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Lavoratori atipici ma non precari
30.05.2003

Atipici ma non precari

di Amedeo Iacovella e Onorio Rosati
Segretario generale Nidil Milano e segreteria Cdlm di Milano

A Milano Nidil Cgil ha condotto una ricerca, insieme a Luigi Ferrari, docente di Psicologia economica dell’Università statale Bicocca, sul lavoro “non standard”. L’indagine è stata effettuata tra ottobre 2002 e gennaio 2003 e ha coinvolto 228 lavoratori “atipici”. La novità metodologica è rappresentata dal fatto che le risposte (solo il 50 per cento degli intervistati è iscritto a Nidil), su un questionario molto articolato, sono state date prevalentemente utilizzando un sistema di collegamento telematico sul nostro sito www.cgil.milano.it/nidil. Un’analisi più approfondita dello studio verrà effettuata nel corso di un convegno che la Camera del lavoro di Milano e Nidil organizzeranno entro giugno, dove verrà presentato il rapporto finale dell’indagine. Sulla base del primo report vogliamo qui mettere in evidenza alcuni dati che a noi sembrano già abbastanza significativi e che indicano una chiara tendenza nelle scelte di chi ha un rapporto di collaborazione autonoma. L’indagine conferma, come abbiamo in più occasioni avuto modo d’osservare, che nella nostra realtà territoriale è troppo semplificativo ridurre le attività del lavoro “atipico” nell’unico stereotipo di lavoro precario. Le modalità di svolgimento delle attività, i contenuti professionali, i compensi sono così diversificati da portare a intrecciare disagi e soddisfazioni del lavoro e a considerare con estrema preoccupazione il proprio futuro, soprattutto dal punto di vista delle tutele previdenziali.

Con una delle prime domande (“Ha scelto volontariamente la sua attuale occupazione?”) si evidenzia che, se sommiamo il numero di chi ha scelto di propria volontà il suo lavoro (18 per cento) con quello di coloro che affermano di essere stati abbastanza liberi nella decisione d’intraprendere la propria attività, raggiungiamo una significativa percentuale di persone che scelgono volontariamente queste tipologie di lavoro (46,9 per cento), in pratica la maggioranza quasi assoluta. Questi dati trovano una conferma con la domanda successiva (“Sta cercando attivamente lavoro come dipendente?”). Se sommiamo coloro che non sono interessati alla ricerca di un lavoro subordinato (22,4 per cento) con quelli che non lo stanno cercando attivamente, pur dichiarandosi interessati (43,9 per cento), si raggiunge una percentuale ragguardevole (66,3). È comunque significativo e da non sottovalutare che circa un terzo del campione (31,6 per cento) si dichiari in cerca attivamente di un posto di lavoro come dipendente. Mentre un’ulteriore punto di vista viene dalle risposte alla domanda “Al di là della qualifica ufficiale, nel suo intimo, come si sente nella sua vita lavorativa di tutti i giorni?”, dove quasi un quarto (23,2 per cento) del campione non s’identifica nelle figure professionali classiche, sia di lavoro dipendente che autonomo, ma è alla ricerca di una nuova identità professionale e di lavoro.

Per quanto riguarda la valutazione del grado di soddisfazione prodotto dal proprio lavoro (secondo una scala di tipo likert a cinque gradi, dove a uno corrisponde “grave insoddisfazione” e a cinque “completa soddisfazione”), la maggior parte dei lavoratori si situa nel mezzo, con un 43,4 per cento di risposte al grado tre, mentre seguono alla pari i due gradi adiacenti (il due e il quattro). L’ultima parte dell’indagine ha poi messo in luce gli atteggiamenti dei lavoratori “atipici” rispetto ad alcuni problemi economico-sociali di carattere più generale. Tra questi ci limitiamo a riportare il dato relativo alla percezione del futuro, che mette in evidenza una preoccupazione elevata per quanto riguarda l’aspetto economico, più che per quello lavorativo-professionale. Non meno significativa è, infine, l’importanza che viene attribuita al sindacato, sia per quanto riguarda la capacità di tutelare gli interessi dei lavoratori “atipici” (oltre l’80 per cento del campione ne ha una percezione positiva e ciò viene anche confermato, nella stessa percentuale, alla domanda sugli “Atteggiamenti verso l’azione collettiva”), sia come sostegno socio-economico per la terza età (le risposte all’affermazione “Percezione dell’efficacia futura del sostegno delle diverse realtà economiche durante la terza età” indicano che il sindacato è il secondo soggetto, dopo la famiglia, che i lavoratori “atipici” prendono in considerazione per le loro aspettative future). Del resto, proprio la concreta iniziativa sindacale di Nidil a Milano in quest’ultimo anno ha dimostrato uno sviluppo della negoziazione collettiva, che ha prodotto come risultato oltre 15 accordi. Senza trascurare il fatto che, nello stesso periodo, si è registrato il moltiplicarsi di contatti utili con il nostro sito Internet e con i nostri servizi di consulenza fiscale, legale-contrattuale e contributiva. Tutto ciò ci fa dire che i lavoratori “atipici” mostrano di riporre non solo fiducia, ma pure attese nei confronti della Cgil, anche su materie che riguardano l’estensione dei diritti e delle tutele.

Da parte nostra, emerge l’esigenza di definire opportunità e strumenti che siano adeguati a leggere le ingenti trasformazioni che stanno investendo il mercato del lavoro, a partire da una realtà complessa come quella rappresentata dal territorio milanese. In questo senso, il rapporto di collaborazione che abbiamo costituito in questi mesi con l’Università Bicocca di Milano, ci consente d’acquisire quegli elementi d’indagine e di conoscenza necessari a definire una nostra strategia d’intervento, che sia capace d’allargare l’orizzonte della nostra rappresentanza sociale. È questo un problema aperto per tutta la nostra organizzazione. Decidere come abbiamo fatto, di partire da alcune importanti testimonianze dirette, personali, ottenute sul campo, è stata una scelta utile per sviluppare una discussione, anche al nostro interno, libera da luoghi comuni e da pregiudizi, che sia finalizzata a definire un terreno d’iniziativa e di sindacalizzazione più mirato ed efficace. Continueremo nei prossimi mesi su questo cammino. Prevediamo, infatti, di proseguire negli approfondimenti e nella ricerca in collaborazione con l’università, sviluppando alcuni argomenti sui quali pensiamo che possa essere di una certa utilità conoscere le tendenze presenti. Speriamo di poter avere anche delle sollecitazioni e dei suggerimenti esterni, che ci indirizzino verso altri campi d’indagine. A questo riguardo, riterremmo utile, per definire la nostra azione sindacale e contrattuale, poter leggere e confrontare i nostri dati con quelli che potrebbero emergere da ricerche analoghe fatte in altri territori.

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