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Alcune riflessioni di Daniel Balditarra sui funerali di Giovanni
9.04.2005

L'intervento: Domande e pensieri
Alcune riflessioni di Daniel Balditarra sui funerali di Giovanni Paolo II

Roma è invasa dai fedeli di tutto il mondo, code di 5 kilometri per rendere omaggio al Papa scomparso e mentre passo dal computer ai giornali, non posso togliermi dalla testa domande e pensieri.

Da una parte la moltitudine, le lacrime, le parole di dolore per il Santo Padre, da un’altra la cultura fortemente secolarizzata del vecchio continente, con le sue Chiese deserte popolate da teste coi capelli bianchi e il bastone. I giovani che vegliano e pregano in piazza San Pietro sono gli stessi che riempiono gli stadi, che muoiono nei fine settimana all’uscita delle discoteche, i destinatari del consumismo, innamorati di idoli che si presentano sempre con immagini di ricchezza e bellezza.

Ma poi dove sono nella vita di tutti i giorni? In quale luogo si è perso il senso critico? E le idee per cambiare e rinnovare il mondo?
Giovanni Paolo II è stato il grande profeta della pace, però, inginocchiati a fianco del suo corpo freddo e senza voce, vediamo gli ideologi della guerra, i mercanti di armi, gli avvocati delle grandi norme di mercato che impoveriscono il mondo.

Si corre il rischio di idealizzare un uomo dimenticando le sue idee.

Ho paura della gente che non pensa e delega agli altri il privilegio di farlo, perché quando taceranno le campane e le moltitudini ritorneranno alle proprie case, sarà con i fatti che testimonieranno e onoreranno la memoria del Papa che se n’è andato.

Senza ombra di dubbio Giovanni Paolo II è stato l’uomo più importante del 900, è stato il Papa che ha capito l’importanza dei mezzi di comunicazione di massa e si è presentato, con la sua figura così controcorrente, sugli schermi dove si esibiscono "i guru del pensiero unico" e si diffondono i modelli effimeri della società dei consumi. Ha saputo, in questo contesto, parlare a una gioventù orfana di leader e senza punti di riferimento, ma sono convinto che nella coscienza della gente è rimasta un’immagine senza radici, pur nel territorio degli affetti e dei sentimenti, che, purtroppo, se ne andrà come il vento.

In questo universo caratterizzato da una forte tendenza all’individualismo, è molto forte la necessità dell’individuo di salvarsi dal naufragio, cercando di trovare la propria isola felice come rifugio dalla disperazione davanti al nulla. I gruppi, i movimenti, le moltitudini, sono i luoghi dove identificarsi con una lingua comune, una fortezza che ci difenda da una vita anonima e senza anima, dalle avversità di un mondo freddo e materialista che ci disorienta e ci confonde. In questa ricerca l’uomo moderno privilegia più il desiderio di proteggersi e di salvarsi, che l’ideale per migliorare la società, l’abitudine avvantaggia il desiderio di difendere i confini del proprio villaggio piuttosto che giocarsi nel mondo che fa paura.

Il prossimo pontefice dovrà imparare da Giovanni Paolo II la grande capacità di comunicare con le masse, anche se non sarà sufficiente, se non forma, nella Chiesa, una coscienza critica, persone forti, responsabili, non solo del proprio destino, ma anche del destino del pianeta. Gente capace di dar ragione delle proprie idee e del cristianesimo con coraggio, senza paura, dar ragione nella vita di tutti i giorni, nel lavoro, nelle università, nelle discoteche, nelle strade pagane del mondo dicendo e insegnando che lì vive Gesù, il Cristo, l’eterno giovane profeta della grande utopia della vita eterna.


Daniel Balditarra
(sacerdote e scrittore latinoamericano

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