parte in sordina su internet, così come un qualunque allarme specialistico sulla libertà di stampa in Iran, cresce sempre di più, se ne incomincia a parlare sempre più spesso e alla fine diventa il fattore decisivo della campagna elettorale francese, tanto da portare al naufragio della direttiva stessa. Questa progressione preoccupa il cittadino mediamente informato perchè per la prima volta vede confermata una cosa: per i media nazionali la cosa sarebbe anche potuta passare sotto silenzio e lui ne avrebbe saputo qualcosa solo quando un vicino polacco avrebbe fatto lo stesso suo lavoro, nello stesso suo Paese, costando la metà e buttandolo fuori dal mercato del lavoro.

In sostanza il percorso della direttiva Bolkenstein è quindi un successo per l'informazione alternativa, ma è un campanello d'allarme per tutti.

Se il no francese alla Costituzione dovesse avere la meglio non succederebbe assolutamente nulla, si ritarda un fattore di unità che evidentemente non era ancora arrivato a maturazione. Il fatto è che il progetto di Costituzione elaborato da Giscard d'Estaing è un testo di compromesso, intriso di sospetto e paure reciproche. Non è un brutto compromesso, neanche bello però, se la Costituzione italiana (prima della riforma) era un libriccino leggibilissimo da studiare alle medie, la Costituzione Europea consta di oltre 300 pagine ed è comprensibile solo per gli addetti ai lavori.

Vedremo come andrà a finire, ma di certo una cosa si può dire, la discussione pro o contro Costituzione Europea e soprattutto quella sulla direttiva Bolkenstein hanno aumentato esponenzialmente la consapevolezza europea dei francesi e c'è solo da rimpiangere il fatto che in Italia questa discussione non possa aver luogo.

Fonte: http://www.wema.it/art.asp?id=1708

mt

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