Luigi Bobba: «La concertazione dovrebbe essere un metodo ordinario e non un rimedio straordinario»
Roma, 13 aprile 2005 – La scelta dell’Esecutivo di mettere mano alla legge sul volontariato “stralciandone” una parte e inserendola in un decreto legge, senza dibattito parlamentare e senza confronto previo con le associazioni, si configura come una grave sbandata di questo governo. Questo il giudizio sull’iniziativa di modifica della L.266 espresso dalle Acli, che pure prendono atto della volontà annunciata successivamente dall’Esecutivo di tornare a discutere insieme attorno ad un tavolo con le parti sociali interessate e coinvolte.
«Ci sono errori di metodo – afferma Luigi Bobba, presidente delle Acli – che valgono anche più del merito, pur importante, delle questioni sollevate. Risulta incomprensibile la logica di quest’iniziativa di governo: saltare il passaggio della concertazione con le parti interessate e poi essere costretti a fare marcia indietro, o almeno ad annunciarla. La concertazione, invece, dovrebbe essere un metodo ordinario, soprattutto nelle questioni più delicate, e non un rimedio straordinario».
Anche sul merito della riforma della legge 266 le Acli restano molto critiche, ritenendo evidente la riduzione delle risorse in favore dei Centri di Servizio al Volontariato (Csv): «Sulla necessità di riformare la legge 266 – conclude Bobba – c’è il consenso di tutti, oltre che il nostro. Lo ha già spiegato nei giorni scorsi il portavoce del Forum del Terzo Settore, Edoardo Patriarca. Ma non si possono apportare modifiche in questo modo, senza averle prima condivise, confrontate o neanche annunciate alle parti interessate e coinvolte».
mt